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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono un po’ confuso poiché il quesito che le sottopongo mi coinvolge emotivamente.
Posso essere io la causa della perdita della fede di una persona cara?
Se il dono della fede è di natura divina, il comportamento di un’altra persona non dovrebbe influire.
Un mio famigliare mi dice spesso che a causa mia ha perso la fede.
Certo sono sicuro che la carità di una persona possa avere un’azione soprannaturale su un’anima ed attirare su di essa doni e la grazia di Dio.
Penso allora a volte che i miei peccati ed omissioni di carità possano cagionare danno alle persone a me care.
Poi mi capita anche di riflettere su un’altra considerazione.
Un mio parente spesso mi “attacca” addossando la colpa di molte cose al fatto che io frequento la parrocchia, ho amicizie con preti e suore, dicendomi di come queste persone mi portino a trascurare me stesso, poiché mi impegnano in molte attività, che pensando alla Chiesa e pregando sono sempre con la testa altrove, distratto.
A volte alcuni lavori che faccio per questi religiosi mi portano a rinunciare allo sport, ad ore di sonno.
Maggiore sono le grazie che ricevo da questi contatti, maggiori sembrano gli attacchi, e come se il nemico volesse farmi cadere toccandomi dal lato emotivo.
In primo luogo tutto ciò mi ferisce poiché questo parente inizia a peccare contro la Chiesa, si mette in stato di agitazione e bestemmia il Signore.
Io mi trovo ad un certo punto a sentirmi responsabile per questa anima.
Qualche volta penso agli attacchi che riceveva Santa Caterina da Siena da parte della mamma Lapa, come si dovesse sentire la santa e come si dovesse preoccupare per la salvezza di lei. Certo non posso paragonarmi a questa celeberrima vergine, ma è giusto per me pensare che siano cagione di tanti fastidi a questo parente i miei peccati oppure possano essere il “nemico” che cerca di rovinare i momenti di grazia?
La ringrazio per l’attività apostolica che svolge su questo sito.
Un saluto


Risposta del sacerdote

Carissimo,
Non lasciarti scoraggiare da quanto ti dice questo tuo parente.
Tu hai ragione quando affermi che la fede è un dono di Dio e che è un dono irrevocabile, come dice san Paolo.
Questo tuo parente ha perso la fede perché non l’ha coltivata.
La fede non è un oggetto prezioso inerte. È come un giardino. E se al giardino non si sta dietro, è inevitabile che le erbacce prendano il sopravvento.

Tuttavia di fronte a chi dice di aver perso la fede per il nostro cattivo esempio, dobbiamo interrogarci per vedere se quello che facciamo è secondo Dio.
Noi dobbiamo evitare di dare scandalo col nostro comportamento. San Paolo stesso dice che tutto è lecito, ma non tutto è conveniente.
Ebbene: se tu trascuri i tuoi doveri perché aiuti sacerdoti e suore, allora sarei io il primo a dirti che questo non va bene.
La prima carità dobbiamo farla a noi stessi, con il compimento esatto del nostro dovere.
Ti dico anche: se il servizio che fai ti fa trascurare sport e sonno al punto che la tua salute ne risente e durante la giornata sei mezzo addormentato e non tratti le persone come si dovrebbe, allora il tuo servizio sarebbe da rivedere.
Ma se tutto questo non c’è e nonostante qualche privazione di sonno fai bene il tuo dovere, vai avanti tranquillo, senza lasciarti scoraggiare da sterili accuse e false critiche.

Mi viene anche da pensare un’altra cosa. Ma quale fede ha perso questo tuo parente: quella che possiede anche il demonio o quella che opera attraverso la carità?
Aver fede non significa semplicemente sapere che Dio c’è (questo lo sanno anche i demoni) ma guardare tutte le cose con l’occhio di Dio  e fare la sua volontà.

Ti ringrazio per aver stimolato queste riflessioni.
Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo