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Quesito
Caro Padre Angelo,
volevo chiederle dei consigli validi per spezzare le gambe alla mia superbia.
A volte, senza nemmeno pensarci, mi comporto da egoista e da superbo… fino all’invero simile.
Grazie.
Grazie anche per tutto quello che fa nei confronti degli altri fratelli, rispondendo pubblicamente sul sito Amici Domenicani.
Non mi sto facendo scappare nessuna sua risposta.
Buona Vita.
Michele
Risposta del sacerdote
Caro Michele,
1. Questa volta ho approfittato della tua bontà nel risponderti, perché il quesito che mi hai posto, pur avendo la sua grande importanza, non era così urgente.
Sarebbe bello poter spezzare le gambe alla nostra superbia, ma è un’impresa mai terminata.
Giovanni Paolo I diceva che aveva fatto più volte i funerali solenni alla sua superbia, ma diceva anche che era sempre risuscitata, intatta, se non addirittura più vispa di prima.
2. È necessario allora aver sempre qualche accorgimento nuovo per arginarla e non lasciarla divampare.
In questi giorni mi è capitato di leggere alcune espressioni di un mio grande confratello, il Padre Marie-Joseph Lagrange, il fondatore della Scuola biblica di Gerusalemme.
Servono anche al tuo caso.
Scrive: “Nella vita apostolica e di studi, si crede di essere dispensati da molte mortificazioni a causa dei doveri di stato. Va bene, ma Nostro Signore ha l’abitudine di compensare ciò con critiche, rimproveri, ingiustizie provenienti anche dal mondo religioso: bisogna rallegrarci che non ci lasci senza la sua croce” (12 aprile 1897).
3. Sebbene tu non sia dedicato esplicitamente alla vita apostolica e allo studio, tuttavia queste espressioni vanno bene per chiunque.
Certo, quando si è sacerdoti e insegnanti, come lo era lui, si è facile oggetto di bersaglio e di critica ingiusta e ingenerosa.
Ma penso che anche tu hai la tua porzione di critiche, rimproveri, ingiustizie da sopportare.
Prendile dalla mano di Dio, il quale le permette per spezzare in maniera vera la superbia.
La superbia la si spezza sopratutto così: accettando le umiliazioni.
Le opere che facciamo da noi stessi per poterla sradicare nascondono invece l’insidia dell’amor proprio e di farci sentire grandi per aver creduto di aver spezzato la superbia.
4. Scrive ancora il Padre Lagrange: “Accetto ciò che hai scelto per me, anche la freddezza, l’ostilità, da qualunque parte vengano.., persino l’impossibilità di lavorare…” (15 luglio 1922).
“Accetto ciò che hai scelto per me”: qui c’è tutto.
Quest’accettazione va fatta per amore del Signore, il quale ha accettato ben di più per amor nostro e per la nostra redenzione.
Quest’accettazione va fatta anche in espiazione dei nostri peccati e in riparazione di quelli di molti altri.
È una grande grazia poter cooperare insieme con Cristo al mistero della redenzione del mondo, della conversione dei peccatori e della santificazione dei cuori.
Questa è un’opera che ha il suo sbocco nell’eternità. Per questo è tra le più grandi quelle che possiamo compiere finché viviamo in questo mondo.
Ti ringrazio molto per il grazie che mi esprimi a nome tuo e di tanti altri visitatori.
Ti assicuro volentieri la mia preghiera per quanto mi hai comunicato e ti benedico.
Padre Angelo