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Quesito

Rev.mo Padre Angelo,
ho letto per caso, in una sua risposta ad un quesito  del 20/3/14 al sig. Emanuele riguardante la frequenza della Messa "Vetus Ordo",  questa affermazione:  "…1 – Paolo VI aveva decretato che, (…)  salve le eccezioni, si celebrasse solo con il rito nuovo"; mi piacerebbe conoscere le basi documentali/dottrinarie  che comprovino  questa affermazione, in quanto, a mio modesto avviso e per quanto ne so (se sbaglio mi corregga…) è vero il contrario : secondo i documenti ufficiali del Concilio Vaticano II, e secondo le intenzioni e la volontà espressa  sia di Papa Giovanni XXIII che di Paolo VI la celebrazione della Messa nella lingua nazionale doveva essere l’eccezione, quindi la celebrazione in Latino la regola; in seguito, contravvenendo a chiare e inequivoche indicazioni, si impose abusivamente nella prassi la celebrazione in lingua volgare, tradendo quindi lo spirito e la lettera del C.V. II. A riprova: il Latino era raccomandato da Papa Giovanni ("Veterum Sapientia" 22/2/62) e dal Concilio ("Sacrosantum Concilium" n° 36: "… si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti…". Non si parla per niente di Messa in lingua nazionale; si raccomanda il canto gregoriano. Lo stesso discorso ritengo si possa fare a proposito della celebrazione con l’altare rivolto "coram populo", non prescritta da nessun documento del C.V. II, per non parlare della Comunione distribuita in mano e senza inginocchiarsi : prassi che preferisco non commentare… E’ lecito in conclusione che la prassi pastorale ignori e cancelli la Retta Dottrina ?
Con osservanza
Vittorio


Risposta del sacerdote

Caro Vittorio,
1. l’affermazione centrale della tua mail: “in seguito, contravvenendo a chiare e inequivoche indicazioni, si impose abusivamente nella prassi la celebrazione in lingua volgare, tradendo quindi lo spirito e la lettera del Concilio Vaticano II” non corrisponde a verità.

2. Paolo VI nella Costituzione Apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969 scrive: “Il recente Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgando la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: “L’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente” (Cf CONC. VAT. II, Const. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium, n. 21);
che: L’Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (Cf ibid., n. 50, p. 114);

3. “e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (Cf ibid., n. 51, p. 114);
e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (Cf ibid., n. 58, p. 115).

4. Come vedi, quanto è stato fatto dopo il Concilio dagli organismi competenti e con l’approvazione del Papa, l’ha chiesto il Concilio stesso.

5. Con questo non dico che qualche sacerdote non abbia compiuto o non compia tuttora degli abusi nella celebrazione della Messa.
Ma la Costituzione Apostolica Missale Romanum del 3 aprile 1969 non è un abuso.
L’ha emanata il Papa che, come saprai, ha un’autorità superiore al Concilio stesso.
E per questo al termine della citata Costituzione Apostolica Paolo VI ha potuto scrivere: “Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni. anche degne di particolare menzione e deroga”.

6. È stato Paolo VI a ricordare che il Concilio ha avviato la Riforma liturgica.
Non ci si deve stupire se in seguito al Concilio siano state portate ulteriori modifiche sotto il profilo cerimoniale e disciplinare.
Queste modifiche però non  intaccano la dottrina della Chiesa.
Un conto infatti sono le cerimonie, e un altro conto è la dottrina della Chiesa.
Questa si sviluppa, ma non muta nella sua sostanza.
Mentre i riti o le cerimonie possono essere adattati, cambiati, soppressi a seconda che lo richieda l’intelligibilità dei segni. E questa varia a seconda delle culture, dei tempi, delle sensibilità locali, ecc…

7. In questa medesima Costituzione il beato papa Paolo VI parlando della varietà di lingue, che non è abusiva, ha scritto:
“Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano. Il Nostro Predecessore san Pi? V, promulgando l’edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa.
Allo stesso modo Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40; tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l’unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera”.
In particolare, in riferimento alla lingua, il concilio ha detto: “Entro i limiti stabiliti nelle edizioni tipiche dei libri liturgici, spetterà alla competente autorità ecclesiastica territoriale, di cui all’art. 22 – 2, determinare gli adattamenti, specialmente riguardo all’amministrazione dei sacramenti, ai sacramentali, alle processioni, alla lingua liturgica, alla musica sacra e alle arti, sempre però secondo le norme fondamentali contenute nella presente costituzione” (Sacrosanctum Concilium, 39).

Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di mettere chiarezza su questo punto perché tanti, leggendo qua o là e poi ripetendo senza aver letto i documenti originali, parlano erroneamente di riforma liturgica abusiva.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo