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Un nostro visitatore ha posto a Padre Angelo diverse domande sulla vocazione.
Le domande sono in corsivo.
La risposta di p. Angelo in caratteri normali
Salve Padre Angelo,
sono uno studente universitario; vorrei fare alcune domande circa la vocazione. Basare la propria scelta vocazionale solo sulla paura di andare all’inferno è sintomo che non è una vera chiamata (intendo alla vita consacrata)? Dovrebbe essere sospinta dall’amore giusto?
Per andare dietro al Signore e per superare tutte le difficoltà che la vita religiosa presenta non è sufficiente il solo deterrente della paura di andare all’inferno. È necessario l’innamoramento per Nostro Signore. L’amore fa superare tutto. Ed è in riferimento a questo che Gesù ha detto: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11,29-30).
Ugualmente Gesù ha detto: “Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19,21).
Gesù dunque propone la sua sequela a chi cerca un di più di unione: “se vuoi essere perfetto”.
é sbagliato scegliere la consacrazione pensando che sarò libero da responsabilità?
Sì, è sbagliato perché consacrandosi a Dio si ricevono sulle proprie spalle le necessità della Chiesa e del mondo.
Ci si consacra per aiutare la Chiesa e il mondo in maniera più proficua.
La cura della salvezza della propria anima è inseparabile dalla cura della salvezza del prossimo.
Con la vita religiosa si acquistano nuove e più grandi responsabilità di cui bisognerà rendere conto a Colui che ci ha chiamati.
La spinta al servizio e al bene degli altri è importante per una vera vocazione?
Sì, è decisiva, come ti ho detto nella risposta precedente.
il fatto che mi piaccia stare in compagnia con il Signore e che mi piaccia ad esempio l’abito francescano è sufficiente per supporre di avere una vocazione?
Non può essere semplicemente scambiato come un fervore per il Signore?
Si tratta di un buon indizio, ma non è tutto.
Bisogna vedere se si è adatti alla vita comune e se c’è il fervore apostolico.
Come distinguere tra la chiamata generale di ogni cristiano ad essere re sacerdote e profeta, da quella alla vita consacrata?
Dal desiderio di un di più.
Se si prova tristezza al pensiero di una possibile vocazione è già segno che il Signore non lo sta chiedendo?
Il giovane ricco di cui parla il Vangelo se ne andò via triste. Ma la chiamata del Signore l’aveva avvertita in maniera chiarissima: “Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze” (Mt 19,22).
Se sei tu l’interessato, chiedi al Signore che ti dia un amore più grande.
Interponi anche l’intercessione della Beata Vergine e di San Francesco.
Ti assicuro il mio ricordo nella preghiera, ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo