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Quesito
Carissimo Padre,
approfitto ancora una volta del servizio posto sul vostro sito, e della chiarezza delle sue risposte, che leggo oramai quotidianamente e che tanto mi aiutano a rendere saldi i fondamenti della mia fede, in un cammino sempre più forte verso Gesù.
Ieri parlavo con una conoscente della S. Messa di Prima Comunione del suo bambino. Questa donna mi ha detto parlando, anche in passato, di non essere praticante, ma di credere molto ‘‘a modo suo’. Affermazione che ho già sentito tante volte, ma che grazie allo splendido ‘‘tergicristallo’ che sono la Parola di Dio, l’Eucarestia e l’amore per la Chiesa, so essere banali, in quanto fanno di Dio una nostra proiezione, senza alcuna profondità; è insomma ‘‘un’ignoranza di fede’ farsi un ‘‘Dio a modo mio’…comunque mi sto dilungando, mi scusi. Io non sono mai intervenuta con risposte brusche, in quanto trovo la donna in questione una di quelle persone che sono comunque alla ricerca…prego per lei, come per tante persone nella stessa situazione.
Mi ha descritto la Prima Comunione del figlio come una celebrazione bellissima, e soprattutto breve ("Pensa che bello, in 40 minuti era già finita…."). Ma la cosa che più mi ha scioccata è che mi ha detto che il Parroco della Parrocchia che frequenta (!) non ha fatto celebrare ai bambini la Prima Confessione (o Festa del Perdono che dir si voglia), ma che hanno fatto una Riconciliazione Comunitaria, senza colloquio personale con il sacerdote.
Poi aggiunge che anche lei, dopo tanti anni, ora si accosta alla Comunione, visto che questo Parroco non confessa, dice di dire i peccati direttamente a Dio. E aggiunge ‘‘non sai che liberazione sentirsi accolti così, con un prete che segue la mia stessa filosofia di fede. Adesso non mi sento più in colpa per non confessarmi mai, non serve…’. Se io non fossi stata in un luogo pubblico penso mi sarei messa a piangere per la tristezza. Io spero tanto che questa donna abbia frainteso lo parole del Parroco – con il quale non le nego, sono stata tentata di chiedere un confronto, perchè queste affermazioni a me sembrano impossibili . So che molti ‘‘fedeli’ mettono in bocca ai sacerdoti parole che non hanno mai detto, proprio perchè abituati alla fede a modo proprio. Anche io in passato ho avuto a che fare con sacerdoti che dicono che basta confessarsi due volte l’anno…o che dicono che quelli che accusiamo noi non sono i veri peccati…ma così mi sembra davvero troppo! Io ho riscoperto il valore altissimo della Riconciliazione, e so quali grandi grazie porta, lo vivo nella mia vita. E sento anche quanto il peccato schiaccia l’anima, e come dicono molti Suoi interlocutori, non fa sentire liberi….Cosa pensa Padre di questo fatto?
La ricordo oggi nella recita del Santo Rosario, e le chiedo una preghiera per me e la mia famiglia.
Grazie
E.
Risposta del sacerdote
Carissima E.,
1. purtroppo siamo ad un punto in cui non ci si meraviglia di niente.
Dispiace sentire di arbìtri nei confronti della Confessione sacramentale.
Ci si domanda perché i Vescovi non intervengano.
Probabilmente non sono al corrente di quello che succede.
2. Tuttavia il dispiacere più grosso è per questi ragazzi che non vengono iniziati alla confessione sacramentale.
È un’occasione quasi unica per istruirli e introdurli. E invece niente.
Mi chiedo: si domandano questi sacerdoti quando questi ragazzi impareranno a confessarsi individualmente?
Mi pare un atteggiamento disfattista all’interno della Chiesa stessa.
Vengono in mente le parole di Benedetto XVI: “I mali di cui la Chiesa oggi soffre maggiormente provengono dal suo interno”.
3. Ma c’è dell’altro.
Giovanni Paolo II nell’enciclica programmatoria del suo pontificato Redemptor hominis aveva scritto: “Benché la comunità fraterna dei fedeli, partecipanti alla celebrazione penitenziale, giovi grandemente all’atto della conversione personale, tuttavia, in definitiva, è necessario che in questo atto si pronunci l’individuo stesso, con tutta la profondità della sua coscienza, con tutto il senso della sua colpevolezza e della sua fiducia in Dio, mettendosi davanti a Lui, come il Salmista, per confessare: "Contro di te ho peccato".
La Chiesa, quindi, osservando fedelmente la plurisecolare prassi del sacramento della Penitenza – la pratica della confessione individuale, unita all’atto personale di dolore e al proposito di correggersi e di soddisfare – difende il diritto particolare dell’anima umana. E’ il diritto ad un più personale incontro dell’uomo con Cristo crocifisso che perdona, con Cristo che dice, per mezzo del ministro del sacramento della Riconciliazione: "Ti sono rimessi i tuoi peccati"; "Va’, e d’ora in poi non peccare più".
Come è evidente, questo è nello stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ogni uomo da lui redento. E’ il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell’anima, che è quello della conversione e del perdono” (RH 20).
Pertanto si tratta di un’ingiustizia compiuta nei confronti dei ragazzi e di un’ingiustizia compiuta nei confronti di Cristo.
4. Dal momento poi che per assolvere i peccati è necessario il potere di giurisdizione dato dal Codice di diritto canonico o dal vescovo, né l’uno né l’altro prevedono l’assoluzione collettiva senza previa confessione personale dei propri peccati se non in casi estremi (come ad esempio pericolo di morte). Sicché questa assoluzione sarebbe non solo illecita, ma anche invalida. E con questo il sacerdote stesso si sarebbe caricato di un peccato grave.
5. Non entro a commentare altre espressioni dolorose della tua email.
Ti ringrazio molto del S. Rosario che hai recitato per me.
Ricambio per te e per i ragazzi nella mia preghiera.
Ti auguro una fruttuosa festa di Pentecoste e ti benedico.
Padre Angelo