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Quesito
Buongiorno Padre Angelo,
sono un’infermiera in servizio presso un hospice Trentino, spesso a contatto con persone in prossimità del fine vita.
Talvolta succede che, per repentino cambio delle condizioni cliniche, non ci sia il tempo materiale per riuscire a contattare il sacerdote del ns paese affinché possa essere somministrato il Sacramento dell’unzione degli Infermi. Altre volte sono i familiari a chiedere di aspettare che il loro congiunto non sia più cosciente, forse per timore di affrontare e parlare di terminalità, per poi ritrovarci nella situazione precedente; qui ci sarebbe da affrontare un lungo discorso relativo alla comunicazione con i familiari per aiutarli nelle decisioni più opportune in linea con la religiosità del loro caro che purtroppo non sempre è possibile, ma non è questo il mio quesito.
Mi son documentata sulla possibilità che un laico possa sostituirsi al sacerdote o al Vescovo ma ciò non è riconosciuto, invalidando il Sacramento.
Oltretutto tale azione costituirebbe un delitto di simulazione nell’amministrazione del Sacramento, punibile a norma del can. 1379 CIC (cfr can. 1443 CCEO).
Nei casi dove non ci sia la possibilità di amministrare il Sacramento come posso aiutare a soddisfare i bisogni spirituali dell’assistito? Non sono sicuramente una cristiana praticante ma ciò non esula dal riconoscere tale bisogno come fondamentale.
Nei limiti delle possibilità organizzative dell’assistenza, dettate da tempistiche sempre molto ristrette, ritiene che un momento di preghiera nel quale si riconosca l’impossibilità di amministrare il Sacramento possa essere comunque di conforto per la persona? E potrebbe avere una qualche sorta di valore religioso per la “salvezza dell’anima” (mi passi il termine, ma non riesco a spiegarmi meglio)?
La ringrazio per l’attenzione accordatami e La saluto cordialmente.
Fiorenza
Risposta
Cara Fiorenza,
1. sono contento del problema che ti poni perché si tratta di un vero atto di carità cristiana.
Non c’è atto di carità più bello che quello di donare Dio al nostro prossimo, e di metterlo in salvo per la vita eterna.
2. Quando non è possibile contattare i parenti e il malato è già privo di coscienza tu puoi avvisare il sacerdote perché passi a dare una benedizione al morente.
La benedizione è già un gran bene perché allontana i demoni e aiuta a vivere con maggiore serenità il momento del trapasso.
La benedizione è un dono che nessuno rifiuta.
3. Se il morente non ha manifestato segni contrari alla fede e alla religione il sacerdote potrebbe dargli anche l’assoluzione sacramentale sub conditione.
Sub conditione (sotto condizione) significa che gliela dà qualora dall’interno del suo cuore abbia invocato Dio e abbia concepito il pentimento del peccato.
L’assoluzione gli comunica la grazia sacramentale e perfeziona il pentimento qualora questo fosse ancora insufficiente o imperfetto, come si dice in teologia.
Dando tale assoluzione sub conditione significa che non s’intende esporre il sacramento ad inutilità (il che sarebbe un sacrilegio) perché qualora il morente non avesse i sentimenti di cui si è detto s’intende che non gli si da l’assoluzione.
4. Dare l’assoluzione ad un morente privo di coscienza e standogli accanto in preghiera non impegna quell’esposizione che potrebbe apparire invasiva allo sguardo altrui qualora si desse anche l’unzione degli infermi.
In ogni caso sta al sacerdote valutare se ci sia opportuno conferire anche quest’ultimo sacramento sub conditione.
5. Un fedele laico non può amministrare l’unzione degli infermi perché questo sacramento rimette anche i peccati mortali.
Solo il sacerdote in forza dell’ordinazione sacerdotale ha questo potere divino.
Giustamente tu hai ricordato che qualora lo facesse commetterebbe un sacrilegio grave che viene punito dalla Chiesa.
6. E quando non fosse possibile chiamare un sacerdote che cosa si può fare?
Abbiamo a disposizione la preghiera.
Ce n’è una alla quale Gesù per rivelazione privata non rifiutata dalla Chiesa ha promesso un grandissimo aiuto. È la coroncina della divina misericordia.
Ecco le parole testuali della promessa fatta a Santa Faustina Kowalska: “Nell’ora della morte difenderò come Mia gloria ogni anima che reciterà questa coroncina, oppure altri la reciteranno vicino ad un agonizzante, ed otterranno (per l’agonizzante) lo stesso perdono.
Quando vicino ad un agonizzante viene recitata questa coroncina, si placa l’ira di Dio e l’imperscrutabile misericordia avvolge l’anima e si commuovono le viscere della Mia misericordia, per la dolorosa Passione di Mio Figlio” (Diario 811).
7. Come vedi, questa preghiera è utilissima per te perché Dio è fedele alle sue promesse ed è preziosissima anche per il morente per il quale la reciterai.
Puoi chiamare anche un’altra persona a dirla sottovoce insieme con te.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo