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Quesito
Buongiorno Padre Angelo,
prima di tutto la ringrazio per la “rubrica” che mette a disposizione di noi credenti e non credenti per sottoporle le questioni che tanto ci premono.
A tal proposito io la contatto in merito alla preghiera.
Sono uno di quei credenti che spesso ripetono: “Dio non ascolta le mie preghiere”, eppure Gesù nel vangelo ci ha detto più volte che avrebbe ascoltato le nostre preghiere. Nel discorso della montagna dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7,7-8).
Lo comanda anche attraverso San Paolo: “Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche” (1 Tm 2,8).
Ci insegna pure a domandare nella maniera giusta e cioè nel suo nome. Nell’ultima cena ha detto: “Finora non avete chiesto nulla del mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24).
Chiede anche di pregare in maniera ininterrotta: “Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1).
C’è un ulteriore passo che mi ha sempre colpito: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera lo otterrete” (Mt 21,22) e: “Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo già ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,24)
E proprio su quest’ultimo verso che mi soffermo e medito.
Tutto quello che chiediamo nella preghiera dobbiamo avere fede di averlo già ottenuto.
Cosa significa esattamente e come si prega in questo modo?
È questo il motivo per cui Dio non esaudisce le nostre preghiere? Perché non abbiamo la fede di aver già ottenuto quello che chiediamo nella preghiera a Lui?
Mi aiuta a capire, caro Padre Angelo, se sia esattamente così e cosa quel verso in Mc 11,24 significhi esattamente?
Grazie.
Un caro saluto.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
tutto quanto hai scritto è vero e io aggiungo altre cose per ravvivare la fiducia di ottenere quanto chiediamo nella preghiera.
1. C’è anzitutto da tenere presente l’amore di Dio Padre nei nostri confronti. Egli stesso ha detto per bocca di Davide che “Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva” (Sal 144,19).
La traduzione italiana è esatta perché viene presa dall’ebraico.
Ma il testo latino della Volgata è ancora più forte: Voluntatem timentium se faciet: farà la volontà di quelli che lo temono e cioè di quelli che lo amano anzi, di quelli che gli obbediscono.
La prima condizione dunque per essere esauditi è quella di essere amici di Dio, vivendo in grazia e avendo la preoccupazione di non offendere in nulla il Signore, neanche nei peccati veniali.
2. Il Signore non nega nulla ai suoi amici se chiedono qualcosa, com’è Egli stesso ha detto in Giovanni 16,23: “In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà”.
San Tommaso precisa che cominciamo a domandare qualcosa se chiediamo dei beni materiali in ordine alla santificazione.
Perché se le grazie che domandiamo non servono alla nostra santificazione, è come se chiedessimo nulla.
Pertanto, bisogna domandare impegnandosi a fare buon uso di quanto il Signore ci darà per la nostra santificazione.
Tu hai citato Marco 11,24 che inizia con la promessa di Gesù “tutto quello…”.
Ebbene, se tutto quello che chiediamo non è per la nostra santificazione, è come se noi chiedessimo nulla.
3. Abbiamo un ulteriore motivo di fiducia nell’essere esauditi per il fatto che Gesù Cristo è il nostro mediatore e in cielo continua a intercedere per noi.
Egli stesso dice per bocca di Paolo: “Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (Rm 8,34). E: “Egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7,25).
Tuttavia dobbiamo chiederci se la nostra preghiera possiamo metterla nelle labbra di Gesù perché il Signore non può chiedere per noi se non nulla di santo e di santificante.
Il Signore, come buon medico, sa in partenza se certe richieste sono utili per la nostra salvezza oppure se possono essere dannose.
In quest’ultimo caso per un atto di misericordia non ci esaudisce.
4. C’è un quarto motivo che ispira fiducia sull’efficacia della preghiera: il ruolo dello Spirito Santo.
Dio stesso, sempre per bocca di Paolo, ci rammenta che non potremmo chiedere nulla se lo Spirito Santo non ci muovesse a chiederlo: “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Queste parole sono intese non nel senso che lo Spirito Santo preghi per noi, perché questo è il ruolo di Gesù in quanto uomo, ma nel senso che lo Spirito Santo spinge a chiedere con santi gemiti, in umiltà e perseverando fino a quando non si sono create le condizioni per poter ricevere ciò che Dio ha già decretato di darci: “ut digni efficiamur promissionibus Christi” (perché diventiamo degni di ricevere le promesse di Cristo).
5. Se le nostre domande sono buone e sante e non riceviamo nulla da parte di Dio dobbiamo chiederci che cosa dobbiamo cambiare per renderci adatti a ricevere ciò che il Signore ha promesso di darci.
San Giuseppe Benedetto Cottolengo, quando vedeva che la mano della Provvidenza divina sembrava accorciarsi, diceva: “Qui c’è qualcuno che fa la parte di Giona”. Vale dire: qui c’è qualcuno che non si comporta bene, qui c’è qualche cosa che non è secondo la volontà di Dio.
E dopo aver portato rimedio a ciò che nella sua casa non era conforme alla volontà di Dio, la mano del Signore riprendeva come prima ad essere sempre larga.
6. C’è infine la promessa solenne di Gesù già menzionata: “Quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 16,23).
San Tommaso ha commentato parola per parola questa promessa del Signore. Ha anche commentato il pronome “ve”, e cioè la darà a voi.
Possiamo essere sicuri di essere esauditi se la nostra preghiera è fatta per noi stessi in maniera umile, pia e perseverante.
Se la chiediamo per gli altri, facciamo certamente bene ma potrebbe succedere che gli altri non siano ben disposti ad accogliere la grazia che domandiamo per loro.
7. Tuttavia secondo San Giuseppe Cafasso la preghiera fatta in maniera perseverante per coloro che non sono disposti, potrebbe ottenere la grazia della conversione e con ciò anche la disposizione d’animo a ricevere quanto domandiamo per loro.
Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo