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Quesito
Buongiorno, padre Angelo, come va?
Quest’oggi sono qui per un consiglio per un mio amico. Spiego brevemente l’antefatto.
Sono molto amico di questo ragazzo, che abita molto lontano da casa mia (quindici vediamo solo in estate), ma egli non frequenta la parrocchia, né va a Messa, è “quasi un non credente”.
Alcuni giorni fa è morto suo nonno e ciò lo ha molto turbato. Egli poi ha partecipato ai funerali (in Chiesa Cattolica) di suo nonno e mi ha detto di essere rimasto molto colpito in positivo dalle parole dette dal sacerdote come “Signore, accogli questo nostro fratello nella tua comunità” e ancora “fa che egli possa rimanere nei nostri cuori e che noi possiamo ricordarci di lui” e ancora preghiere per il perdono dei suoi peccati.
Poi, al momento di ricevere la Comunione, ha detto che solo 3 persone, in tutta la chiesa, sono rimaste in piedi per riceverla. Il mio amico mi ha detto cose del tipo: “Sono rimasto stupito che solo 3 persone siano rimaste in piedi, perché l’Eucaristia si accetta sempre. Cosa ne pensi a riguardo?” (il “cosa ne pensi a riguardo fa parte della domanda dell’amico mio a me, quindi è tra virgolette).
Io so benissimo che per ricevere l’Eucaristia bisogna essere in Stato di Grazia, ma il mio amico credo non lo fosse, dato che non frequenta più la chiesa e non ha da molto a che fare con la religione; tuttavia, voglio anche essere cauto nello spiegare questa cosa, quindi volevo chiederle, Padre Angelo, un consiglio su questo, ma soprattutto su quello che sto per descrivere di seguito, che è la cosa credo più importante.
Infatti, il mio amico mi ha detto “Ho sentito una specie di scintilla dentro che non so descrivere, forse sarà stato il momento: ma non è che tante volte è un segno che sto ricominciando a credere in Dio?”
Io sarei veramente felicissimo se il mio amico riuscisse a riavvicinarsi a Dio, ma non voglio né farmi travolgere dall’entusiasmo ed essere precipitoso, né essere rigido nel descrivere le varie cose.
Volevo qualche consiglio da lei, Padre Angelo, su come agire. Aggiungo anche che io e questo amico siamo molto in confidenza e ci sentiamo spesso.
Grazie e buona giornata!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. Il tuo amico, ai funerali del nonno, pur essendo quasi un non credente e non andando mai a Messa, all’invito del sacerdote: “Beati gli invitati alla cena dell’Agnello” si è meravigliato che solo tre persone abbiano fatto la Santa Comunione concludendo che “l’Eucaristia si accetta sempre”. E ti ha chiesto che cosa ne pensi.
2. Questo tuo amico, digiuno di ogni minima informazione religiosa, ha pensato di fare buona cosa ad accostarsi alla Santa Comunione.
Gli è apparso quasi un’ingiuria e un segno di maleducazione non accogliere l’invito. E, anche per rispetto a tuo nonno, l’ha accettato.
Parlando in tal modo, è sembrato quasi mosso dallo Spirito Santo perché l’Eucarestia è il dono più grande che ci ha lasciato il Signore. Come si fa a non accettarlo?
3. Tuttavia il Signore va accolto in maniera degna e cioè purificati dai peccati gravi e santificati mediante la grazia perché la Sacra Scrittura dice: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-30).
Agendo in buona fede e pensando addirittura di compiere un’opera buona questo tuo amico ha commesso sacrilegio solo sotto il profilo materiale, ma non sotto quello morale.
4. E allora chissà che quella specie “di scintilla” che avvertito nel cuore non sia stata una grazia e una chiamata da parte del Signore?
Non lo posso affermare, ma non lo posso neanche escludere.
Tant’è che egli stesso ti ha scritto: “ma non è che tante volte è un segno che sto ricominciando a credere in Dio?”.
È bello pensarlo e inclino a credere che sia proprio così.
Il Signore lo sta chiamando come è avvenuto in un caso analogo che adesso ti riferisco.
5. Il caso analogo è quello raccontato dal filosofo Jacques Maritain ad un giovane della nobiltà cosacca che era andato a trovarlo.
Quel giovane era non credente.
Poiché in quel momento Jacques Maritain era occupato con un’altra persona, gli fu detto di attendere. Attese nella cappella privata di Maritain, che aveva il permesso di custodire la Santissima Eucaristia in casa.
6. Jacques ne approfittò per raccontare a quel giovane, che in seguito divenne domenicano col nome di padre Alex-Ceslas Rzewuski, ciò che si legge in un bel volume scritto da quest’ultimo, intitolato Confessioni di un domenicano, edito dall’editrice Rusconi.
Te lo ripropongo: “Erano quasi le dieci, quando suonammo alla porta. Raissa (la moglie di Maritain, che era di origine russa, n.d.r.) venne ad aprirci. Ci accolse con molta cortesia, e la mia prima impressione fu di freschezza, di semplicità e di una ospitalità molto russa. Ci disse che in quel momento Jacques era con un visitatore; più tardi seppi che l’ospite notturno era Jean Cocteau.
Nel frattempo, Raissa ci introdusse nella piccola cappella, posta al primo piano della loro simpatica casa. Era mezza illuminata. La luce di un lumino vacillava davanti a un altare nel cui tabernacolo, come seppi più tardi, si trovava il Santo Sacramento. Ma allora non sapevo neanche che cosa fosse il Santo Sacramento. Joseph si inginocchiò su un inginocchiatoio, ed io, per non essere fuori posto, su un altro. Restammo così per qualche tempo, in attesa che Jacques ci ricevesse. Là, davanti a qualcosa che mi era sconosciuta, mi sentii dopo un istante invadere da una gran pace; quale avevo provato fino ad allora solo una volta, in quel memorabile 24 dicembre 1916, sul colle di Hamsikey, la vigilia di Natale. Laggiù c’era stata in più un’esperienza straordinaria, un abbagliamento di cui non potevo dimenticare lo splendore. Qui, niente di simile. Era soltanto una grande, autentica, profonda pace, come se fosse stata cancellata sul fondo della mia anima l’inquietudine che portavo sempre dentro di me.
Infine fui introdotto nel piccolo salone dove c’era Jacques. Penso che Joseph sia rimasto nella cappella o che si sia intrattenuto in un’altra stanza con Raissa. Jacques mi parve di mezza età. Era di statura media, con una barbetta leggermente grigiastra e una sciarpa intorno al collo. Era il tipo dell’intellettuale, come lo immaginavo io. Ma ciò che mi colpì, fu la bellezza del suo sguardo. Occhi non molto grandi, appena aperti, ma luminosi, da cui emanava un’immensa bontà. Mi invitò a sedermi e mi pregò di dirgli il motivo della mia visita.
Risposi con semplicità di non sapere troppo bene perché fossi venuto. Era stato Joseph Czapski a condurmi, dato che non ero troppo felice nella vita.
Ne seguì una specie di confessione molto spontanea. Forse gli parlai anche della meravigliosa esperienza a Hamsikey, e della terribile serata a Kiev, quando provai la sensazione del nulla e dell’inferno. Non ricordo esattamente quello che dissi. Maritain mi ascoltava con molta attenzione e bontà.
Quando mi chiese se credevo in Dio, gli risposi negativamente – non era certo il mio caso. «Lei è rimasto davanti al Santo Sacramento» disse e mi raccontò una storia commovente. Durante o dopo la prima guerra aveva conosciuto un’ebrea che non sapeva che cosa fosse il cristianesimo e non praticava neppure la sua religione. Un giorno, la donna entrò nella chiesa di Auteuil. Era epoca di restrizioni ed era necessario presentare la tessera per rifornirsi nelle macellerie, nelle drogherie, ecc. Si guardava intorno distrattamente; la chiesa non le piaceva. Ad un tratto notò che c’erano come dei negozietti sui lati. Vide anche delle persone che si avvicinavano ai chioschetti e si mettevano in ginocchio. Ne fu stupita. Pensando che si vendesse qualcosa, forse in cambio delle tessere, incuriosita, si disse: “Voglio vedere di che si tratta”. Si avvicinò a un «negozietto» e, non appena la persona che era stata lì in ginocchio se ne andò, entrò a sua volta e si inginocchiò… II prete le chiese che cosa aveva da dire, ma lei non sapeva che rispondere e taceva. Davanti a quel silenzio, egli cominciò a farle delle domande. Molto sinceramente, la donna rispose a tutto, senza rendersi conto che si trattava di una confessione. Quando ebbe finito, il prete le disse: «Può avvicinarsi alla Sacra Mensa». Tornò a casa molto stupita di quel che era avvenuto, senza sapere che cosa volesse dire. Non dormì male, ma il giorno dopo era ossessionata dall’idea della «Sacra Mensa» e, come spinta da una forza misteriosa, ritornò nella chiesa. Un prete stava dicendo la messa… A un certo momento, vide le persone dirigersi verso l’altare e inginocchiarsi. Le seguì e ricevette la comunione. Non sapeva che cosa fosse, ma si sentì invadere dalla gioia. Tornò a casa ancora più stupita della vigilia, e si disse: “Voglio sapere di che si tratta!”.
Ignorava sia la religione, sia il Vangelo. La cosa andò avanti per dei mesi, durante i quali continuò a comunicarsi e a confessarsi nel «negozietto». Raccontava tutto con sincerità al prete che l’ascoltava, ma non aveva il coraggio di confessare di non essere cattolica. Nel frattempo, si procurò dei libri, dato che era una persona istruita; lesse i Vangeli, il catechismo e un giorno, finalmente, dopo mesi, prese il coraggio a due mani e, quando andò al confessionale, rivelò al confessore che non era né battezzata né cattolica. Ed ecco l’happy end (il lieto fine): il prete comprese la situazione, la istruì, le impartì il battesimo. In seguito fu un’ottima cattolica.
La storia mi toccò, la trovavo bella. L’incontro con Maritain durò un’ora buona; si faceva tardi e dovevo andarmene. Lo lasciai a malincuore, ancora avvinto dalla sua semplicità, dal suo modo così diretto e aperto di porre le domande. Quando mi accomiatai, mi disse: «Credo che dovrebbe andare da un prete; le consiglio Monsignor Ghika. Sta nell’abbazia benedettina della Source, vicino a lei, ad Auteuil». Monsignor Ghika, mi spiegò, era di origine rumena e un ortodosso convertito” (pp. 244-246).
Alex Rzewuski andò da questo prete che lo convinse a confessarsi.
E di qui iniziò il suo avvicinamento a Cristo che lo portò a frequentare i monaci benedettini di Solesmes per poi approdare al convento dei domenicani di Saint Maximin nei pressi di Marsiglia. Qui si fece domenicano e, al nome di Alex, aggiunse quello di Ceslas, beato domenicano polacco che insieme con il fratello San Giacinto ricevette il nostro abito dal Santo Padre Domenico.
7. Tornando a quanto mi hai detto, penso che sia opportuno premere su quell’esperienza.
Forse la narrazione di quanto ti ho scritto può giovarti.
Procura pertanto di aiutarlo a muovere i primi passi nella conoscenza di Gesù Cristo.
È il Signore che te lo affida.
Nel frattempo prega molto per lui, soprattutto col Santo Rosario, e offri al Signore qualche sacrificio perché è attraverso questa strada che passano le conversioni.
Assicurando la mia preghiera per te e per lui, vi auguro ogni bene e vi benedico.
Padre Angelo