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La risposta viene messa in grassetto subito dopo le singole domande
Gent.mo Padre Angelo,
Ho letto con vivo interesse la Sua risposta e, approfittando della sua cortese disponibilità, gradirei avere un riscontro da parte Sua in merito alle conclusioni che le sottopongo.
Se riscontra delle imprecisioni, Le chiedo cortesemente di riferirmele, cosicché io possa avere idee corrette sull’argomento.
Le persone di orientamento omosessuale hanno il diritto di amare ed essere amati. Se è vero che il sesso è il mezzo di espressione dell’amore, ne consegue che due persone omosessuali, che si amano reciprocamente, si esprimeranno col sesso.
Sì, hanno diritto di essere amate e di amare, ma non con la genitalità.
La genitalità non è l’unico mezzo per volersi bene.
Anche tua madre ti vuole bene. Anche tu vuoi bene a lei e vuoi bene a tante altre persone, ma non senza esercizio della genitalità.
La genitalità di suo è determinata ad una finalità che non abbiamo deciso noi, ma è scritta nella sua stretta struttura.
Le persone medesime, non potendo procreare, giustamente non possono sposarsi. E questo costituisce il loro limite. A questo proposito, mi sembrerebbe logico mettere loro a disposizione contratti di convivenza sociale, che garantissero loro gli stessi diritti che le persone ‘normali’ acquisiscono con il matrimonio.
Sono liberi di farlo, ma non si richiede che lo stato intervenga per mettere su una struttura parallela al matrimonio.
Il matrimonio porta un beneficio alla società, le garantisce la sussistenza, il futuro. È giusto e doveroso che lo stato provveda a questo istituto.
Ma l’unione fra due persone omosessuali non è un istituto.
Due omosessuali possono fare tutti i contratti che vogliono. Ma non è un dovere dello stato intervenire per creare una struttura che assomigli alla famiglia.
Perché non le assomiglia affatto.
Senza entrare nel discorso dell’immoralità e del pessimo esempio che si dà ai ragazzi e ai giovani...
Gli unici peccati “contro natura” sono quelli che non si fondono sul sentimento dell’amore.
Qui il discorso diventa ancor più sottile, perché allora bisogna dire che quello omosessuale, quando è espresso attraverso la genitalità, non è vero amore.
È invece una perversione del disegno di Dio sull’amore coniugale.
Nell’amore coniugale due persone (marito e moglie) non soltanto si donano, ma si immolano vita natural durante mettendo momento per momento la propria vita a servizio dei figli.
Senza dire che gli atti sessuali tra omosessuali non appagano, ma lasciano disgusto e vuoto. Sicché non pochi tra di loro si trovano in trattamento psicoterapeutico.
In riferimento a coloro che hanno la vocazione del matrimonio, la castità matura l’uomo nel sentimento dell’amore, di cui il sesso è il mezzo di espressione.
Sì, è vero. La castità crea il dominio su se stessi e sulle proprie pulsioni.
Nell’omosessualità non vi è alcun freno. Facilmente si cambia l’amore con l’esperienza erotica.
Ne è segno anche il continuo variare di partner.
Attendendo con ansia una Sua risposta, La saluto cordialmente.
G.
Ti saluto cordialmente anch’io.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo