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Quesito

Caro Padre Angelo,
è da qualche tempo che seguo la sua rubrica e mi voglio complimentare con lei e i suoi collaboratori perché quello che svolgete è un vero compito a servizio della Verità. Ho 24 anni e le scrivo per esporle il mio problema riguardo alla continenza e su come riuscire a perseverare in questo santo stato.
Devo ammettere che non sono mai stato un cristiano fervente e che anzi la mia religiosità si fermava pressoché alla facciata: andavo a messa tutte le domeniche ma senza prestarvi la dovuta attenzione, mi confessavo giusto un paio di volte all’anno, trascuravo le preghiere private; insomma ero un po’ un falso discepolo come direbbe Gesù.
Da qualche tempo però qualcosa è cambiato e sento che questo modo di vivere non può essere accettabile; in particolare ho sentito il bisogno di conversione in seguito alla morte del parroco del mio paese: egli infatti morì il gennaio dell’anno scorso a seguito di una grave malattia e quello che mi colpì fu la testimonianza che diede a tutta la comunità svolgendo i suoi doveri sacerdotali fino alla fine nonostante la malattia, e l’atteggiamento che mantenne di accettazione non rassegnata del dolore e del volere di Dio.
Ora cerco di vivere più coerentemente, di impegnarmi per la comunità e di accostarmi di frequente ai sacramenti e soprattutto al Santissimo Sacramento; ma ricado spesso nei peccati in particolare quelli di impudicizia compiuti in solitudine. Questi sono una tentazione che riesco a sfuggire per qualche tempo ma poi, quando magari è un mese o poco più che non ne compio, mi inorgoglisco nel cuore e penso di essere senza macchia pressappoco come il fariseo che stava al tempio; così inizio a confessarmi malamente elencando le opere buone che ho compiuto piuttosto che accusare in modo schietto le mie mancanze, e immancabilmente ricado di nuovo nel peccato.
Con la speranza che possa darmi consigli santi che mi aiutino a vincere le insidie del maligno la saluto calorosamente.
Fabio


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. a un giovane colpito più o meno dal tuo medesimo problema ho risposto ieri.
Puoi leggere nel sito la risposta che gli ho dato.

2. Desidero anzitutto sottolineare l’espressione che hai usato all’inizio della tua mail: “come riuscire a perseverare in questo santo stato”.
È l’espressione esatta che ricorda la portata del problema.
Non si tratta infatti soltanto di vivere una vita più o meno felice, onesta e via dicendo. Ma di vivere una vita santa.

3. Molti che non hanno fede non capiscono il problema dell’impurità soprattutto di quella commessa in solitudine. Dicono che ci sono problemi più gravi.
Il fatto è che non si pongono il problema della santità. Anzi non ne hanno mai fatto esperienza.
Ma chi sa che cosa significa vivere in grazia e in comunione con Dio sa che la purezza gli permette di volare in alto, di sentirsi interiormente libero e di stare unito a Dio come vuole.
Sa anche che perdendo la grazia, perde la cosa più preziosa, una sorgente che zampilla interiormente e che permette di possedere Dio da cuore a cuore.

4. Nella tua vita hai anche intuito qual è la strada da percorrere, visto che queste cadute si stanno diradando: la strada della confessione frequente.
Tu stesso però hai notato che quando non c’è questo peccato la confessione diventa elenco di opere buone, come il fariseo nel tempio, e poi cadi di nuovo.

5. Ebbene a questo proposito di suggerisco due cose, oltre a quelle che ho indicato all’amico al quale ho risposto ieri.
La prima consiste nel partecipare alla Messa in maniera vera.
Dal momento che andare a Messa significa partecipare al sacrificio di Cristo, e poiché si partecipa unendo al sacrificio di Cristo un sacrifico personale, procura di andare a Messa con le mani cariche di atti di amore.
Dio già nell’Antico Testamento ha comandato di non comparire mai davanti a Lui con le mani vuote.
Questi atti di amore sono sacrifici, penitenze, privazioni, atti di dedizioni non richiesti, premure, preghiere particolari che si fanno per unirsi in maniera vera al sacrificio del Signore. Diversamente ci si limita a guardare il sacrifico di Cristo, ma non vi si partecipa. Questo è il motivo per cui spesso non incide più di tanto nella nostra vita.
Il Concilio Vaticano II invece ha detto che la Messa è e deve essere il punto di partenza e il punto di arrivo di tutta la vita cristiana.

6. Ebbene, questi atti di amore, penitenze, sacrifici ecc… ti conferiscono, senza che tu te ne accorga, una grande forza di autodominio.
Ed è proprio quello che manca a chi cade in questi peccati, che sono atti di egoismo allo stato puro, come diceva il compianto p. Andrea Gasparino.

7. La seconda cosa che ti consiglio è di vivere bene il sacramento della Confessione.
Questo sacramento, celebrato con frequenza, deve dare un’impronta alla tua vita.
L’impronta è quella della morte al peccato e l’impegno a vivere la vita nuova.
Quando ti confessi vai a pronunciare sui tuoi peccati il medesimo giudizio che Cristo dalla croce ha pronunciato sui nostri personali peccati: che sono cosa così orribile che ad essi è preferibile la morte.
Prima della confessione settimanale preparati bene.
Domandati che cosa significa per te in quel momento pronunciare sui peccati che vai a confessare il medesimo giudizio che Cristo ha pronunciato dalla croce.
Ti accorgerai che ne verrà da sé il proposito concreto di evitare le occasioni, di superare le tentazioni ecc… perché davanti al Signore hai espresso sui tuoi peccati il medesimo giudizio che ha pronunciato lui.

8. Mi hai parlato del tuo parroco e di quello che hai provato in seguito alla sua morte.
Mi pare di poter dire che questo sacerdote, appena entrato in paradiso, abbia cominciato a svolgere da una postazione più alta e più efficace il ministero che prima svolgeva sulla terra.
Fatti aiutare da lui. La vita non gli è stata tolta, ma solo cambiata.
Adesso si trova in una postazione migliore per aiutarti sempre e in ogni momento.
Stai in comunione con lui. Sapessi come è desideroso di aiutarti perché tu riesca vittorioso e santo!

Ti assicuro la mia preghiera.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo