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Quesito

Caro Padre Angelo,
innanzitutto vorrei ringraziarla per tutta la disponibilità e l’aiuto che dimostra sempre nei confronti di chi le pone domande. Mi chiamo Chiara, ho quasi 16 anni e sono una ragazza cristiana praticante, che fa l’animatrice nel proprio oratorio e che è sempre solare e piena di vita, come dicono le persone che mi stanno attorno. Sono al secondo anno di liceo, e spesso alcuni miei compagni (anche se scherzando) mi fanno battute poco carine sul fatto che io sia determinata a rimanere vergine fino al matrimonio. Un giorno, circa all’inizio dell’anno scorso, uno di loro mi ha chiamata “suora”. Al momento io mi sono fatta scivolare le sue parole addosso, come sempre, ma quel pomeriggio, ascoltando un programma tv che stava guardando mia nonna su RAI1, ho sentito che una ragazza la quale, dal momento che aveva capito che la strada che stava intraprendendo non la rendeva felice, ha deciso di uscire dal convento e ho sentito che il suo padre spirituale, o un altro sacerdote, le aveva detto che così facendo avrebbe segnato il suo destino e sarebbe andata all’inferno. Da quel giorno è incominciato tutto.
Da lì, in ogni singolo minuto, sento un sentimento angosciante e una voce (interiore) che mi ripete: se non ti farai suora andrai all’inferno… E io ho perso la mia vivacità e il mio entusiasmo, perché il solo pensiero di farmi suora mi riempie di tristezza e malumore, perché so che quella non è la strada che mi renderebbe felice… Però al contempo questo pensiero fisso e angosciante mi fa pensare che sarebbe l’unica via per non andare all’inferno… Secondo lei si tratta di vera vocazione? L’unica cosa che io so per certa è che ciò che nella vita mi renderebbe felice è sposarmi con l’uomo che amo, costruire una famiglia e avere dei figli. So anche che Dio vuole la felicità degli uomini… però al tempo stesso sembra che alcune persone pensino che in tema vocazionale da parte di Dio ci sia una cosa tipo: ti lascio libera di scegliere, ma se non fai ciò che io ti indico andrai all’inferno…
Padre la prego mi aiuti, da quando questi pensieri mi tormentano io vivo male la mia fede e la mia vita, in una continua paura e angoscia (ho perfino paura a guardare le immagini sacre e capisce che, per me che vado anche in chiesa, è una cosa davvero insostenibile!)
Grazie in anticipo per la sua risposta,
Chiara.


Risposta del sacerdote

Cara Chiara,
1. quando Dio chiama per la strada della consacrazione nello stesso tempo infonde anche un’attrazione per questa strada e la fa desiderare.
Ora in te non c’è nulla di tutto questo.
Pertanto inclino a pensare che la voce interiore che avverti sia quella del tuo avversario, che ti vuole soltanto turbare. Pertanto ti direi di allontanare quella voce appena la senti.
Con questo non rifiuti la vocazione. Se il Signore te la darà, nel contempo ti darà anche l’attrazione e il desiderio.

2. Desidero tuttavia dire una cosa sulla vita delle Suore ti fa tristezza.
Se tu vedessi l’interno del loro cuore non vedresti tristezza.
Essere spose di Gesù non è essere condannate alla solitudine, ma alla felicità!
Dice la Scrittura: “La sua (di Gesù) compagnia non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia” (Sap 8,16).
Potrei dire: la compagnia di Gesù non dà mai fastidio, è sempre dolce, è un inizio della vita del Paradiso sulla terra.

3. Desidero dirti anche una parola sulla verginità prematrimoniale, che è un bene preziosissimo.
Molto ragazzi oggi la profanano senza averne capito il valore.
Ma quante ragazze al momento di instaurare una relazione che le porterà al matrimonio la rimpiangeranno.
Come se ne pentiranno quando dovranno dire al ragazzo che diventerà il loro sposo per sempre che non hanno voluto conservare il loro cuore e il loro corpo intatto e che non hanno voluto custodire la propria fedeltà.
Evidentemente questo discorso vale anche per i ragazzi, i quali credono di che la fedeltà e la castità si possano improvvisare da un giorno all’altro o che fingendo di fronte alla ragazza che diventerà la loro moglie ogni ferita si rimargini come d’incanto.

4. Ai compagni che ridono sulla purezza prematrimoniale puoi rispondere che non è con le esperienze di promiscuità simile a quelle di un postribolo che si prepara un buon matrimonio.
Meno che meno poi si prepara un matrimonio santo.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo