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Quesito

Grazie davvero di cuore, padre Angelo, per gli incoraggiamenti che mi ha dato e, soprattutto, per la preghiera con cui mi ha affidato a Dio Padre.
Mi sento di confidarle un ultimo aspetto riguardante la mia vita di fede, oltre agli altri che ho già avuto modo di condividere con lei in questa e in precedenti lettere. Riguarda la mia vita di preghiera.
Premetto che, a ventuno anni compiuti, non ho ancora ben chiaro “cosa” voglia dire “pregare” né “come” bisogna farlo. Non sono una persona che passa molto tempo a recitare preghiere già “preconfezionate” quali quelle classiche che ci hanno insegnato fin da piccoli. Per farle un esempio, è passato abbastanza tempo ormai dall’ultima volta in cui ho recitato il S. Rosario prima di dormire o da quando ho partecipato ad un’adorazione eucaristica (discorso opposto vale, ovviamente, per la S. Messa).
Piuttosto, nel mio “pregare” cerco di parlare a tu per tu con Gesù della mia vita, della situazione che sto vivendo in quello specifico momento, delle necessità delle persone a me care, del mondo e anche delle mie… insomma, parlo con Gesù “di ciò che, al momento, occupa il mio cuore”, per ripetere una bella frase che una volta mi ha scritto il mio vecchio parroco.
Certo, non mancano i momenti in cui recito anche le preghiere della tradizione, ma più spesso mi capita di entrare in relazione con Dio attraverso quest’ultima modalità che le ho appena descritto. Questo, tuttavia, non capita così spesso, o almeno non così spesso quanto vorrei, per cui penso di poter dire, non senza un po’ di amarezza, di non avere una vita di preghiera tanto intensa quanto vorrei.
Mi faccia sapere cosa ne pensa di quanto le ho confidato e mi dia anche qualche consiglio per una vita di preghiera più fervida, intensa e, forse, migliore di quella attuale.
Grazie ancora di cuore,
Francesco.


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. dal momento che me l’hai chiesto, ti suggerisco di fare un salto nella vita di preghiera.
Sì, vedo che cerchi di esprimerti con Dio in maniera amichevole. È giusto.
Però la tua preghiera rischia di essere solo una preghiera di intercessione, di domanda.

2. Nell’amicizia però non si può stare insieme soltanto per chiedere incessantemente qualcosa e parlare delle nostre necessità.
Gli amici sentono il desiderio di effondere il loro cuore. Se hanno delle gioie e se raggiungono dei traguardi sentono subito il desiderio di renderne partecipi gli amici.
Tu devi permettere a Dio effondere il suo cuore per renderti partecipe di ciò che vuole comunicarti e di illuminarti sui segreti più profondi della tua vita.
In una parola, devi lasciar parlare il Signore.
Per questo la preghiera cristiana parte dall’ascolto, proprio come si fa da veri amici.

3. Ciò che il Signore ci vuole comunicare lo troviamo nella Sacra Scrittura e principalmente nei Vangeli.
E poiché non è sempre possibile per noi avere il libro sacro in mano, Dio stesso ha suggerito un compendio del Vangelo, facilmente memorizzabile.
Questo compendio è il Santo Rosario, una preghiera che non è una ripetizione di formule, anche se all’esterno può dare questa impressione, ma una preghiera che ha una sua quantità di tempo prefissato e che in qualche modo dolcemente costringe a stare in ascolto.
I misteri del Rosario sono gli eventi della vita di Gesù.
Chi ce li vuole raccontare è niente meno che Colei che li ha vissuti in prima persona nella maniera più bella, più penetrante e più santificante.

4. Ti propongo perciò di recitare il Santo Rosario come insegnano i domenicani, che sono i frati che il Cielo ha scelto perché ne fossero propagatori all’interno della Chiesa.

5. Ecco che cosa devi fare: dopo aver menzionato il mistero, cioè l’evento della vita di Gesù, mentre dici il Padre nostro e le Ave Maria cominci a fissare l’attenzione sull’evento, su come è avvenuto, sulle parole che lo accompagnano, sui benefici che Cristo ha inteso portare all’umanità con quell’evento.
E pensa pure che in quel momento Gesù si rende contemporaneo a te con quell’evento di salvezza, perché tu ne riceva in quel momento i suoi salvifici benefici.
Non di rado ti capiterà di fare la medesima esperienza dei discepoli di Emmaus i quali, dopo che il Signore era sparito dalla loro presenza, si dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).
Questo è vivere da amici: lasciare che Gesù parli e comunichi le sue parole che “sono spirito e sono vita” (Gv 6,63).
Diversamente la nostra preghiera diventa stantia e ripetitiva.

6. Dopo aver fatto questo, lo ringrazierai di averti concesso questa grazia e questa esperienza inestimabile.
Per dirle il grazie più bello, lo farai chiamando la Madonna accanto a te.

7. C’è infine una terza cosa che sei chiamato a fare: domandare grazie per te stesso, per i tuoi cari, per la santa Chiesa e per il mondo intero in virtù dei meriti infiniti che Gesù Cristo si è procurato con quegli eventi e che adesso misericordiosamente mette nelle tue mani perché siano il prezzo con cui accompagnare le tue preghiere.

Ti accorgerai che il tempo passa fin troppo in fretta.
Sentirai una ventata di cielo accanto alla tua vita.
Non riuscirai più farne a meno.
Ed è ciò che ti auguro con tutto il cuore.
Ti benedico e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo