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Quesito
Gentile padre Angelo,
vorrei avere un chiarimento sul fenomeno della poligamia, sulla cui validità e liceità nel Vecchio Testamento non esisteva a quanto pare dubbio alcuno, visto che veniva tranquillamente praticata anche da personaggi considerati positivi e destinatari delle promesse divine (quali il patriarca Giacobbe e il re Davide). La stessa Scrittura chiama pacificamente, ad esempio, sia Lia sia Rachele come mogli di Giacobbe. E’ evidente, alla luce delle parole di Gesù Cristo e del riferimento che Egli fa al disegno originario del Creatore, che la poligamia non può trovare ingresso nel matrimonio cristiano; vorrei però capire se, prima di Gesù Cristo, le donne che contraevano matrimonio con un uomo già sposato, come ad esempio Rachele con Giacobbe (già sposato con Lia) ed Abigail e altre con David (già sposato con Micol) erano delle vere mogli, come parrebbe arguirsi proprio dallo stesso testo biblico. Appare singolare, almeno a prima vista, che la poligamia fosse legale presso il popolo ebraico beneficiario della rivelazione positiva, nel mentre presso i Romani, in allora del tutto estranei alla rivelazione, il matrimonio da sempre fosse rigidamente monogamico. Forse la cosa potrebbe spiegarsi riconoscendo che frammenti di vero possono essere trovati presso qualsiasi cultura, per quanto diversa e lontana da quella fondata sulla rivelazione e che, almeno per alcuni aspetti, gli appartenenti ad altre religioni possono essere migliori degli appartenenti alla religione vera.
La ringrazio sin da ora del chiarimento che vorrà formirmi e la saluto rispettosamente.
Vito Putignano
Risposta del sacerdote
Caro Vito,
1. il primo matrimonio, quello tra Adamo ed Eva, è stato monogamico non solo di fatto, ma anche come modello dei matrimoni successivi.
Dopo averli creati e costituiti come marito e moglie, Dio ha detto: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola” (Gn 2,24).
Quel numero “due” ricorda il carattere monogamico del matrimonio.
Il peccato originale ha danneggiato il rapporto marito-moglie introducendo una tensione: “Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (Gn 3,16).
Le conseguenze negative di questa tensione investono soprattutto la donna, dal momento che il suo impulso verso il marito non è ricambiato da pari slancio verso di lei, ma dal dominio e perfino dalla prepotenza.
2. In un primo momento il carattere monogamico dell’unione coniugale rimane inalterato. Sarà il violento Lamech, discendente di Caino, a iniziare la poligamia.
All’epoca dei patriarchi la poligamia è accettata. Se non è molto diffusa, lo si deve a ragioni economiche (compenso da pagare al padre della futura sposa e difficoltà di sostenere due o più mogli). Questa è la ragione per cui è presente tra i re, i nobili e i ricchi.
Giacobbe prese come mogli legittime le due sorelle Lia e Rachele, ed ebbe anche dei figli dalle loro rispettive schiave (cfr. Gn 29,16-30,24).
“Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli” (Gdc 8,30).
Parimenti Ibsan e Abdon generarono decine di figli (cfr. Gdc 12,9.14) e il padre di Samuele ebbe due mogli (cfr. 1Sam 1,2).
Tutte queste erano considerate vere mogli.
3. Alcuni Padri e scrittori ecclesiastici hanno detto che Dio permise la poligamia perché il genere umano, allora poco numeroso, potesse moltiplicarsi.
Senza ricorrere a speciali dispense date da Dio (questo non risulta dalla Sacra Scrittura), senza tanti raggiri, è più facile ricordare che in seguito al peccato originale l’umanità si è allontanata da Dio e la legge si è oscurata nel cuore dell’uomo arrivando a dire che è bene ciò che è male. Dio ha pazientato su questo, come su altri costumi sbagliati.
San Tommaso d’Aquino dice che se la legge della monogamia non era stata data di parola o per iscritto, tuttavia, come legge naturale, era impressa nel cuore umano (Suppl., 65,2).
Roma, sotto questo aspetto, aveva conservato intatto il rispetto della legge naturale.
Non è necessario dunque dire che anche presso popolazioni extrabibliche si trovano frammenti della rivelazione iniziale. No, si tratta semplicemente di legge naturale, che in molti si era oscurata.
4. Ai tempi di Gesù la poligamia, almeno in Israele, non era più in uso.
Nel suo insegnamento il Signore vieta la poligamia quando ricorda Gn 2,24: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”.
Innocenzo III per condannare la poligamia ricorda che una sola donna fu data ad Adamo e che in Gn 2,24 Dio non disse “tre o molti, ma i due formeranno una carne sola”. Così pure “non disse che l’uomo si unirà alle mogli, ma alla moglie” (Ep. Gaudeamus in Domino, a. 1201; DS 778).
Il Concilio Vaticano II ricorda che “questa (del matrimonio) intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità” (Gaudium et spes, 48).
Ti ringrazio per il quesito, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo