Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Carissimo Padre Angelo,
a scrivere e’ un pentito peccatore che da un po’ di tempo ha invocato la via giusta, quella che spero mi porterà alla piena redenzione.
Brevemente: sono un omosessuale più volte peccatore anche, ahimè di atti contro-natura, e persino adultero ( mi sono accompagnato a una persona sposata).Ero in un momento di grande solitudine interiore ed effettiva ma non cerco facili giustificazionismi.
Ho sbagliato e mi sono pentito.
Questo pentimento è già nato in modo latente,da quando conosciute alcune persone con grandi valori morali ( i miei attuali amici), alcuni miei comportamenti sono mutati. All’inizio questo cambiamento era fiacco,talora mi dicevo che forse qualche peccato si poteva pure fare,poi con il tempo sarei vissuto in piena castità.
Tempo fa però, un problema di salute, mi ha fatto barcollare…. e se fossi morto allora? Cosa sarebbe successo?
Cosi, ho capito il segreto delle vergini stolte che non conservano la luce per l’arrivo dello sposo….Bisogna stare sempre pronti!
Cosi ho fatto una bella confessione e finalmente mi sono comunicato dopo anni.
Ho deciso di iniziare un intensa preghiera quotidiana (le orazioni di Santa Brigida).
Le domande che le pongo sono due: essendo stato il mio un pentimento nato in modo imperfetto (nel bisogno), quale percorso spirituale è più appropriato per renderlo il più perfetto possibile?
Infine una curiosità teologica.
Lodare Dio e la Passione di Cristo in modo particolare a mio modo di vedere si perfezionano non nella lode per salvare l’anima e nella lode verso Lui, atto importantissimo ma nell’amare la Passione e Dio, quale sorgente d’amore da declinare verso il prossimo. In sintesi io lodo Cristo e le sue piaghe perché sanguinano amore per il prossimo quindi la preghiera sarà più vera quanto più sarà consequenziale negli atti verso il prossimo. Desidero sapere se questa mia visione e’ corretta.
Questa mia riflessione forse un po’ ingenua e’ sorta l’altro giorno…. mi chiedevo ma: davvero il nostro Padre vuole preghiere quasi per atto narcisistico?
Non sarà che pregando Lui e la Passione di Cristo nasca noi una molla per seguire la sua divina strada di Passione e di amore per l’altro?
Pregare lui e’ forse un mezzo per perfezionarsi e partecipare alla sua divina essenza sperando di essere i figli della sua Gerusalemme celeste?
La ringrazio Padre per la sua intensa attività di evangelizzazione tramite i mass-media, la ricorderò in preghiera stasera e la supplico: preghi per la mia completa redenzione e mi benedica nel nome del ns Signore, che tanto ci ama anche quando lo si e’ offesi gravemente.
Un saluto affettuoso
Gabriele
Risposta del sacerdote
Caro Gabriele,
1. ti ringrazio anzitutto per la tua testimonianza.
Scrivendoci hai voluto dire a tutti che il Signore, dopo aver permesso che tu compissi tanti peccati, ti ha tratto misericordiosamente a salvezza.
E ci testimoni che sperimenti ogni giorno il suo amore, nonostante che tu abbia deturpato con la tua condotta il suo disegno d’amore e di santificazione sulla sessualità.
2. Mi dici che la tua conversione non è stata motivata dai migliori sentimenti perché quando hai deciso di confessarti eri nel bisogno.
Adesso chiedi che cosa tu possa fare per rendere più perfetto il tuo dolore.
La Chiesa ha sempre insegnato che non è sbagliato confessarsi anche se il dolore per i peccati è imperfetto.
Ecco che cosa ha detto nel concilio di Trento: “Quella contrizione imperfetta che si dice attrizione, che si concepisce comunemente o dalla considerazione della bruttezza del peccato o dal timore dell’inferno e delle pene, se esclude la volontà di peccare con la speranza del perdono, non solo non rende l’uomo ipocrita e maggiormente peccatore, ma è un dono di Dio e un impulso dello Spirito Santo, che certamente non abita ancora nell’anima, ma soltanto muove; con l’aiuto di tale impulso il penitente si prepara la via della giustizia. E benché l’attrizione senza il sacramento della penitenza per sé non possa portare il peccatore alla giustificazione, tuttavia lo dispone ad impetrare la grazia di Dio nel sacramento della penitenza. Infatti i niniviti, scossi utilmente da questo timore per la predicazione terrorizzante di Giona, fecero penitenza e impetrarono misericordia dal Signore (Giona 3)” (DS 1678).
Dunque anche il dolore imperfetto è un dono del Signore e un impulso dello Spirito Santo, una sua prima grazia che dispone a rendere perfetto l’amore.
3. Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Poenitentia ha ricordato che se ci si va a confessare col dolore imperfetto, si esce dalla confessione con il dolore perfetto.
Ecco le sue precise parole: “Per accostarsi al sacramento della Penitenza è sufficiente l’attrizione, ossia un pentimento imperfetto, dovuto più al timore che all’amore; ma nell’ambito del sacramento, sotto l’azione della grazia che riceve, il penitente “ex attrito fit contritus” (dal dolore imperfetto si passa al dolore perfetto), sicché la Penitenza opera realmente in chi è ben disposto alla conversione nell’amore” (RP nota 185).
Come vedi, il Signore mediante la confessione ha acceso in te il desiderio del pentimento perfetto.
A questo siamo resi disposti anche dalle parole dell’atto di dolore: “Mi pento e mi dolgo dei miei peccati perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa”.
Quando dici “perché peccando ho meritato i tuoi castighi” esprimi il dolore imperfetto.
Quando dici “e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa” passi al dolore perfetto.
4. Adesso mi chiedi che cosa puoi fare per giungere ad un dolore sempre più perfetto.
Come prima cosa ti direi di trasformare tutte le sofferenze della vita in un atto di espiazione per i tuoi peccati.
Questa trasformazione si accompagna benissimo con la volontà di rimuovere la sofferenza e le sue cause. Ma finché la sofferenza permane, in cuor tuo la trasformi in un atto di espiazione dei peccati.
Poi, convinto che questo dolore è un dono veramente grande del Signore, puoi far celebrare delle SS. Messe perché il Signore accenda in te un dolore sempre perfetto.
Quando andrai dal sacerdote, puoi dirgli semplicemente: celebri una Messa per le mie intenzioni. E la tua intenzione sarà proprio quella che ti ho suggerito.
Puoi fare anche la S. Comunione per ottenere questa grazia. Così pure ti consiglio di recitare quotidianamente il Santo Rosario.
In modo particolare ti raccomando la carità, a partire da quelli che stanno in casa con te.
5. La contemplazione della passione del Signore ci aiuta a comprendere quanto sia grande l’amore del Signore per noi e quanto grandi siano i nostri peccati se richiedono una tale espiazione.
Ma ci insegna anche ad unire i nostri patimenti a quelli del Signore per completare nella nostra carne ciò che manca alla sua passione a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col 1,24). Quello che manca è la nostra partecipazione personale.
6. La tua riflessione sulle conseguenze della lode della passione del Signore è vera.
In definitiva questa contemplazione accende il desiderio di sollevare Cristo da quanto attualmente soffre nelle membra doloranti della sua Chiesa e dell’umanità.
7. Ugualmente il Signore non ci chiede di pregare per un atto di narcisismo. Non sarebbe Dio se avesse bisogno delle nostre preghiere.
Le preghiere servono a noi per trasformarci e per rendere il nostro cuore simile al Suo cuore.
E per raggiungere questo scopo è necessario pregare molto e a lungo.
Continua dunque così nella strada che il Signore ti ha aperto.
Ti ringrazio della preghiera che hai fatto per me. Se mi vuoi fare un altro piacere, rinnovala.
Da parte mia ti assicuro un ricordo particolare nella celebrazione della S. Messa secondo la bella intenzione che mia hai indicato.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo