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Quesito
Caro Padre Angelo buongiorno!
Sento spesso parlare di particolari ricorrenze o pratiche con le quali si può ottenere indulgenza plenaria o parziale.
Mi è dunque sorto il dubbio… una confessione ben fatta non rappresenta già di per sé il perdono completo dei propri peccati? Sicuramente il mio dubbio nasce da ignoranza sulle peculiarità dell’indulgenza rispetto alla consueta confessione sacramentale.
Grazie in anticipo per la risposta e buona giornata in Cristo e Maria
Alberto
Risposta del sacerdote
Caro Alberto,
1. la confessione ben fatta ottiene senza dubbio la remissione totale della colpa.
San Tommaso dice che una sola goccia del Sangue di Cristo è sufficiente a lavare del colpe del mondo intero.
2. Tuttavia anche dopo la confessione rimangono in noi – per quanto attutite – le cattive inclinazioni che precedentemente ci avevano portato al peccato.
Queste cattive inclinazioni vengono chiamate “scorie” o anche “reliquie del peccato”.
Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Penitentia ricorda questa realtà con le seguenti parole: “anche dopo l’assoluzione rimane nel cristiano una zona d’ombra, dovuta alle ferite del peccato, all’imperfezione dell’amore nel pentimento, all’indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza” (RP 31,III).
3. In relazione a tali scorie si merita una purificazione, chiamata anche pena.
Pertanto la confessione ben fatta elimina la colpa, ma non toglie del tutto la pena.
Certamente toglie la pena eterna.
Ma la pena temporale rimane proporzionatamente al grado di purificazione del soggetto.
4. Qui si innesta il discorso delle indulgenze o condono della pena.
La Chiesa, suscitando un atto di amore per il Signore e un atto di pentimento, aiuta il soggetto a purificarsi ulteriormente.
E lo aiuta anche nel condono totale o parziale della pena.
Come vedi l’indulgenza non si sostituisce alla buona volontà del singolo, ma la previene, la accompagna e la corona.
E dal momento che nella Gerusalemme celeste non entra nulla d’impuro (Ap 21,27), la Chiesa trae dal tesoro dei meriti di Cristo e dei santi per rimediare alla pena dovuta.
Si tratta dunque di una grande grazia, di un segno della sollecitudine materna della Chiesa che desidera preparaci al meglio all’incontro definitivo col Signore.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo