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Quesito

Caro Padre Angelo,
Le scrivo per chiederle qualche chiarimento e consolazione in un mio momento di grande sconforto.
Non riesco a capire che cosa stia succedendo alla mia amata Madre Chiesa. Mi sono convertito alla Chiesa cattolica circa un anno fa, dopo una vita vissuta lontano dal vero Dio e con grande gioia ho riconosciuto nella Santa Chiesa cattolica romana l’unica vera Chiesa di Cristo. Amo molto la Santa Messa e il Rosario e pur con tanti limiti e alcune cadute mi sforzo di seguire il Signore e di santificarmi con la Sua grazia, perché senza di Lui non posso nulla. 
Da qualche tempo però mi sto ponendo alcune domande. La più importante di queste riguarda il dibattito nella Chiesa sulle cosiddette "coppie gay" e sui divorziati risposati. Vedo che persino nel Sinodo sono emerse posizioni che sembrano tendere ad allentare la morale cattolica su questi temi (penso ai vescovi tedeschi, belgi e del Nord Europa) o comunque a tentare soluzioni di compromesso. Vi sono poi episodi che francamente mi sconcertano: l’ultimo riguarda la delegazione di scout cattolici che pochi giorni fa è stata ricevuta dal Papa, e il pomeriggio stesso, stando alle informazioni dei giornali, si è recata al Gay Pride in solidarietà coi partecipanti. Addirittura alcuni di loro hanno redatto una "Carta del Coraggio" in cui chiedono alla Chiesa concessioni sulla questione delle "coppie" gay!
Sono perplesso: com’è possibile che nella Santa Chiesa di Cristo vengano tollerate e si diffondano queste manifestazioni contrarie alla morale e ai comandamenti di Dio, quando persino gli scismatici ortodossi e gli evangelici fondamentalisti, che si sono staccati dalla loro Madre, rimangono fermi sulla difesa dell’etica cristiana e non cedono a compromessi?
Penso anche a certe interpretazioni del concetto di "misericordia"  che provengono da alcuni teologi nordeuropei, in cui questo attributo della natura di Dio sembra essere considerato come separato dalla Sua giustizia, quasi che Dio perdonasse sempre e comunque ogni nostra condotta, senza bisogno di vedere in noi pentimento e conversione. 
Altra cosa che mi lascia perplesso è l’assenza quasi totale, nelle prediche domenicali a cui assisto, dell’invito alla conversione, della necessità di pentirsi e cambiare vita per avere la salvezza. Non si parla quasi più dell’inferno, dei "novissimi", degli ultimi tempi! Si parla tanto di problemi sociali e politici e poco della salvezza delle nostre anime, che è il fine per il quale Nostro Signore si è incarnato.
Mi scusi per la lunghezza della mia lettera, ma vivo un momento di sofferenza per la Chiesa che amo e continuerò ad amare sempre, ma che vedo attraversata da spinte verso direzioni che la mia coscienza cristiana giudica sbagliate e pericolose. Forse invece sono io a sbagliarmi: non pretendo affatto di giudicare la mia Madre.
Un saluto fraterno in Cristo
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. comprendo molto bene lo sconforto che puoi provare per quello che senti e per quello che vedi.
Quello che riferisci nella tua mail è un dato di fatto.
Durante il Sinodo si sono sentite voci contrarie al Vangelo e al Magistero della Chiesa.
Erano voci create dai mezzi di comunicazioni sociali per condizionare il Sinodo o erano voci reali?
È difficile dare la risposta.
Forse si sarebbe tentati di dire con sapienza salomonica che c’è del vero nell’una e nell’altra interpretazione.
In ogni caso la conclusione è stata quella di un senso di smarrimento.
Chi da poco è approdato alla Chiesa, come nel tuo caso, questo smarrimento lo avverte in maniera ancora più forte.

2. Che fare in questa situazione?
Continua ad accostarti a Cristo attraverso i sacramenti della Chiesa.
Questa è la vera Chiesa.
I sacramenti sono le grandi arterie che trasmettono a te la vita di Cristo, la vita della grazia.
Qui nei sacramenti incontri Cristo che ti purifica, ti illumina e ti santifica.
Qui ti viene comunicata quella giustizia interiore, quella pace e quel gaudio spirituale che a detta di San Tommaso sono i segni più belli della presenza del Regno di Dio dentro di noi.

