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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
Ascoltando un discorso che fece Benedetto XVI, mi sono trovato un po’ in disaccordo con quanto ha asserito.
Ha detto che per i musulmani il Corano è stato ispirato verbalmente da Dio, per noi cristiani invece ci sono due soggetti: l’uomo e Dio, quasi come se volesse intendere che il Corano è esente da ogni errore umano, che è in altri termini in tutto e per tutto divino a differenza della Bibbia.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. senza dubbio hai frainteso quanto voleva dire Benedetto XVI, il quale non voleva dire quale testo abbia maggiore autorevolezza, ma semplicemente che il Corano sarebbe stato dettato direttamente da Allah a Maometto il quale l’avrebbe subito dettato ad altri, mentre non è avvenuto così per la Sacra Scrittura.
Se il Corano, a motivo della sua dettatura, avrebbe come unico autore Dio, la Sacra Scrittura proprio perché non è stata dettata, ma ispirata, ha Dio come autore principale e l’agiografo (lo scrittore sacro) come autore subordinato.
2. L’ispirazione è un carisma diverso dalla rivelazione propriamente detta.
L’oggetto dell’ispirazione è più ampio, comprendendo anche verità naturali conosciute per via ordinaria, mentre oggetto della rivelazione sono le verità di ordine soprannaturale e conosciute in modo soprannaturale, o anche verità di ordine naturale, ma conosciute in modo superiore alla natura.
Inoltre differiscono anche per il modo in cui l’uomo è coinvolto: nella rivelazione Dio agisce direttamente sulle facoltà conoscitive dell’uomo, mentre nell’ispirazione agisce anche sulla volontà, determinandola a scrivere, a cercare, ad informarsi.
3. I fatti confermano questa diversità fra ispirazione e rivelazione.
Nella composizione dei libri della Sacra Scrittura risulta da fatti certissimi che gli agiografi vi hanno portato il loro personale contributo: spesso parlano delle fonti di cui hanno fatto uso, come l’autore del libro di Esdra e Neemia, del secondo dei Maccabei (riassunto costato grande fatica all’autore; 2 Mac. 2,24-28), del terzo vangelo (Lc 1,1-3).
Altre volte i fatti narrati sono desunti dalla loro personale esperienza dell’agiografo, come è il caso del vangelo di Matteo e del vangelo di S. Giovanni nei quali gli autori furono testimoni oculari di molti fatti narrati. E come è nel caso anche degli Atti degli Apostoli dove S. Luca registra fatti ai quali egli stesso fu presente.
Pertanto gli agiografi non furono strumenti passivi, ma attivi.
Talvolta ricevettero anche delle rivelazioni come quando l’Angelo delle varie Chiese comandò a Giovanni di scrivere quanto udiva.
4. Per ispirazione nel linguaggio teologico s’intende quella particolare assistenza che lo Spirito Santo accorda ai profeti, agli scrittori biblici, agli Apostoli e a tutte le persone che Egli chiama a svolgere qualche missione speciale in seno al popolo di Dio (sia Israele sia la Chiesa).
5. Sulla qualità e sulla portata (estensione) dell’ispirazione nella stesura dei libri sacri c’è divergenza tra i teologi.
Alcuni autori (per lo più protestanti) estendono l’ispirazione fino alla scelta delle singole parole (ispirazione verbale).
Ma la maggior parte dei teologi è per un’ispirazione sostanziale, che riguarda il contenuto del messaggio più che la forma.
Essi escludono pertanto che si possa considerare l’ispirazione come una specie di dettatura meccanica, mentre insistono sull’intima cooperazione tra Dio e l’agiografo, in forza della quale il testo sacro va considerato insieme opera di Dio (quale causa principale) e dell’uomo (quale causa subordinata anche se, ovviamente, cosciente e
libera).
6. Leone XIII, nell’enciclica dedicata agli studi biblici Providentissimus Deus, descrive così il meccanismo dell’ispirazione: “Lo Spirito Santo con un’azione soprannaturale spinse e mosse gli agiografi a scrivere e li assistette mentre scrivevano in modo tale che essi concepissero rettamente con la loro intelligenza tutte le cose che egli voleva, si proponessero di scriverle fedelmente e le esponessero in forma conveniente, secondo verità infallibile; altrimenti egli non sarebbe più autore di tutta quanta la Scrittura”.
Ma questo sempre lasciando perfettamente libero l’agiografo.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo