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Quesito
Caro Padre Angelo,
volevo prima di tutto ringraziarla per la sua disponibilità nel rispondere così efficacemente a così tante nostre richieste e chiarimenti sulla Parola di Dio.
Le scrivo per spiegarle il mio dubbio:
C’è stato un momento della mia vita in cui mi sono allontanata da Dio; poi capendo che ciò non mi rendeva felice mi sono affiancata a un prete per avere chiarimenti su molte domande che avevo, e per farmi aiutare a pregare.
Il prete mi ha consigliato di leggere ogni giorno il passo del Vangelo della giornata.
Tuttavia ho trovato difficoltoso capire il significato di ciò che leggevo; allora mi sono messa a leggere il Vangelo dall’inizio in ordine come si presenta, come se fosse un libro.
Volevo sapere se era possibile farlo, o se non è un modo consono.
Volevo chiederle inoltre se esiste un modo giusto o sbagliato di pregare.
La ringrazio vivamente.
Valentina
Risposta del sacerdote
Cara Valentina,
inizio a risponderti partendo dalla seconda domanda
1. Gli apostoli, vedendo Gesù che prega, sentono un fascino che li porta a dire: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11,1). E Gesù li accontenta.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda cinque insegnamenti dati dal Signore per pregare in maniera giusta, gradita a Dio (CCC 2608).
2. La prima cosa da fare per pregare bene è la conversione del cuore, che si esprime nella riconciliazione con i fratelli.
Si prega in maniera gradita a Dio quando la preghiera sgorga da un cuore riconciliato, secondo l’insegnamento del Signore: “Se dunque presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
Questa riconciliazione anche se non si è attuata o per ora non è possibile attuarla, deve esserci come disposizione d’animo.
È una preghiera che abbraccia anche i nemici e i persecutori (Mt 5,44-45).
Nello stesso tempo è una preghiera che sgorga da un cuore puro e cioè alla ricerca del Regno di Dio: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta” (Mt 6,33).
3. La seconda cosa da fare consiste nel pregare con fede, e cioè aderendo alla volontà di Dio. “La fede è un’adesione filiale a Dio, al di là di quanto sentiamo e comprendiamo” (CCC 2609). “Egli può chiederci di cercare e di bussare (Mt 7,7-11), perché egli stesso è la porta e il cammino (Mt 7,13-14)” (CCC 2609).
La preghiera fatta con fede non si limita a dire “Signore, Signore”, ma è disposta a fare la volontà del Padre (Mt 7,21), “a compiere la sua opera” (Gv 4,34). Gesù vuole portare i discepoli a collaborare con Dio.
4. In terzo luogo insegna a pregare con audacia filiale: “Come Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia filiale: ‘‘Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto’ (Mc 11,24). Tale è la forza della preghiera: ‘‘Tutto è possibile per chi crede’ (Mc 9,23), con una fede che non dubita. Quanto Gesù è rattristato dall’incredulità (Mc 6,6) dei discepoli e dalla poca fede dei compaesani, tanto si mostra pieno di ammirazione davanti alla fede davvero grande del centurione romano (Mt 8,10) e della cananea (Mt 15,28)” (CCC 2610).
L’audacia filiale si esprime anche nella perseveranza o insistenza: “Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto….Se dunque voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc 11,9.12; “darà cose buone a quelli che gliele domandano” Mt 7,11).
Così pure si esprime nella pazienza, come quella della vedova importuna: “Si deve pregare sempre, senza stancarsi, con la pazienza della fede” (CCC 2613).
L’audacia filiale comporta anche l’umiltà nel pregare. Il pubblicano prega dicendo: “O Dio abbi pietà di me, peccatore” (Lc 18,13). “La Chiesa non cessa di fare sua questa preghiera: Kyrie eleison” (CCC 2613).
5. In quarto luogo la preghiera è intimamente connessa con la vigilanza. È vigilanza nell’attesa di colui che è e che viene, ed è vigilanza perché è preghiera fatta in comunione con Gesù che prega. Tale vigilanza è una sorta di combattimento, “ed è vegliando nella preghiera che non si entra in tentazione” (CCC 2612).
6. Il quinto insegnamento concerne il pregare nel suo nome (Gv 14,13), e cioè radicando la nostra preghiera nella sua. È una preghiera che ci “fa dimorare con lui nel Padre, che in lui ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla preghiera di Gesù” (CCC 2614). “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24).
7. Mi chiedi poi se va bene leggere il Vangelo dall’inizio alla fine. Sì va bene, soprattutto se sei persuasa che in quel momento non leggi una storia edificante, ma realizzi un incontro: Cristo che ti sta davanti e, mentre ti racconta quello che ha detto e fatto, in quel momento lo vuole realizzare in te.
Ti saluto cordialmente, ti assicuro la mia preghiera al Signore e ti benedico.
Padre Angelo