Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un ragazzo di 17 anni e volevo chiederle le conseguenze del sesso prematrimoniale riguardo l’anima? Perché io da 3-4 mesi a questa parte non riesco più a liberarmi da questa tentazione e per questo le chiedo aiuto.
Io essendo credente avevo già parlato con la mia ragazza del fatto che il sesso prima del matrimonio e’ solo piacevole dal punto di vista fisico, ma che in compenso ci avrebbe danneggiati nella nostra unità, per via della sola attrazione fisica provata nel momento.
Lei essendo d’accordo con me, anche se non conosce fin in fondo i principi della chiesa (dato che non pratica), mi ha fatto prendere la decisione che poi ha approvato: di rimanere in astinenza fino al matrimonio, cosa che però non è mai andata a buon fine.
Il fatto di infrangere questo patto con Dio succede per istinto. Cioè mi spiego meglio: durante la giornata quando siamo fuori è improbabile che ci venga quel desiderio e se anche dovesse succedere riusciamo ad essere lucidi e ad eliminarlo.
Il problema sorge quando siamo in casa, soli e insieme. Basta veramente anche solo un gesto d’affetto in più, come un bacio, che subito scatta quella voglia irrefrenabile. In quel momento io non mi rendo più conto di niente, non riesco a pensare ad altro se non a quello. E quando poi tutto finisce lì, iniziano i sensi di colpa, le angosce il giorno dopo, i castighi che credo mi arrivino dall’alto (Dio), ecc.
Quando ho provato a confessarmi dal prete della mia parrocchia facendogli notare la mia preoccupazione mi ha detto che quello non è un peccato mortale, e purché sbagliato perché deteriora un po’ il rapporto non è così grave dato che io e la mia ragazza ci vogliamo bene e non lo facciamo con perversità ecc.
Io Padre, a parte chiedergli un aiuto per liberarmi da questi impulsi del corpo che non vogliono sentire ragioni in determinati momenti, le chiedo se il sesso nel nostro caso prima del matrimonio, anche se so’ già che non è cosa buona, è peccato mortale? Cioè per impulsi che non riesco a contenere (per adesso) la mia anima sprofonderebbe?
Grazie in anticipo.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il sacerdote con il quale hai parlato molto probabilmente non ha compreso la portata del problema.
Se si trattasse solo di baci, infine non ci sarebbe nulla di male perché si tratterebbe di dimostrazioni d’affetto.
Ma certi baci comportano un coinvolgimento genitale fino alla polluzione.
E questo comincia ad essere un disordine.
2. Pazienza se avvenisse in maniera inopinata.
Ma quando uno sa che questo succede sistematicamente, lo accetta e anche lo stimola, allora si comprende come mai si dica che i baci colombini sono tipici degli sposi perché sono un preambolo alla donazione totale di sé come avviene nel rapporto coniugale dove ci si dona in totalità con tanto di apertura alla vita.
3. Nel vostro caso invece tutto finisce esclusivamente nel godimento sensuale, senza mettervi in gioco.
È questo ciò che sta all’origine di quel senso di colpa o di vuoto o anche di angoscia che ti prende.
Mi dici anche che ti pare di attirarvi i castighi di Dio.
Ora sebbene quest’espressione sia antropomorfica perché Dio non fa il male neanche per tirarne fuori un bene, tuttavia è pur vero che perdendo la grazia voi perdete una protezione, uno scudo, una corazza e vi esponete alle incursioni del comune avversario, che gira attorno a noi come un leone affamato cercando di divorarvi.
Sono parole della sacra Scrittura, e precisamente di san Pietro (1 Pt 5,8).
Come sono della Sacra Scrittura anche queste altre parole: “Chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4).
4. Tu stesso avverti che dopo certe impurità si è rovinato qualche cosa, che la concupiscenza ha preso il sopravvento e ha impedito all’amore di essere puro.
Ti trovi impoverito e come esposto a qualche male.
Sant’Agostino dice che “il peccato è una maledizione” (Contra Faustum, 14,4).
È come un maleficio che uno fa a se stesso che gli viene tolto solo con la confessione sacramentale.
5. Aveva ragione Giovanni Paolo II a dire che il peccato è sempre un atto suicida (Reconciliatio et Paenitentia, 15) e che “atto della persona, il peccato ha le sue prime e più importanti conseguenze sul peccatore stesso: cioè nella relazione di questi con Dio, che è il fondamento stesso della vita umana; nel suo spirito, indebolendone la volontà ed oscurandone l’intelligenza” (RP 16), e così, offendendo gravemente Dio, “finisce col rivolgersi contro l’uomo stesso, con un’oscura e potente forza di distruzione” (RP 17).
Queste espressioni meritano di essere sottolineate, perché in esse è racchiuso il potere devastante del peccato.
6. Sei stato molto sincero quando hai detto: “durante la giornata quando siamo fuori è improbabile che ci venga quel desiderio e se anche dovesse succedere riusciamo ad essere lucidi e ad eliminarlo. Il problema sorge quando siamo in casa, soli e insieme. Basta veramente anche solo un gesto d’affetto in più, come un bacio, che subito scatta quella voglia irrefrenabile. In quel momento io non mi rendo più conto di niente, non riesco a pensare ad altro se non a quello”.
Sì, gli istinti, se non vengono guidati, ci portano dove vogliono.
È per questo che il magistero della Chiesa ricorda che la nostra capacità di amare “passa attraverso la disciplina dei sentimenti, delle passioni e degli affetti” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 16).
Quest’autodisciplina o dominio di sé non è un optional, perché “l’alternativa è evidente: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice” (Catechismo della Chiesa Cattolica 2339).
“diventa infelice”: ecco il disagio, il vuoto interiore, il senso di impoverimento e anche l’angoscia.
7. È necessario pertanto non mettersi nelle situazioni nelle quali si sa in partenza che gli istinti diventeranno prepotenti e annebbieranno la mente.
Non si giunge alla purezza spontaneamente come per inerzia e col semplice passare degli anni.
La capacità di amare rimane sempre insidiata dalla concupiscenza della carne. Vi sono forze oscure e palesi che inclinano all’impurità.
Ciò comporta come risvolto pratico l’impegno di evitare le occasioni che provocano il peccato e di superare gli impulsi istintivi della propria natura1 .
Non si può pretendere che la paglia attaccata al fuoco non bruci.
7. Tieni sempre presente che la capacità di amare Dio ce l’ha data perché l’amore umano parli di Lui, porti a Lui e unisca a Lui.
Quando avverti che tutto questo non avviene, allora è segno che bisogna purificare o raddrizzare qualche cosa.
Chi non conosce e soprattutto non sperimenta questi obiettivi della vita cristiana, non capisce e gli pare che le vie di Dio siano puro formalismo. E allora avverte la legge di Dio come un peso, come nemica della propria capacità di amare.
Per te invece non è così. Senti che la legge di Dio vuole custodire puro il tuo amore e soprattutto – proprio mediante la vita affettiva – vuole farti godere la presenza di Dio in te e di te in Dio.
8. Certo, se la tua ragazza avesse la tua stessa sensibilità religiosa sarebbe più facile.
Prega perché apra il suo cuore al Signore, perché attraverso di te scopra Lui, il più grande e felice tesoro dell’esistenza e che senza di Lui tutto è inesorabilmente più povero e più precario.
Unisco volentieri la mia preghiera alla tua perché questo avvenga al più presto.
Ricordo anche te nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo