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Quesito

Gentile Padre Angelo,
mi sono da poco tempo dedicato alla recita della "Coroncina alla Divina Misericordia". Volevo rivolgerLe una questione riguardo ad Essa. Nelle promesse si legge, infatti, che " Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte- cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia- anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una sola volta…". Vengo ora alla domanda. Mi chiedevo come fosse conciliabile tale promessa con il peccato mortale. Questi, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, può essere rimesso solo in Confessione; eppure, quell’accenno al "peccatore più incallito" verso il quale Dio rivela la Sua infinita Misericordia mi ha fatto sorgere qualche dubbio; come se essa bastasse per rimettere anche il peccato mortale. La Misericordia, inoltre, viene connotata come l’attributo più grande di Dio, ma non dovrebbero essere tutti infiniti? Riguardo al peccato mortale ne approfitto per farLe un’ulteriore domanda; uno sguardo impudico può costituire materia grave, causa di peccato mortale, unito alle altre due necessarie condizioni? Dal pensiero di Tommaso mi è parso di capire di sì. Mi chiedevo, però, se all’interno della Chiesa e della Tradizione vi fossero anche posizioni differenti e fondate. La ringrazio del tempo dedicatomi e del grande servizio reso. Ho pensato di inviarLe nuovamente la mail nel caso fosse andata perduta. Mi scusi!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la promessa fatta da Nostro Signore a santa Faustina Kowalska che tu mi hai riportato “Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte- cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia- anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una sola volta…” è vera, ma va intesa bene.

2. La misericordia di Dio non è un’azione per la quale Dio fa finta che noi non abbiamo peccato e che produce i suoi effetti anche se uno non è pentito dei propri peccati.
La misericordia di Dio è invece quell’azione che produce il pentimento e al pentimento segue il perdono.

3. Pertanto la misericordia che Dio usa ad un peccatore incallito sul letto di morte è la misericordia che suscita in lui il vero pentimento.
Nel vero pentimento è sempre incluso, almeno implicitamente, il proposito di confessarsi. Infatti si è realmente pentiti quando si è disposti a fare tutto ciò che Dio ha stabilito per la remissione dei peccati.
E poiché Dio per la remissione dei peccati ha stabilito la confessione (Gv 20,23), il vero pentimento almeno implicitamente rimanda alla confessione.

4. A questo pentimento è sempre accompagnata la grazia santificante.
Anzi il pentimento è causa e frutto nello stesso tempo della grazia che ci precede e ci accompagna.
Sicché non è mai possibile che uno possa salvarsi se non si trova in grazia e cioè senza pentimento e con l’affetto distaccato dal peccato.

5. La Misericordia, inoltre, viene connotata come l’attributo più grande di Dio. Tu mi chiedi giustamente: ma gli attributi divini non sono tutti infiniti?
Questo è vero.
Tuttavia partendo dal versetto della Scrittura in cui si dice che “tutte le vie del Signore sono misericordia e verità (Sal 24,10) S. Tommaso afferma che “è necessario trovare la misericordia e la verità in ogni opera di Dio” sicché la misericordia sta a capo di tutto l’operare di Dio (Somma teologica, I, 24, 4).
A motivo di questa priorità rispetto alle altre perfezioni, si può dire che la misericordia è il più grande degli attributi di Dio: sottinteso, nei confronti delle creature.

6. Mi chiedi infine se uno sguardo impudico possa costituire materia grave, così che unito alle altre due necessarie condizioni, costituisca un peccato mortale.
Ebbene, è necessario distinguere tra impudicizia e lussuria.
La lussuria, poiché coinvolge sempre un uso disordinato della genitalità, costituisce materia grave.
Ma non ogni atto o sguardo impudico coinvolge la genitalità. Anzi il più delle volte forse la coinvolge in maniera molto imperfetta.
Tanto per essere concreti: la pornografia coinvolge la genitalità e poiché riduce una persona a oggetto di godimento sensuale, perverte l’intimo significato della sessualità e costituisce materia grave.
Non così invece per uno sguardo passeggero su immagini impudiche.
San Tommaso dice che se “i baci, gli abbracci e gli altri gesti consimili si compiono per il piacere della fornicazione, è chiaro che sono peccati mortali. Ed è solo per questo che son detti libidinosi. Questi atti, dunque, in quanto libidinosi, sono peccati mortali” (Somma teologica, II-II, 154, 4).
Se invece, per quanto impudichi, non sono libidinosi, non sono peccato mortale.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo