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Quesito

Caro padre,
le scrivo per avere un consiglio.
Sono un cattolico praticante molto assiduo, vado a messa la domenica, in alcuni periodi anche tutti i giorni, prego giornalmente anche leggendo la Bibbia e con il santo rosario. 
Purtroppo periodicamente cado nel peccato di masturbazione (scusi la crudezza)
Quando confesso questa fragilità durante la celebrazione del sacramento della riconciliazione qualche volta noto da parte del confessore una certa sufficienza, i peccati sessuali in genere sono così gravi sempre?
Se una persona non ce la fa a osservare la castità è così grave?  il Signore non giudica ma accoglie, ama.

Le confesso che c’è anche molta negligenza da parte mia in questa fragilità ma
credo veramente in Dio, in Gesù risorto. Come conciliare tutto ciò?
Le chiedo, prima di fare la comunione faccio bene a confessarmi sempre quando commetto atti impuri? A volte non le nascondo che mi sento un po’ giudicato durante la confessione.
Può darmi una direzione spirituale rispondendo a questa mail?
Grazie Padre.
Un caro saluto.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Sono contento per il tuo impegno nella vita cristiana.
Mantieni costantemente questi punti di riferimento: la Santa Messa, possibilmente quotidiana, lettura della Sacra Scrittura, Santo Rosario.
In tal modo tieni nutrita e irrigata la tua vita spirituale.
Cerca di non derogare da questi impegni. È un livello dal quale non devi assolutamente tornare indietro.

2. Io aggiungerei anche un’altra realtà: la confessione sacramentale. Deve diventare tua costante compagna di viaggio indipendentemente dalla presenza del peccato grave.
A tal proposito piace ricordare che in prossimità del compimento degli ottant’anni di età, Papa Giovanni XXIII volle fare la confessione generale della sua vita e la scrisse su alcuni foglietti che poi, raccolti con altri, costituiscono quel prezioso volume intitolato “Il giornale dell’anima”.
Ecco che cosa ha lasciato scritto:
11 agosto 1961.
“Innanzi tutto: «Confiteor Deo omnipotenti».
Durante tutta la mia vita fui sempre fedele alla mia confessione settimanale.
Più volte in vita rinnovai la confessione generale”.
Già da ragazzo si confessava tutte le settimane procurava di prepararsi bene spiritualmente ad ogni confessione.
In questo Papa Giovanni esempio per tutti, anche per i giovani di oggi.

3. La confessione settimanale è una sorgente continua di grazia che rinnova il fervore, mantiene una comunione con Dio tutta particolare. Soprattutto comunica sempre nuovo vigore ed è meritoria per la vita eterna.
Sono fiducioso che la confessione settimanale ti darebbe forza anche per eliminare la debolezza di cui hai fatto accenno nella tua mail.

4. Circa la gravità dei peccati sessuali, aldilà di quello che può pensare il confessore, vale ciò che viene ricordato nel Catechismo della Chiesa Cattolica:
“Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. «Sia il magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato». «
Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità».
Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della «relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».
Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare se non addirittura ridurre al minimo la colpevolezza morale” (CCC 2352).
Anche nel caso in cui vi sia una diminuzione di responsabilità personale, tuttavia si tratta di qualcosa che va eliminato con decisione.

5. In termini molto forti lo Spirito Santo ha detto per bocca di San Paolo: “Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio
che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. 
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione
Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito” (1 Ts 4,3-8).
Non ci può essere progresso nella vita spirituale finché si è prigionieri di questo peccato.

6. Prima di fare la Comunione, qualora ci si trovasse macchiati da questo peccato, si deve permettere la confessione sacramentale.
La Sacra Scrittura ricorda che “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
Inoltre lo Spirito Santo, sempre per bocca di Paolo dice: “Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 28-29).

7. È proprio per questo il Santo Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia ha scritto: “San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: «Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi» (Omelie su Isaia 6, 3).
In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione» (n. 1385, cfr. anche Codice di Diritto Canonico, can. 916).
Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale” (EE 36).
Pertanto, qualora fossi macchiato di questo peccato, prima di fare la Santa Comunione, non solo fai bene ma devi permettere la confessione sacramentale.
Diversamente vale ciò che ha detto San Paolo nel passo riportato di 1 Cor 11,28-29.

8. La cosa più semplice, tuttavia, è quella di rimuovere con decisione una volta per sempre questa dipendenza.
È questione di amore nei confronti di Gesù Cristo.
Devi preferire la sua presenza nella tua anima a qualsiasi peccato. 
Sono certo, infatti, che avverti la presenza personale di Dio quando sei in grazia.
E sono ugualmente certo che col peccato, e in particolare con questo peccato, avverti di perdere questa presenza, che è fonte di dolcezza soprannaturale.

9. Chiedi al Signore, per mezzo della mediazione di Maria Santissima di ottenerti questa grazia e di comunicarti quel gaudio soprannaturale che ti fa sentire il disgusto del peccato e delle tentazioni.
Ti auguro di poter dire insieme con Sant’Agostino: “Eri Tu che le allontanavi da me, Tu vera e somma dolcezza; le allontanavi e in vece loro entravi Tu più dolce di ogni voluttà non per la carne e il sangue, Tu più luminoso d’ogni luce, ma più interiore d’ogni segreto, Tu più sublime d’ogni grandezza, non per quelli, però, che sono sublimi in se stessi.
Già il mio animo era libero dalle dolorose preoccupazioni dell’ambizione, del guadagno e dalla scabbia delle passioni, inquiete e pruriginose. Balbettavo le prime parole a Te, mia luce e ricchezza, mia salvezza, Signore Dio mio”.

Con questo augurio, ti benedico e ti ricordo volentieri nella preghiera.
Padre Angelo