3. Se guardi da questo punto di vista ti accorgi subito che tutte le discussioni o i polveroni sollevati sono certamente dei problemi, ma tutto sommato rimangono marginali per la vita un cristiano.
Qui non si tratta di principi, che sono pur importanti, ma della vita divina messa dentro le nostre vene.
Nessuna chiesa evangelica può darti quanto ti viene comunicato nei sacramenti e principalmente nell’Eucaristia: perché qui l’anima viene inondata di grazia, è colmata dalla presenza personale di Cristo e da tutto il Paradiso, perché “questo gran Re non viene mai da solo, ma accompagnato dal suo corteo regale, che prega in noi e prega con noi”, come diceva Santa Teresa d’Avila.
La vita cristiana è anzitutto questa.

4. Venendo adesso al Sinodo, era inevitabile che venisse fuori anche il problema dei gay.
E qui ognuno, come ha ricordato il Signore (Mt 12,34), ha parlato dall’abbondanza del proprio cuore, e forse anche della propria vita.
Ora il dramma che avviene in coloro che hanno una condotta gay anche quando si professano cristiani è che, pur rimanendo credenti in Dio, perdono l’orientamento soprannaturale.
Orientamento soprannaturale e condotta sessuale depravata non possono stare insieme: “La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda” (Gal 5,17).

5. Se le cose stanno così, non ci si meraviglia che a queste persone sfugga il senso della legge morale, che è quello di portare a Cristo, di portare in Dio, alla santificazione.
Ti trovi allora di fronte a persone magari anche all’interno della Chiesa che giudicano solo dal punto di vista sociologico perché quello soprannaturale a loro sfugge. Sembrano dimentiche dell’enormità dei peccati di sodomia che secondo la Sacra Scrittura gridano verso il cielo!
Dai mezzi di comunicazione sociale si è avuta l’impressione che chi dice che la sodomia è peccato e perversione del disegno di Dio sulla sessualità sia retrivo, ottuso, fondamentalista, che debba correggersi…
C’è una logica che porta a giudicare così: perso il senso del soprannaturale, dimenticata non in teoria ma nella pratica la chiamata alla santità, non senti più parlare di necessità della conversione, di pentimento, di rinnegamento del peccato.
San Pietro invece, colmo di Spirito Santo, parlava diversamente secondo quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli aveva il coraggio di dire: “Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!»” (At 2,40).

6. Accenni alla misericordia.
Anche qui ci sono degli equivoci.
È vero che Dio è misericordioso e usa sempre misericordia, ma alcuni non la ricevono, la rifiutano.
Nel Magnificat la Madonna dice: “di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono” (Lc 1,50).
San Tommaso riporta il seguente commento della Glossa: “Ora egli (Dio) non ha compassione in qualsiasi modo, ma verso coloro che il timore frenò in qualsiasi nazione; perciò si dice: su coloro che lo temono; vale a dire su coloro che, guidati dalla penitenza, si convertono alla fede e alla penitenza; infatti coloro che sono ostinati, a causa del vizio dell’incredulità si sono chiusi le porte della misericordia” (cf. San Tommaso, Catena aurea  sul Vangelo di Luca).
La misericordia di Dio, dunque, non è ricevuta da quelli che non lo temono, ma da “coloro che, guidati dalla penitenza, si convertono alla fede e alla penitenza”.

7. Continua dunque ad amare Cristo, a vivere in Cristo e di Cristo attraverso la Chiesa, che giustamente senti ed è tua madre.
Anche le sofferenze che ti vengono dal suo interno siano un’occasione per te per progredire in Cristo e per giungere a ripetere insieme con san Paolo: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

p. s.: la mail di Alessandro è stata scritta il 19 giugno 2015, prima della seconda sessione del sinodo straordinario dei Vescovi e la risposta che ora viene pubblicata è stata scritta il 9 gennaio 2016, prima della pubblicazione del documento pontificio.