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Quesito

Buongiorno Padre,
preparando una coppia al matrimonio mi è stato sollevato il seguente quesito, che peraltro è un caso ahimè abbastanza comune.
Nell’imminenza del Matrimonio (a titolo di esempio, sei mesi prima delle nozze) uno dei due fidanzati tradisce l’altro, commettendo il peccato della fornicazione alcune volte con un/una collega di lavoro.
É sinceramente pentito, e – nonostante la difficoltà derivante dal lavorare quotidianamente a contatto con la persona con la quale ha commesso il peccato – è deciso a correggersi e prepararsi al matrimonio al meglio.
Non vorrebbe informare la persona tradita per non farla soffrire.
La parte che ha commesso il peccato ha il dovere di informare la persona tradita prima della celebrazione delle nozze? (o, specularmente, la parte lesa ha il diritto di sapere che tipo di persona sta sposando?)
Sarei portato a dire di sì, perché si tratta di un fatto che se scoperto dopo il matrimonio potrebbe minare gravemente la stabilità del vincolo. Inoltre l’”incidente” è avvenuto nell’imminenza del matrimonio, il che sembrerebbe un’aggravante.
Mi domando se un episodio di questo tipo non rientri in quella domanda dell’esame dei nubendi circa l’aver tenuto nascosto qualcosa che potrebbe turbare gravemente la vita coniugale.
La ringrazio tanto per il suo tempo e il suo ministero al servizio di tante persone.
Il Signore la ricompensi!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ho tardato a rispondere perché non è facile giungere ad una conclusione.
Da una parte il sacerdote non si può imporre al penitente di rivelare i propri peccati a qualsiasi persona perché renderebbe odioso il sacramento della penitenza (rendere odioso era l’espressione usata dagli antichi autori di teologia morale per indicare che i fedeli si sarebbero accostati con maggiore difficoltà a questo sacramento di salvezza).

2. Inoltre la rivelazione di un simile comportamento non solo sarebbe causa di sofferenza per la futura sposa, ma anche di continuo sospetto per tutta la vita matrimoniale.

3. Si obietta giustamente: ma non si ha il diritto di conoscere la persona che si sposa?
Sì, è vero. Ma quando una persona si prepara il matrimonio tradendo la fedeltà della futura sposa in genere succede perché tra i due c’è già un comportamento scorretto: quello di consegnarsi a chi non ci appartiene.
Il rapporto sessuale prematrimoniale è proprio questo.

4. È difficile che un giovane che vive castamente il proprio fidanzamento si lasci trasportare dalla libidine e tradire la propria fidanzata.
Qualora succedesse, sarebbe il primo, proprio a motivo della sua serietà, a non sentirsi preparato al matrimonio.

5. È più facile invece che il tradimento prematrimoniale avvenga proprio perché i fidanzati non sanno affatto che cosa sia la castità.
Ebbene, proprio alla luce del principio che i rapporti sessuali prematrimoniali non sono leciti perché ci si consegna a chi non ci appartiene, la futura sposa – sebbene inconsapevolmente – ha favorito per il suo fidanzato le premesse a consegnarsi a chi non le apparteneva.
Anzi, non solo ha posto le premesse, ma ha fatto sì che questo avvenisse innanzitutto con lei.

6. È vero che l’infedeltà prematrimoniale costituisce un’aggravante rispetto ai rapporti tra fidanzati.
Ma è anche vero che questa aggravante è stata favorita con il proprio comportamento.

7. Che fare allora?
Un sacerdote quando si trova di fronte ad un caso del genere può temere che ogni risposta non sia esatta.
Forse gli può apparire migliore la via di rivelare alla futura sposa la propria debolezza perché sia edotta pienamente su chi sposa.
In ogni caso io – salvo meliori iudicio (vale a dire: ben disposto ad accogliere una sentenza migliore) – non obbligherei il fidanzato a rivelare alla futura sposa il suo comportamento.
Prenderei atto con grande sofferenza personale che il matrimonio che stanno imbastendo non ha fondamenta sicure.
L’esperienza insegna che le infedeltà coniugali hanno le loro promesse nel fidanzamento: e non tanto per le infedeltà prematrimoniali, che si spera non siano all’ordine del giorno, ma soprattutto per l’assenza totale di castità.
A questo proposito mi piace ricordare che “la castità è energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione”. Così l’ha definita il santo Papa Giovanni Paolo II in Familiaris consortio, n. 33.

Chiedendo scusa per il ritardo nella risposta, ti auguro ogni benedizione celeste e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo