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Quesito

Spett.Padre Angelo,
sono un comune sportivo e frequento palestre e spogliatoi, vorrei chiederle un paio di domande che forse le sembreranno banali, se il culto dello sport in sè (forza,competizione, superiorità genetica ecc.) sia condannato dalla Chiesa come una forma di paganesimo o una via per migliorare sè stessi ("mens sana in corpore sano"), e se il rito di spogliarsi e docciarsi completamente nudi dinnanzi a più persone dello stesso sesso in uno spogliatoio comune sia condannata come  una sconcezza da evitare al pari di tutta la cultura del nudismo.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
solo oggi sono giunto alla tua dopo tanto tempo. Me ne dispiace e te ne domando scusa.

1. Lo sport è un’attività orientata alla distrazione, al divertimento, alla gioia, alla competizione atletica, alla realizzazione di se stessi.
La persona ne ha bisogno per ricuperare le proprie energie fisiche e psichiche.
San Tommaso ne parla all’interno della virtù della temperanza e ancor più precisamente all’interno dell’eutrapelia, che si può definire la virtù che ha a che fare con la gioia del divertimento.
Ne riconosce pertanto il valore altamente positivo e lo considera utile sia per la salute del corpo sia per la distensione dello spirito.

2. S. Tommaso tratta dell’eutrapelia all’interno della modestia negli atteggiamenti esteriori del corpo1 .
Scrive: “L’uomo ha bisogno del riposo fisico per ritemprare il corpo, il quale non può lavorare di continuo a causa dei limiti delle proprie energie, così ne ha bisogno per l’anima, le cui forze sono adeguate solo per determinate attività. Perciò quando l’anima si occupa oltre misura in qualche lavoro, sente lo sforzo e la fatica: specialmente perché nelle attività dell’anima collabora anche il corpo…
Ora, i beni connaturali all’uomo sono quelli sensibili. E così quando l’anima, occupata in attività di ordine razionale, sia in campo pratico che speculativo, si eleva al disopra delle realtà sensibili, sente una certa fatica. (…).
Ora, come la fatica fisica si smaltisce con il riposo del corpo, così la fatica dell’anima deve smaltirsi con il riposo dell’anima. Ma il riposo dell’anima è il piacere, come si è detto nel trattato sulle passioni.
Quindi per lenire la fatica dell’anima bisogna ricorrere a un piacere, interrompendo la fatica delle occupazioni di ordine razionale” (Somma teologica, II-II, 168, 2).

3. A questo punto riporta quanto si legge nelle Collationes Patrum di Cassiano dove si legge che alcuni discepoli di San Giovanni apostolo ed evangelista si erano scandalizzati per averlo trovato mentre giocava con loro.
San Giovanni comandò a uno di loro che aveva un arco di lanciare una freccia. Dopo che l’arciere l’ebbe fatto più volte, San Giovanni gli domandò se poteva ripetere di continuo quel gesto. Quegli rispose che in tal caso l’arco si sarebbe spezzato. E allora S. Giovanni replicò che anche l’animo avrebbe la medesima fine se non gli fosse mai concesso un po’ di riposo.

4. Lo sport pertanto non è condannato dalla Chiesa, anzi la Chiesa l’approva e lo promuove. Basta vedere quello che si fa nei cosiddetti oratori o patronati.
Ci sono tante virtù e tanta autodisciplina che si esercitano nello sport.
Certo se viene fatto per manifestare superiorità genetica allora la motivazione non è delle migliori, per usare un eufemismo.
Se qualcuno lo facesse solo per questo, non si deve svalutare in toto l’attività sportiva.

5. Mi accenni infine alla questione degli spogliatoi.
Non sarebbe male che dappertutto, anche negli spogliatoi venisse salvaguardato il pudore.
Ma quando questo non è possibile perché non si può fare altrimenti, tocca ai singoli tutelare il proprio pudore con una certa discrezione.
Se si vuole, ci si riesce, almeno in parte.
Purtroppo bisogna convenire che talvolta alcuni non hanno alcuna discrezione.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

1 S. Tommaso, Somma teologica, II-II, 168, 2.