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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un giovane di 22 anni. Vorrei porle una domanda. Da tempo sono indeciso sulla strada da percorrere: da un lato vorrei stare con una ragazza, con una donna, avere il piacere di averla accanto, di amarla e di essere amato; dall’altro, conscio di un amore più grande, dell’amore di Dio e che “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” temo che il Signore voglia da me qualcosa di più impegnativo, di una rinuncia totale di me per una missione volta unicamente e gratuitamente al prossimo senza desiderare nulla in cambio (“evangelizzazione” nella vita che si può fare benissimo da laici anche..).
Ma tante e tante volte, vista la giovane età, non corrispondo ai propositi che mi ero prefissato.
Forse gli obiettivi che mi ponevo erano, seppur buoni, un po’ alti per le mie capacità? O forse non “getto le reti sulla parola del Signore” e mi fido solo delle mie capacità? Da un po’ ho gettato la spugna, per cui sono consapevole di dover riprendere con più vigore la mia sequela dietro al Signore Gesù. Come potrei fare?
Fermo restando il bisogno di una guida spirituale, secondo lei potrei anche scegliere il matrimonio pur sentendo dentro di me la necessità (quasi obbligante e opprimente, come se non avessi libertà di fare altro nella vita) di una donazione totale di me? O forse dovrei attendere un po’ e vedere come va la situazione e vederci meglio?
La ringrazio in anticipo e tanti cari auguri di buona e santa Pasqua.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
solo oggi sono giunto alla tua mail del 20 aprile dell’anno scorso. Me ne dispiace e me ne vergogno. Te ne domanda scusa.
1. È giusto sentire la chiamata ad avere una persona dell’altro sesso accanto.
Questo proviene dalla natura e pertanto da un disegno di Dio.
Ciò, tuttavia, non esclude che si possa avvertire contemporaneamente una chiamata superiore, come quella alla quale accenni nella tua mail.
2. Non c’è da stupirsi di questa pluralità di vocazioni.
Un’analoga pluralità la si scorge anche in altri ambiti.
Mi è capitato di conoscere un ottimo medico, primario in un importante ospedale.
Inizialmente si era laureato in lettere ed era brillante. Sarebbe diventato certamente un ottimo insegnante e letterato.
Successivamente prese la strada della medicina e si manifestò ottimo anche in questo ambito.
3. Ugualmente si potrebbe dire di te: se ti sposi puoi diventare un buon marito e un buon padre di famiglia.
Se prendi la strada del sacerdozio puoi diventare un bravo sacerdote.
4. Che fare dinanzi ad un simile bivio?
Il Signore lascia la risposta a te.
Al giovane che gli chiedeva che cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna, Gesù, dopo avergli detto di osservare i comandamenti e averne ottenuto risposta positiva, scorgendo in lui delle buone disposizioni, disse: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,2).
5. Il Signore non lo ha costretto, né l’ha minacciato, ma gli ha detto: “Se vuoi”. Gli ha lasciato libertà, sottintendendo che ora tutta una questione d’amore per lui e per la salvezza delle anime.
È vero che si può lavorare per il Regno di Dio anche da laico.
Ma diventando sacerdote si viene a contatto con un raggio infinitamente più ampio e più vario di persone e si ha la possibilità di comunicare i beni preziosissimi legati al sacerdozio, quali l’eucaristia e la confessione sacramentale.
Il pensiero che tantissime persone (bambini, ragazzi, giovani, adulti, sposati, vedovi… ) sono senza pastore e sono senza sacramenti dovrebbe sollecitare a dare una pronta risposta.
6. Il mio parere è quello di seguire l’ulteriore chiamata che avverti da parte di Dio.
Il Signore non ti costringe, ma ti sollecita, non ti lascia tranquillo. È come se dicesse a te quello che ha detto a San Paolo: “È duro per te resistere contro il pungolo” (At 26,14).
La Bibbia di Gerusalemme commenta queste parole così: “Espressione proverbiale presso i greci per caratterizzare una resistenza vana: come quella del bue che dando pedate contro l’aculeo altro non ottiene che ferirsi”.
7. Rimane a mio parere ancora un’ultima cosa da fare: consultare il confessore.
Questo perché in linea ordinaria il Signore manifesta la sua volontà attraverso di lui. Se il confessore ti dicesse come disse un santo confessore al beato Bartolo Longo che l’aveva interpellato sulla sua vocazione al sacerdozio: “La vostra è una velleità, ma non è una vocazione” chiudi pure tranquillamente il capitolo.
Ma se ti dicesse: “È volontà di Dio che tu diventi sacerdote” compi pure con slancio il tuo atto d’amore per il Signore e per le anime e segui con grande serenità questa indicazione.
Se sarai fedele, non te ne pentirai né di qua né di là.
Ti assicuro un ricordo tutto particolare nella preghiera perché il Signore ti illumini e ti dia sicurezza sulla via da intraprendere.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo