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Quesito
Caro Padre Angelo,
ho ancora due domande da porle.
1) L’esaltazione incondizionata della democrazia mi desta un certo sospetto. Forse la situazione attuale dimostra che le masse sono facilmente manipolabili e si degenera facilmente in una demagogia o oligarchia. Ho la sensazione che dal basso non possiamo avere neanche una vaga idea di cosa abbia origine dalla libertà del popolo o dall’influenza di pochi. A me sembra che la forma dello Stato, se è lecita, non sia tanto importante quanto le leggi che vengono attuate. Cosa bisogna pensarne, e, se c’è libertà, cosa ne pensa lei?
2) Gli slogan della Rivoluzione Francese mi sembrano parole in sé positive: libertà, fraternità, uguaglianza. Si potrebbe dire che in quel caso siano state una sorta di Torre di Babele, perché si voleva fondarle sul rifiuto di Dio?
La ringrazio e la ricordo nella preghiera.
Riccardo
Risposta del sacerdote
Caro Riccardo,
1. Anche la forma con cui uno stato si regge è importante. Vi possono essere strutture, come quelle dittatoriali, che sono in se stesse offensive dei diritti delle persone.
2. C’è un modo scorretto di pensare alla democrazia.
Ed è quello in cui si pensa che basta avere il suffragio della maggioranza per rendere giusta o ingiusta, lecita o illecita una determinata azione.
Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium vitae ha scritto: “Quando una maggioranza parlamentare o sociale decreta la legittimità della soppressione, pur a certe condizioni, della vita umana non ancora nata, non assume forse una decisione “tirannica” nei confronti dell’essere umano più debole e indifeso?… Forse che questi crimini cesserebbero di essere tali se, invece di essere commessi da tiranni senza scrupoli, fossero legittimati dal consenso popolare?” (EV 70).
E ancora: “La democrazia non può essere mitizzata fino a farne un surrogato della moralità o un toccasana dell’immoralità” (EV 70).
Infatti “il valore della democrazia sta o cade con i valori che essa incarna e promuove: fondamentali e imprescindibili sono certamente la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei suoi diritti intangibili e inalienabili, nonché l’assunzione del “bene comune” come fine e criterio regolativo della vita politica” (EV 70).
3. Alla base della democrazia non possono esservi provvisorie e mutevoli “maggioranze” di opinioni, ma vi deve essere il riconoscimento di una legge morale obiettiva che, in quanto “legge naturale” iscritta nel cuore dell’uomo, è punto di riferimento normativo della stessa legge civile.
Dice Giovanni Paolo II: “Quando, per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo giungesse a porre in dubbio persino i principi fondamentali della legge morale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe scosso nelle sue fondamenta, riducendosi a un puro meccanismo di regolazione empirica dei diversi e contrapposti interessi. (…) La democrazia diventa facilmente una parola vuota” (EV 70).
4. In ogni caso va ricordato che in uno stato democratico la maggioranza fa la legalità, ma non necessariamente la moralità.
Ma, a dire il vero, si tratta solo di “una tragica parvenza di legalità” (EV 20) perché “l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi. Come è possibile parlare di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?” (EV 20).
5. Sugli ideali della rivoluzione francese: anche a prescindere dal rifiuto di Dio, non esiste libertà dalla verità.
Ad esempio: quando si fanno i conti, non si può dire: “due per due fanno cinque, perché io voglio pensare così. E se mi impedite di fare i conti in questo modo, ledete la libertà di pensiero e di azione”.
Vi sono criteri oggettivi che vincolano il pensare e l’agire umano e sono i criteri di verità.
Ti ringrazio ancora del ricordo nella preghiera che ricambiovolentieri.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo