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Quesito
Salve Maria Padre Bellon,
mi permetta in ambito dell’apostolato con un giovane che seguo di chiederle con una certa urgenza un suo consiglio. Se una persona è arrivata al punto di essere come dice San Paolo completamente in balia dell’impurità:
“Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi” (Rm 1,24);
“Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura” (Rm 1,26).
“E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne” (Rm 1,28).
Una persona che è tanto lontana da Dio e dalla purezza come fa a tornare? A uscirne? O tale persona è già dannata? Può darmi alcuni consigli concreti per questo giovane che per quello che posso dire è veramente molto profondo nell’abisso?
In Iesu et Maria
Marco
Risposta del sacerdote
Caro Marco,
1. come hai voluto sottolineare, per tre volte viene ripetuta l’espressione “Dio li ha abbandonati”.
Ciò non significa che siano sottratti al governo di Dio perché tutto ciò che esiste rimane nell’esistenza perché Dio lo vuole.
Tutto ciò di cui essi godono nella vita, lo ricevono da Dio perché “è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa” (At 17,25).
2. A tal proposito va ricordata la nota affermazione di Sant’Agostino: Deus non deserit nisi prius deseratur (Dio non abbandona a meno che prima non venga abbandonato).
3. Ciò significa che alcune persone da se stesse, volontariamente, si sottraggono a quella grazia che dà la forza di non cadere.
Sottraendosi alla grazia, cadono ripetutamente, nel medesimo modo in cui si dice che una persona cade se le si sottrae il sostegno.
4. San Tommaso nota che qui si dice che Dio abbandona tali persone al peccato non perché le spinga positivamente al peccato perché Dio non tenta al male, come ricorda San Giacomo (Gc 1,13), ma indirettamente perché permette che queste persone si sottraggono al suo sostegno.
5. Il governo di Dio però rimane sempre un governo salvifico perché Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
Inoltre a motivo della sua magnanimità “non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2 Pt 3,9).
Pertanto il governo di Dio sul giovane di cui parli si esprime così: il Signore fa di tutto perché quel giovane abbia la possibilità di giungere alla conoscenza della verità, di pentirsi e di salvarsi.
E per questo gli offre incessantemente tutti i mezzi perché ciò si verifichi.
6. È necessario però essere persuasi che la conversione di un peccatore è opera di Dio, ed è un’opera più grande della creazione del cielo e della terra, come dice San Tommaso, perché questa ha come obiettivo un bene materiale e temporaneo, mentre quella ha come obiettivo un bene soprannaturale ed eterno.
È un’opera che parte esclusivamente da Dio. Tuttavia Dio non vuole fare tutto da solo. Vuole agire mediante i suoi collaboratori. Ora noi “siamo infatti collaboratori di Dio” (1 Cor 3,9).
Questo lo facciamo con la nostra condotta, perché dobbiamo essere “irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa” (Fil 2,15). A questo scopo dobbiamo “risplendere come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2,16).
7. In secondo luogo siamo suoi collaboratori con la parola.
E poiché quando si cade troppo in basso diventa difficile comprendere i discorsi più alti, sarà necessario ricorrere ai severi ammonimenti di Dio: “La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra” (Fil 3,19).
Giona, per muovere gli abitanti di Ninive alla conversione, non parlò della bellezza delle realtà celesti. I niniviti potevano rispondergli: ma noi ci accontentiamo di quello che abbiamo.
Usò invece le parole che Dio gli aveva suggerito: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta” (Gio 3,4).
Questa predicazione ebbe effetto perché “i cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli” (Gio 3,5).
8. Infine, ed è la cosa più importante, è necessario fare ciò che per primo ha fatto Nostro Signore per ottenere agli uomini la grazia della conversione: è salito sulla croce. “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
Della potenza misteriosa della croce ne ha dato una bella testimonianza Santa Teresa di Gesù bambino quando ha scritto: “Ah, preghiera e sacrificio formano tutta la mia forza, sono le armi invincibili che Gesù mi ha date, toccano le anime ben più che i discorsi, ne ho fatto esperienza spesso. Una fra tutte queste esperienze mi ha fatto una impressione dolce e profonda” (Storia di un’anima, 315).
E: “Vedo che la sofferenza sola può generare le anime e più che mai le sublimi parole di Gesù mi svelano la loro profondità: in verità, in verità vi dico, se il chicco di grano caduto a terra non muore, rimane solo ma se muore produce molto frutto (Gv 12,24-25)” (Ib., 229).
9. In tal modo Dio, chiamandoti ad essere suo cooperatore per la salvezza di questo giovane, ti porta a una santità e a un merito ancora più grandi, per cui avrai da ringraziarlo per tutta l’eternità.
Volentieri mi unisco a te in questa impresa.
Per questo ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo