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Caro Padre Angelo,
grazie delle sue risposte. Oggi le scrivo perché sto seguendo delle catechesi che sostengono che il vero Papa sia Benedetto XVI e pertanto che la messa “una cum Papa Francisco” sia invalida.
In altre parole non c’è lo Spirito Santo e quindi le specie del pane e del vino non transustanziano. Lo Spirito Santo assiste invece la messa officiata “una cum Benedicto XVI”.
Inoltre, Francesco è palesemente eretico per motivi che non sto qui a spiegare, che lei conosce meglio di me (due per tutte: comunione ai protestanti e ai divorziati risposati).
Dunque, secondo San Tommaso d’Aquino, il fedele ha il dovere di non partecipare alla messa in unione con un eretico.
Io, che da tempo nutro grande dubbio nei confronti di questo Papa, sono rimasto convinto a tal punto da queste affermazioni che non vado più a messa.
Padre, alla luce di tutto questo le chiedo: dove sta la verità?
Grazie, e che Dio la benedica per la sua missione, preghi per me.
Carissimo,
1. la Messa è valida in forza delle parole consacratorie e non in forza dell’una cum (insime col Papa).
Gli ortodossi non sono una cum Papa nostro (insime col nostro Papa), eppure la loro celebrazione è valida.
2. In proposito san Tommaso ricorda quanto disse sant’Ambrogio: “La consacrazione viene fatta con le parole e le affermazioni del Signore Gesù. Infatti con tutte le altre parole si loda Dio, si supplica per il popolo, per i re, per tutti gli altri.
Ma quando compie il venerabile sacramento, il sacerdote non si serve più delle proprie espressioni, bensì delle parole di Cristo.
Perciò è la parola di Cristo che compie questo sacramento” (De Sacramentis, 4,4).
3. Inoltre afferma che “la forma (vale a dire ciò che costituisce il sacramento, n.d.r.) di questo sacramento differisce in due maniere dalle forme degli altri sacramenti.
Primo, nel fatto che le forme degli altri sacramenti esprimono l’uso della materia: p. es., battezzare o confermare; mentre la forma di questo sacramento esprime solo la consacrazione della materia, che consiste nella transustanziazione, e cioè con le espressioni: “Questo è il mio corpo”, e “Questo è il calice del mio sangue”.
Secondo, perché le forme degli altri sacramenti vengono proferite dal ministro in persona propria, sia in atto di fare, come quando si dice: “Io ti battezzo” o “Io ti confermo”; sia in atto di comandare, come quando nel sacramento dell’ordine si dice: “Ricevi il potere…”; sia in atto d’intercedere, come nel sacramento dell’estrema unzione: “Per questa unzione e per la nostra intercessione…”.
Al contrario la forma di questo sacramento viene proferita in persona di Cristo stesso che parla (direttamente): in modo da far intendere che il ministro nella celebrazione di questo sacramento non fa nient’altro che proferire le parole di Cristo” (Somma teologica, III, 78, 1).
4. Se il sacerdote è in peccato (e può essere in peccato perché non è in comunione col Papa) consacra validamente.
San Tommaso cita Pascasio Radberto (confuso questa volta con sant’Agostino) il quale dice: “Nella Chiesa cattolica riguardo al mistero del corpo e del sangue del Signore un buon sacerdote non fa niente di più di un sacerdote cattivo: perché il mistero si compie non secondo i meriti del consacrante, ma per la parola del Creatore e per la virtù dello Spirito Santo” (De corpore et sanguine Domini, 12).
5. Poi aggiunge: “Il sacerdote consacra questo sacramento non per virtù propria, ma quale ministro di Cristo.
Ora, uno non cessa di essere ministro di Cristo per il fatto che è cattivo; perché il Signore possiede ministri o servi buoni e cattivi. Nel Vangelo infatti il Signore si domanda “Qual è mai quel servo fedele e prudente, ecc.?”; e poi aggiunge: “Se quel servo cattivo dice dentro di sé, ecc.”. E l’Apostolo scrive: “Ci considerino come ministri di Cristo”; e tuttavia dice più sotto: “Non ho coscienza di alcun mancamento, ma non per questo mi sento giustificato”. Egli dunque era certo di essere ministro di Cristo, sebbene non fosse certo di essere giusto.
Uno può dunque essere ministro di Cristo, senza essere giusto.
E ciò mette in risalto l’eccellenza di Cristo, perché a lui come a vero Dio servono non solo le cose buone, ma anche quelle cattive, che la sua provvidenza indirizza alla propria gloria.
È chiaro dunque che i sacerdoti, anche se non sono buoni, ma peccatori, sono in grado di consacrare l’Eucaristia” (Somma teologica, III, 82, 5).
6. È grave l’affermazione che fai secondo la quale il Papa sarebbe eretico.
Ho qui davanti a me la Somma teologica di San Tommaso e leggo queste sue precise parole: “Perciò la frase riferita di Innocenzo II esprime più un’opinione che una sentenza definitiva” (Somma teologica, III, 78, 1, ad 1).
Anche in papa Francesco, come in ogni altro Papa, va distinto il tenore delle affermazioni: “Alcune esprimono più un’opinione che una sentenza definitiva”.
7. Pertanto riprendi ad andare a Messa e ad offrire insieme con il sacerdote il sacrificio di Cristo per la vita del mondo.
Cerca la cosa più importante, che è quella di vivere in grazia di Dio.
Pensa invece che andando dietro ad un’affermazione erronea tralasci deliberatamente la partecipazione alla Messa.
E che compiendo un peccato grave ti esponi a molti mali.
Ti assicuro la mia preghiera, ti auguro una fruttuosa preparazione al Santo Natale e ti benedico.
Padre Angelo