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Quesito

Vede padre, sono un ragazzo di … anni fermamente credente sin da piccolo e ora che ho quasi … anni mi capita di incorrere a volte nel peccato della masturbazione, a volte anche con l’utilizzo di porno.
Vede ho letto molte sue risposte ad altre persone, e anche altri articoli al riguardo, e volevo chiederle se quando ci si confessa io debba specificare l’uso dei porno oppure se semplicemente posso dire che ho commesso atti impuri da solo.
Le faccio questa domanda perchè ho visto che lei ha spesso consigliato di poter confessare un peccato senza specificarlo in ogni suo particolare.
Solo che a volte ho letto su internet che nel Concilio Vaticano II, fu imposto di dover confessare il peccato in ogni singolo dettaglio, però è anche vero che un confessore col quale mi sono confessato mi ha detto che non è necessario specificare tutto.
In conclusione sono abbastanza confuso e non so chi seguire.
La prego di illuminarmi.
La ricorderò nelle mie preghiere.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. è vero che io ho detto diverse volte che è necessario accusare i peccati nella loro essenzialità, senza scendere a dettagli e cioè a descrizioni, soprattutto se si tratta di peccato impuri.

2. Non è vero però che il Concilio Vaticano II abbia imposto di confessare i peccati nei singoli dettagli.
Un documento posteriore al Vaticano II Reconciliatio et paenitentia del 1984 ha ribadito la necessità della “accusa sincera e completa dei peccati”, che è motivata “non solo da fini ascetici (quale esercizio di umiltà e di mortificazione)”, ma è inerente alla natura stessa del sacramento” (RP 31,II).
Ma l’accusa sincera e completa non è la stessa cosa che descrivere i dettagli.

3. Giovanni Paolo II in un messaggio alla Penitenzieria Apostolica (22.3.1996) ha ribadito che “la confessione deve essere integra, nel senso che deve enunciare omnia peccata mortalia” (tutti i peccati mortali; cfr. Trento, sess. XIV, cap. 5) e che questa necessità non è “semplice prescrizione disciplinare della Chiesa”, ma “di diritto divino, perché nella stessa istituzione del sacramento così il Signore ha stabilito”.

4. Il Concilio di Trento a suo tempo aveva affermato: “Si deduce inoltre che devono essere spiegate in confessione anche le circostanze che mutano la specie del peccato, perché senza di esse gli stessi peccati non sono esposti integralmente dai penitenti, né appaiono ai giudici, per cui essi non possono giudicare rettamente della gravità dei crimini ed imporre ai penitenti la pena ad essa corrispondente” (DS 1682).

5. Tuttavia la pornografia non è un dettaglio, ma è un peccato a sé.
Se gli atti impuri vanno contro il sesto comandamento, la pornografia va contro il nono.

6. Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica ripresenta l’insegnamento del Concilio di Trento quando scrive: “La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: «E’ necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo (Cf Es 20,17; Mt 5,28), perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi» (Concilio di Trento, DS 1680).
I cristiani che si sforzano di confessare tutti i peccati che vengono loro in mente, senza dubbio li mettono tutti davanti alla divina misericordia perché li perdoni.
Quelli, invece, che fanno diversamente e tacciono consapevolmente qualche peccato, è come se non sottoponessero nulla alla divina bontà perché sia perdonato per mezzo del sacerdote. «Se infatti l’ammalato si vergognasse di mostrare al medico la ferita, il medico non può curare quello che non conosce» (DS 1680)” (CCC 1546).

7. L’augurio è che nella tua vita non si ripetano più questi peccati. Ma qualora capitassero devi dire (anzi è sufficiente che tu dica): ho fatto uso di materiale pornografico e ho commesso atti impuri da solo.
Il sacerdote capirà che si tratta di due peccati e non mancherà di sottolineare con altre parole quanto afferma il Concilio di Trento e cioè che i peccati di pornografia (nono comandamento) “spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi» (Concilio di Trento, DS 1680).

Ti accompagno con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo