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Quesito
Gentilissimo padre Angelo,
premetto che non sono credente, anche se tengo in grande considerazione la fede di chi lo è. Seguo da tempo e con passione le risposte che dà alle domande di molti cristiani, e noto che ogni volta riesce a farlo con la massima onestà intellettuale e sulla scorta di un’ottima preparazione. Da un po’ alcune domande mi ronzano per la testa, per cui mi sono risolto a proporgliele. Mi rendo conto che si tratta di interrogativi piuttosto pesanti, che non possono essere esauriti in una email: per questo la ringrazio in anticipo per il tempo che vorrà concedermi. Metto le mie domande in elenco per facilitarle la lettura e la risposta:
1) Che cosa si intende per trascendenza di Dio? Da studente di filosofia, ho spesso a che fare con il concetto di trascendenza, ad esempio nell’idea del Bene della dottrina platonica. Eppure, la trascendenza di Dio non riesco ad afferrarla pienamente: significa che Dio si trova fuori dal mondo? Oppure che contiene il mondo? O semplicemente è oltre il mondo?
2) Che cosa significa che Dio è amore? Quando ero piccolo pensavo che fosse improprio attribuire ad un ente infinito delle qualità tipiche di noi esseri finiti. Mi è stato spiegato, non ricordo da chi, che l’amore di Dio è diverso da quello umano, ma non incomparabilmente diverso, poiché il nostro amore discende da quello di Dio, anche se noi, nella nostra limitatezza, possiamo afferrarne solo una parte. Volevo sapere se concorda con questa spiegazione.
3) Sant’Agostino ci dice che non ha senso chiedersi cosa facesse Dio prima di creare il mondo, poiché il prima e il dopo, cioè il tempo, sono venuti ad essere solo con la creazione: Dio non ha tempo. Eppure, c’è stato un momento nella storia in cui ha creato il mondo (diciamo pure il "tempo zero"), e un momento successivo in cui il mondo era creato, e quindi Dio ha in qualche modo smesso di crearlo. Questo farebbe pensare che Dio, infondo, sia immerso nel tempo. Vorrei sapere la sua spiegazione a riguardo.
Infine, una richiesta che potrebbe suonare strana da un non credente, ma che ritengo più importante delle domande che le ho fatto qui sopra: mi rendo conto di non avere titoli per farlo, ma volevo chiederle se potesse trovare il tempo di dire una preghiera per me. Il fatto è che, ormai da parecchio, la mia ragione accetta l’idea di Dio, eppure sento un vuoto desolante dentro il cuore, come se fossi lontano anni luce da Lui, e questa fosse la ragione che alla fine mi impedisce di credere. Il mio ateismo non è mai stato dettato da problemi di ordine razionale o scientifico, quanto piuttosto da una sensazione di abbandono e aridità spirituale: una condizione di estrema solitudine interiore. La settimana scorsa mi sono trovato sul letto a pregare, con un incredibile vuoto di memoria rispetto a ciò che avevo fatto nel lasso di tempo precedente: recitavo le preghiere che mi erano state insegnate da bambino come se le parole sgorgassero automaticamente dalla mia bocca, eppure ogni singola sillaba la sentivo piena e bella come l’universo. Da quel momento ho ripreso a pregare, e per questo chiedo anche il suo aiuto.
Scusandomi per la lunghezza della email
Un caro saluto,
Matteo
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
1. trascendenza deriva da trascendere, che significa andare oltre.
Le realtà spirituali sono trascendenti perché vanno oltre quelle materiali.
Molto spesso il concetto di trascendenza è applicato a Dio e si dice che Dio è infinitamente trascendente. E cioè: Dio è infinitamente al di sopra di tutte le realtà materiali e spirituali. Dio è nel soprannaturale.
S’intende anche che Dio è infinitamente oltre il mondo. Infatti tra il finito e l’infinito esiste una distanza infinita.
2. Circa l’affermazione che Dio è amore.
Hai ragione quando dici che è improprio attribuire ad un ente infinito delle qualità tipiche di noi esseri finiti.
Quando le applichiamo a Dio, le intendiamo in una maniera infinitamente superiore (per questo si parla di analogia).
Nel Nuovo Testamento gli scrittori sacri non dicono che Dio è amore (anche se in italiano viene tradotto così), ma dicono che Dio è agàpe.
Gli scrittori sacri non hanno trovato nessuna parola che potesse esprimere l’amore di Dio e ne coniarono quasi una nuova: agàpe, che indica la maniera divina di amare.
San Tommaso in termini teologici dice che l’amore di Dio è diverso dal nostro perché noi amiamo una realtà perché ci affascina, Dio invece dona alle realtà il fascino che possiedono, dona ad esse la bontà per cui diventano amabili.
Ecco le sue precise parole: “Dio non ama il bene come lo amiamo noi. Infatti, poiché la nostra volontà non è la causa della bontà delle cose, ma anzi, è mossa da tale bontà come dal suo oggetto, l’amore col quale vogliamo il bene per qualcuno non è causa della sua bontà, ma al contrario, la sua bontà, vera o supposta, suscita l’amore col quale vogliamo che conservi il bene che ha o acquisti quello che non ha ancora. A questo indirizziamo i nostri sforzi. Quello di Dio, invece, è un amore che infonde la bontà nelle creature” (s. tommaso, Somma teologica, I, 20, 2).
Quando dici “che l’amore di Dio è diverso da quello umano, ma non incomparabilmente diverso, poiché il nostro amore discende da quello di Dio, anche se noi, nella nostra limitatezza, possiamo afferrarne solo una parte” dici bene, ma non è tutto.
3. Riferisci in maniera esatta il pensiero di Sant’Agostino, ma poi senza accorgertene applichi la nozione di tempo a Dio.
Al momento della creazione la mutazione, il passaggio, non è avvenuto in Dio, ma nella creazione. Prima la creazione era solo nella mente di Dio. Adesso è anche ad extra, fuori di Dio.
Ma rimane improprio domandarsi che cosa facesse Dio prima, dal momento che non c’era e non c’è in Lui un prima. Semplicemente é.
Già Aristotele, filosofo pagano vissuto prima di Cristo, era giunto a dire che Dio è atto puro, e cioè atto senza mescolanza di potenza. Non c’è in lui passaggio dalla potenza all’atto.
Anzi ha detto che è motore immobile: nel momento della creazione ha mosso, ma non si è mosso, cioè non è passato dalla potenza all’atto.
Se tu dici: “prima che cosa faceva Dio”, metti la potenza, il divenire in Lui. E questo è sbagliato.
Capisco però il tuo modo di ragionare, perché noi siamo nel tempo e applichiamo le nostre categorie temporali anche a realtà che non sono temporali, ma sono nell’eterno.
4. Sono contentissimo di poter pregare per te. Ho già cominciato e mi auguro che tu ne senta l’effetto.
Mi scrivi: “Il fatto è che la mia ragione accetta l’idea di Dio, eppure sento un vuoto desolante dentro il cuore, come se fossi lontano anni luce da Lui, e questa fosse la ragione che alla fine mi impedisce di credere”.
Senti il vuoto desolante perché Dio non riempie ancora con la sua presenza personale la tua vita.
Non basta sapere che Dio c’è per sentirsi riempiti di Lui.
Che Dio c’è lo sanno anche i demoni, ma non godono della sua presenza.
La presenza personale di Dio è legata alla grazia e alla carità che ne è il principio vivificante.
La grazia, la carità la si riceve come dono di Dio nel momento in cui si ottiene il perdono dei peccati.
San Giovanni Dio: “Dio è (carità) amore; chi rimane nell’amore (carità) rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16).
È in virtù di questa presenza, legata ad una realtà soprannaturale (la grazia, la carità) che si gode della presenza personale di Dio e si sente Dio dentro di sé.
È a questo punto che san Tommaso dice che “solo Dio sazia e tutto ciò che è meno di Dio non sazia”.
L’esperienza che hai fatto quando hai recitato in quel momento di sgomento le preghiere che ti sono state insegnate da bambino sono un assaggio di grazia.
Mi scrivi con espressione molto significativa per me e credo anche per te: “ogni singola sillaba la sentivo piena e bella come l’universo”.
Ecco un assaggio di pienezza.
Con questo posso dire che Cristo sta premendo presso il tuo cuore: lo vuole occupare con la sua presenza, col suo modo di amare, di pensare e di vivere.
Sono certo che i nostri visitatori non mi lasceranno solo nel pregare per te. Forse, leggendo questa corrispondenza, subito si metteranno a compiere questo gesto di carità così bello come è quello di pregare per un giovane ateo nel quale Dio sta per fare irruzione.
Ti ringrazio per le domande che mi hai fatto, ti assicuro ancora la mia preghiera e ti benedico.
A presto!
Padre Angelo