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Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono un ragazzo di 19 anni, e devo fare una confessione molto ma molto grave: negli ultimi 6 anni (ovvero da quando ho fatto la cresima) mi sono allontanato dalla fede in maniera drastica.
Ho cominciato a bere, negli anni passati addirittura a fare uso di droghe (fortunatamente non con regolarità e senza prenderne il vizio), ad assumere comportamenti devianti (promiscuità sessuale, interessi verso l’occultismo fortunatamente senza MAI praticare); e soprattutto ad essere blasfemo.
Le bestemmie e la blasfemia praticate con costante intenzionalità, sono diventate una cosa quotidiana.
Naturalmente tutto ciò ha avuto una ripercussione sulla mia vita educativa etc., eppure negli ultimi tempi sento come qualcosa che mi spinge ad un ritorno verso la religione e tra le braccia delle chiesa, eppure è come se fossi diviso in due, da un lato qualcosa che mi spinge verso la redenzione e d’altra parte qualcosa che mi spinge a continuare nella "vecchia vita".
Sono letteralmente diviso in due ed è una cosa che mi da seriamente e mi intristisce.
Io le scrivo padre sopratutto per un consiglio affinché i dubbi che mi tormentano svaniscano.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. non mi meraviglio che dopo tante esperienze sbagliate tu ne senta le conseguenze.
Da una parte permangono in te le inclinazioni autentiche della natura umana, col suo bisogno di Dio, di felicità vera e duratura, di donarsi…
Queste inclinazioni, per quanto non assecondate e magari massacrate, non possono essere cancellate e costituiscono un richiamo.
Quando non vengono assecondate sono all’origine di un’insoddisfazione profonda.
Dall’altra ci sono state tutte le esperienze sbagliate: bestemmia, promiscuità sessuale, droga e interesse per l’occultismo.
Queste esperienze negative hanno lasciato il segno, sicché adesso ti senti diviso, desideroso di spiccare il volo e nello stesso tempo incapace di farlo perché avverti di essere incatenato.

2. Mi dici che tuttora la blasfemia è attiva nella tua vita.
Ma il tuo cuore non ha bisogno di imprecare e bestemmiare. Piuttosto ha bisogno di pregare e di trovare nell’unione con Dio la felicità vera.
La bestemmia ti divide, ti lacera, ti fa sentire lontano da Dio, indegno di ritrovare l’unione con Lui.

3. Guardando al passato della tua vita: il tuo cuore non aveva bisogno di promiscuità sessuale, che è stata come l’assunzione di una droga, con la conseguenza che dopo l’appagamento effimero ti sei trovato ancor più solo.
Il tuo cuore aveva e ha bisogno di amare e di amare in maniera vera, e cioè di dare, non di consumare.
Si tratta di dare quanto di meglio possediamo. E anzitutto di donare l’esperienza religiosa che è la nostra più grande ricchezza perché dà senso compiuto a tutto ciò che facciamo e a tutto ciò che desideriamo di bello e di buono.
L’esperienza religiosa, e in particolare l’esperienza cristiana, porta la presenza personale di Dio, anzi di Cristo, nel nostro cuore: è ascolto della sua parola, è trasfusione dei suoi sentimenti in noi in un orizzonte di progressiva santificazione, è accoglienza della sua luce, è comunione personale del nostro io umano col suo Tu divino, è pienezza e sazietà interiore.
È chiaro che quando due persone non hanno niente da donare, passano il tempo a consumare, ma con la conseguenza di sentirsi sempre più vuote e sole.
Se avessi imparato a donare qualche cosa di grande e a rendere pieno il cuore delle persone che amavi, saresti stato atteso come qualcosa di prezioso. Nessuno ti avrebbe mollato, anzi avrebbe imparato da te l’arte di rendersi a sua volta ricco e pieno.

4. Ancora per il passato: il tuo cuore non aveva bisogno di assunzione di droghe, per quanto leggere.
Chi gode della comunione personale con Dio, chi in ogni istante vive insieme con Cristo ha dentro il cuore il paradiso vero, quello dura sempre, almeno finché rimane in grazia. E proprio per questo non sente l’esigenza di cercare i paradisi artificiali che durano un attimo e poi fanno sentire tremendamente peggio.

5. Infine il tuo cuore non aveva bisogno di interesse per l’occultismo, che è solo un inganno, una spoliazione e un’alienazione, ma di Dio e di santità.

6. Il Concilio Vaticano II scrive: “Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione.
Così l’uomo si trova diviso in se stesso.
Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre.
Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato” (Gaudium et spes, 13).
Senza che tu lo sapessi, il Concilio aveva dipinto in anteprima il tuo attuale stato d’animo.

7. Nello stesso tempo però hai continuato ad essere oggetto di attenzione e di tenerezza infinita da parte di Dio il quale non ha mai cessato di volgere lo sguardo verso di te. E in maniera sempre più forte, attraverso le varie mozioni della grazia, ti sta chiamando.
La tua attuale esperienza è simile a quella di Sant’Agostino, quando giunse al momento cruciale della svolta e della conversione.
Da una parte sentiva il desiderio (immessogli da Dio) di cambiar vita.
Dall’altra le passioni e gli antichi vizi gli dicevano che non avrebbe potuto resistere senza le loro consolazioni.
Ma poi è successo qualcosa di imprevisto. Dio ha fatto irruzione nel suo cuore, si è sentito attrarre da lui e ha perso come d’incanto l’attrattiva per il peccato.

8. Ecco come S. Agostino descrive questo cambiamento repentino: “Con quanta mia consolazione mi fu tolto a un tratto il senso dei vani piaceri! Quei piaceri che tremavo di perdere e che adesso mi era gioia il lasciare! Infatti eri Tu che me li cacciavi via. Tu vera e somma dolcezza; me li cacciavi, e in cambio di essi entravi Tu, più soave di ogni piacere, ma non alla carne e al sangue; Tu più luminoso di ogni luce, ma più interiore di ogni segreto, Tu più sublime di ogni altezza, ma non per quelli che sono sublimi in se stessi. Già l’animo mio era libero dalle dolorose preoccupazioni dell’ambizione, del guadagno e della scabbia delle passioni, inquiete e pruriginose. Esclamavo di gioia verso di Te, mia luce, mia ricchezza e mia salvezza, Signore mio Dio” (Confessioni, IX,1).

9. Penso che anche per te sia giunto questo momento.
Da tempo il Signore sta bussando alla porta del tuo cuore.
Aprigli e vai a buttarti tra le sue braccia misericordiose nella celebrazione umile della confessione sacramentale.
Ne uscirai pulito, rinnovato, santificato, con la presenza personale di Dio nel cuore perché vi abiterà per mezzo della grazia santificante.
Mercoledì prossimo inizia la Quaresima. Giungi preparato e già confessato a quel grande momento. Questo periodo sacro coinciderà con la primavera e la rifioritura del tuo spirito.

Ti assicuro la mia preghiera e il mio ricordo nella S. Messa.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo