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Quesito
Ho un problema: so di saper voler bene, forse; ma credo proprio di non sapere amare e di non aver mai veramente amato nessuno, nei miei 73 anni di vita.
Non parlo solo dell’Amore coniugale, ma anche dell’amore che riguarda altre relazioni: ad esempio l’Amore paterno verso i figli e l’Amore filiale verso i genitori; per non parlare dell’Amore verso Dio!
Vorrei bruciare d’Amore ardente verso Dio! E vorrei amare gli altri di un Amore in esso radicato, ma mi sento, a stento, solo un po’ tiepido.
D’altra parte, è ridicolo dire di voler bene a Dio! Di voler cioè il Suo bene.
Con Lui, che è già il Sommo Bene, bisognerebbe intessere un rapporto d’Amore.
Ma come fare? Come far nascere questo sentimento?
Che posso fare?
Distinti saluti.
Giancarlo
Risposta del sacerdote
Caro Giancarlo,
1. forse esageri un poco nell’affermare che nei tuoi 73 anni di vita non sei stato capace di amare veramente nessuno.
Certo, il nostro amore potrebbe essere indubbiamente sempre più puro e sempre più forte.
Ciò non significa però che non siamo capaci di amare.
Inoltre l’amore non va confuso con il sentimento, anche se spesso si accompagna.
Talvolta non si prova nulla, anzi, addirittura si può provare disgusto come quando si accoglie e ci si dedica una persona maleodorante. Tuttavia si tratta di un vero atto di carità e d carità sopraffina!
2. Santa Teresa di Gesù bambino applicava a se stessa le parole che si leggono del profeta Isaia: “Come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia” (Is 64,5).
Tuttavia si sentiva consolata dal fatto che vivendo in grazia, innestata in Gesù Cristo come tralcio alla vita, le sue azioni acquisivano una grande perfezione.
Scrive infatti: “Io posso fare ben poco, o piuttosto nulla da sola. (…). Infatti lo zero, per se stesso, non vale nulla; se però si mette vicino all’uno, diventa potente, purché – s’intende – si collochi al posto giusto, dopo e non prima!…” (Lettera 202, a padre Roulland, 9 maggio 1897).
3. Detto in altri termini: le nostre azioni possono essere uno zero, anzi, una fila di zeri.
Ma, vivendo in grazia, Gesù Cristo davanti a quella fila di zeri mette un uno. E quella fila di zeri acquista un valore enorme.
Questa è la nostra consolazione!
4. In riferimento all’amore per Dio: è vero quello che dici. Che cosa possiamo dare a Dio se tutto è suo!
C’è una cosa che possiamo fare: procurare che Dio possa abitare nel cuore degli uomini ed essere così amato e glorificato da più persone.
In tal modo il nostro amore per lui si estrinseca nell’amore soprannaturale per il nostro prossimo.
5. Dice Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa: “Noi non possiamo fare utilità a Dio, né amarlo di questo primo amore.
Tuttavia io vi dico che Dio ci chiede che, come egli ci ha amati senza alcun riguardo alla propria utilità, così vuole che anche noi lo amiamo senza riguardo alla nostra utilità. Ma in che modo potremo fare questo? Con quel mezzo che egli ci ha offerto perché possiamo amarlo liberamente e senza alcun riguardo di interesse e utilità personale: dobbiamo cioè essere utili non a lui che non possiamo, ma al prossimo nostro” (Lettera 94).
E ancora: “Quanto più amerete Dio, tanto più il vostro amore si distenderà ad amare il vostro prossimo, sovvenendolo spiritualmente e temporalmente in tutte le sue necessità” (Lettera 180).
6. Chiedi come far nascere questo sentimento.
Ebbene, poiché non si tratta solo di un sentimento ma di una volontà, e di una volontà di ordine soprannaturale, va domandato a Dio.
Questo amore soprannaturale che in termini biblici e teologici viene chiamato carità è infuso da Dio nei nostri cuori.
La Sacra Scrittura dice che “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5)
Il Magistero della Chiesa ha ribadito l’origine divina della carità nel concilio di Orange (anno 529) affermando che “la fortezza dei pagani è frutto della cupidità mondana, ma la fortezza dei cristiani viene dalla carità di Dio che è stata diffusa nei nostri cuori, non dal libero arbitrio, che è nostro, ma dallo Spirito Santo che ci è stato dato” (DS 387).
E ancora: “Amare Dio è unicamente dono di Dio. Ci ha dato di amarlo Colui che ama, senza essere amato. Siamo stati amati mentre ne eravamo sgraditi, affinché avvenisse in noi ciò per cui piacessimo” (DS 395).
Pertanto lo si accresce domandandolo.
Il vecchio atto di carità che forse avrai imparato da bambino si concludeva così: “Signore fa che ti ami sempre più”.
7. San Tommaso però ricorda che la carità, sebbene sia dono di Dio, richiede tuttavia in noi la disponibilità ad accoglierla.
“Due disposizioni occorrono per ottenere la carità.
Innanzitutto, un attento ascolto della Parola di Dio. E questo è ben evidente da quanto capita tra noi: quando sentiamo parlare bene di uno, veniamo infiammati a volergli bene. Allo stesso modo, ascoltando la Parola di Dio, veniamo accesi d’amore per lui: “Purissima (molto infiammata) è la tua Parola, il tuo servo la predilige” (Sal 119,140). Ecco perché quei due discepoli, ardenti di amore divino, dicevano: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre egli ci parlava lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).Così pure leggiamo che, durante la predica di Pietro, lo Spirito Santo discese sugli ascoltatori della divina Parola. Questo capita spesso anche durante le predicazioni: coloro che col cuore indurito vi accedono, si accendono d’amore divino alla parola del predicatore.
Secondo, il pensiero continuamente rivolto al bene: “Ardeva il cuore nel mio petto” (Sal 39,4).Allora, se vuoi ottenere l’amore divino, pensa cose buone. Infatti chi, pensando ai benefici ricevuti, ai pericoli scansati, alla beatitudine promessagli da Dio, non si accende d’amore divino, è proprio di sasso. In genere, come i cattivi pensieri distruggono la carità, così quelli buoni la acquistano, la nutrono, la conservano. Perciò ci vien comandato: “Togliete via dal mio sguardo il male che è nei vostri pensieri” (Is 1,16). Inoltre: “I pensieri perversi allontanano da Dio” (Sap 1,3)” (In duo praecepta caritatis et in decem legis praecepta expositio).
Con questo augurio, ti benedico, ti auguro una felice e Santa Pasqua e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo