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Quesito

Caro padre Angelo,
la spero bene e le scrivo perchè recentemente ho avuto una discussione con un amico non credente che alla mia domanda sul perchè non crede mi ha risposto con le seguenti argomentazioni su cui al momento non ho saputo dargli una risposta convincente:
1) Dall’aldilà non è mai tornato indietro nessuno.
2) Non ci sono prove certe sull’esistenza di Cristo e la Resurrezione a parte i Vangeli i quali però sono stati scritti dai 60 a più anni dopo la morte di Cristo e pertanto non sono attendibili.
3) Se i Vangeli sono stati scritti 60 e più anni dopo la morte di Cristo chi li ha scritti? Gli apostoli e i primi discepoli, vista l’età media di allora, avrebbero dovuto essere già defunti.
Come posso rispondere in modo convincente all’amico?
La ringrazio per la disponibilità e la saluto cordialmente
Pietro


Risposta del sacerdote

Caro Pietro,
1. Non è vero che dall’aldilà non sia tornato indietro nessuno.
È vero che, a rigore di termini, Gesù non è tornato dall’aldilà. Ma in ogni caso è venuto dall’aldilà.
Lui stesso ha rivendicato questa sua singolare origine quando ha detto: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo” (Gv 8,23).

2. Quasi per dare ulteriore conferma a Cristo che è venuto dall’aldilà, la storia della Chiesa è costellata di apparizioni di Gesù, della Vergine, degli Angeli e dei santi.
Queste apparizioni fanno parte delle rivelazioni private, beninteso. Ma anche le rivelazioni private hanno il loro significato. E il primo di questi significati è propri quello di confermare con segni l’autenticità della Rivelazione di Gesù Cristo.

3. Quando uno dice che non crede all’esistenza storica di Gesù Cristo significa che è molto prevenuto e schiavo dei propri pregiudizi.
Perché non mette in dubbio l’esistenza di Giulio Cesare o di Alessandro Magno?
Eppure Cristo ha lasciato sulla terra qualcosa di ben più grande di quello che hanno lasciato i due che ti ho citati.
Ha scelto come suoi collaboratori dei poveri pescatori. Come avrebbero potuto costoro essere all’origine della più grande rivoluzione della storia?
Pietro, Giacomo e gli altri avrebbero versato il sangue per difendere una loro menzogna? Dovunque hanno accettato di essere messi a morte pur di non rinnegare Cristo, col quale sono vissuti per tre anni.

4. Sulla base di che cosa il tuo interlocutore asserisce che i vangeli sono stati scritti 60 anni dopo Cristo?
Se è tutta un’invenzione, Cristo potrebbe essere vissuto nella loro mente solo il giorno prima della loro pubblicazione!
La vicenda del vangelo di Luca è molto eloquente.
Il suo autore, che è lo stesso degli Atti degli Apostoli, accenna in questo secondo libro a quello scritto precedentemente, e cioè al Vangelo.
Ora gli Atti degli Apostoli si arrestano alla venuta di Paolo a Roma. Siamo verso il 62.
Molti si sono domandati e si domandano: se fossero stati scritti posteriormente, perché non avrebbero descritto il martirio di Pietro e di Paolo così come hanno descritto il martirio di Stefano e dell’apostolo Giacomo?
Pertanto se gli Atti si chiudono verso il 62, significa che il vangelo di Luca stato scritto qualche anno prima.

5. Nella prefazione al Vangelo San Luca scrive: “ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi” (Lc 1,3).
Siamo dunque a 25 anni danni dalla morte di Gesù.

6. Senza dire del vangelo di Marco, di cui Papia, compagno e amico di San Giovanni, dice che scrisse il Vangelo subito dopo la richiesta fatta dai romani. Siamo nel 42.

7. Dì pure al tuo amico che non è serio dare giudizi storici a lume di naso.
Se vuole attenersi alla storia, deve essere documentato. Diversamente è superficiale.

8. Solo del vangelo di Giovanni si dice che è stato scritto circa 50-60 anni dopo. Ma Giovanni, 50 o 60 anni dopo, era ancora vivo.
Tra l’altro scrisse l’Apocalisse verso il 95.
E, a quanto dice Papia che è stato suo amico, morì vecchissimo, certamente dopo il cento.
Qualcuno fissa la morte di Giovanni verso il 115. D’altronde aveva 14-15 anni quando fu chiamato dal Signore.

9. Tuttavia, caro Pietro, non pensare di convincere il tuo interlocutore con le prove o le dimostrazioni.
Se il suo cuore è chiuso e ostinato, c’è ben poco da fare.
Ricorderai la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Il ricco, che è all’inferno, dice ad Abramo: “Allora, padre, ti prego di mandarlo (Lazzaro) a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi” (Lc 16,17-30).

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo