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Quesito
Sia lodato Gesù Cristo!
Gent.mo Padre Angelo,
vorrei sapere se Dio può cambiare sotto certi aspetti senza che ci sia contraddizione in Lui.
Ad esempio, sicuramente Dio è l’Ente necessario che possiede tutte le perfezioni. Quindi non può cambiare la Sua pienezza di Verità, di Amore, di Giustizia ecc…
Tuttavia, affinché il Dio Infinito si facesse bambino (un essere finito), qualcosa in Lui è mutato. Oppure, con la Risurrezione, Gesù ascende col Suo Corpo al Padre. Dunque, anche qui, “qualcosa” è cambiato nella S.S. Trinità..
Mi riferisco certamente a questi aspetti, ma forse ce ne sarebbero altri.
Che cosa ne pensa?
Un caro saluto e una preghiera reciproca
Dario
Risposta del sacerdote
Caro Dario,
1. noi abbiamo l’impressione che Dio, creando, passi dalla potenza all’atto e che in qualche modo muti.
Ma questo è impossibile, perché se Dio passasse dalla potenza all’atto non sarebbe più Dio. Gli mancherebbe ancora qualcosa.
2. Questo l’aveva intuito già l’antico filosofo pagano Aristotele quando aveva definito Dio come “atto puro” o “motore immobile”.
Atto puro: nel senso che non c’è passaggio dalla potenza all’atto.
Motore immobile: perché pur muovendo gli altri, non muove se stesso.
D’altronde Dio non è nel tempo, ma è nell’eternità.
Ora “questa è la differenza tra l’eternità e il tempo, che il tempo ha l’essere in una certa successione, mentre l’eternità l’ha tutto insieme” (san tommaso, Somma contro i gentili,III, 61, 1).
3. Ecco perché nella Sacra Scrittura si legge che “presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,7).
4. Questo porta a comprendere che, essendo Dio atto puro e poiché non vi è in lui alcun passaggio dalla potenza all’atto, l’atto creatore si identifica con Dio stesso, con la sua stessa essenza. Dio, creando, non muta e non si accresce.
La distinzione tra l’atto creatore e l’essenza divina è solo una distinzione stabilita dalla nostra ragione per comprendere le cose.
Ma in Dio l’atto creatore si identifica con la sua stessa essenza.
5. Chi cambia, nell’atto della creazione è solo la realtà creata.
Mentre prima aveva un’esistenza solo nella mente di Dio, adesso ce l’ha anche fuori dalla mente di Dio.
6. Tuttavia, pur acquisendo l’esistenza anche fuori dalla mente di Dio, conserva con Dio una relazione pienissima perché non potrebbe sussistere se Dio non la sostenesse nell’esistenza e non fosse istante per istante il principio del suo stesso divenire.
È ciò che i teologi chiamano conservazione nell’essere, che è come una creazione continuata.
7. Tutto ciò porta a ricordare che la nostra conoscenza di Dio è una conoscenza molto imperfetta.
Di lui conosciamo più quello che non è che quello che è.
È una teologia più apofatica (vale a dire che procede negando che Dio sia così o cosà) che catafatica (vale a dire che ci dia una piena conoscenza di ciò che è).
Ad esempio: dell’eternità sappiamo che cosa non è, piuttosto che ciò che è.
Dovremmo essere noi stessi eterni per comprendere che cosa sia in se stessa l’eternità.
Ti auguro ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo