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Quesito

Salve padre,
volevo farle una domanda riguardo l’evangelizzazione.
Un po’ di tempo fa ho convertito un ragazzo di nome L.; ormai è quasi un anno. Nonostante ciò questo ragazzo continua ad essere in peccato mortale, prega a malapena non va a Messa, non si confessa e di conseguenza non prende il santissimo sacramento. Non sa quante volte l’ho richiamato e l’ho “bacchettato”.
Credo che ormai tutte le nostre conversazioni si basano sul fatto che io gli dico di fare determinate cose o di andare a Messa o di pregare, ecc… Lui dice sempre che ho ragione e ci proverà, ma poi ogni volta lo ritrovo nello stesso punto.
 Ho cercato in tutti i modi di far ravvedere questo ragazzo che è un amico molto caro, ma nonostante tutto ciò che faccio non cambia comportamento.
Consideri che a volte gli capita ancora di bestemmiare e questo viene da una profonda lontananza da Dio. Mi chiedo sono io che sbaglio? Dovrei essere più flessibile e magari dirgli le cose con più carità? Il mio metodo di “evangelizzare” è errato? E dalla sua conversione che cerco di guidarlo specialmente in cose su cui sono passato io, ma non vedo alcun miglioramento. Perché lo Spirito Santo non scende su di lui così da dargli una giusta e sincera contrizione?
Grazie ancora per la preghiera. Ci tengo a mostrarle la mia gratitudine. Oltre le auguro una buona domenica.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono contento che tu abbia portato almeno parzialmente un ragazzo alla conversione.
I nostri ragionamenti e le nostre discussioni sono indispensabili per mostrare la plausibilità e la ragionevolezza della nostra fede e anche per indicare con chiarezza la strada da seguire.

2. Tuttavia da soli non sono sufficienti a convertire una persona.
Ricorderai certamente il Vangelo di domenica scorsa (23ª domenica del tempo ordinario anno B). Portarono a Gesù un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano (Mc 7,32).
Gesù lo prese in disparte, lontano dalla folla e innanzitutto gli mise le dita negli orecchi e con la sua saliva gli toccò la lingua.
Va notato innanzitutto che Gesù questa volta a compiuto dei gesti. I gesti erano importanti per il sordomuto perché, se non poteva capire con i propri orecchi, poteva però intuire qualcosa attraverso la propria vista.
E vedendo che Gesù si accingeva a fare qualche cosa su di lui, si sentì rianimare nella fede e nella speranza.

3. Ma perché Gesù ha usato le dita? Che significato hanno quelle dita?
Ce lo rivela Gesù stesso quando nel Vangelo di Matteo risponde ai farisei: “Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Mt 12,28).
Nel testo parallelo del Vangelo di Luca Gesù usa un’altra espressione, che però è equivalente: “Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20).
Il dito di Dio, dunque, non è altro che l’azione dello Spirito Santo.
Del resto anche nell’inno “Veni creator Spiritus” ad un certo momento lo Spirito Santo viene chiamato: dito della destra di Dio (digitus paternae dexterae).
Questo sta a significare che per poter accogliere la parola di Dio con fede e per poterla gustare è necessario che Cristo operi con il suo dito, e cioè con l’azione dello Spirito Santo.
Finché non c’è questo intervento, la conversione rimane solo nei suoi inizi oppure solo a metà.
Per questo dicevo che i ragionamenti sono importanti, ma solo come premessa. Per avere la fede e il gusto delle cose sante è necessario l’intervento dello Spirito Santo. Si tratta di beni soprannaturali, celesti, che noi non possiamo comunicare.

4. Nel prosieguo del miracolo, Gesù dopo aver messo le dita negli orecchi e nella bocca del sordomuto “guardando verso il cielo” (Mc 7,34): come a dire che questo intervento può venire solo dall’alto, da Dio. La fede e il gusto delle cose di Dio non può essere prodotto dagli uomini perché è di ordine soprannaturale e pertanto va invocato.

5. Quel sordomuto non poteva muoversi da solo verso Cristo perché non lo conosceva. Essendo sordo non ne aveva mai sentito parlare. Aveva bisogno che qualcuno lo conducesse. Infatti il testo sacro dice che “gli condussero un sordomuto e lo pregarono perché gli imponesse la mano” (Mc 7,32).
Per ottenere l’azione dello spirito Santo è necessaria la preghiera. Anzi, la preghiera perseverante perché la preghiera perseverante rende presente e operante Gesù Cristo con il suo Santo Spirito.

6. Nella vita di Santa Caterina da Siena si legge che un giorno le capitò di vedere due uomini condotti al patibolo. Erano circondati da un nugolo di demoni.
Mentre i carnefici torturavano i corpi dei due condannati a morte, i demoni li spingevano a bestemmiare in maniera sempre più audace.
Caterina si mise a pregare e si propose di non dismettere la preghiera fino a quando non li avesse visti convertiti e salvati.
I demoni si infuriarono contro di lei, colpendola e minacciando addirittura di entrare dentro il suo corpo.
Caterina li disprezzò e non desistette dalla sua orazione.
Quando il carro entrò in città, i due condannati cambiarono all’improvviso atteggiamento: era comparso davanti a loro Gesù Cristo flagellato, grondante sangue e con la carne lacerata.
All’iistante chiesero la presenza di un sacerdote per confessarsi, riconobbero pubblicamente i loro peccati, anche quelli per i quali non erano stati condannati a morte.
Caterina continuò a rimanere in preghiera fino a quando non li vide entrare in paradiso.

7. Ugualmente nella vita dei santi coniugi Martin, i due genitori di Santa Teresa di Gesù bambino (ambedue canonizzati) si legge che “quando qualche peccatore ostinato si manifestava restio ad ogni tentativo, tutta la famiglia si appassionava al difficile compito: San Giuseppe era chiamato ad intervenire con una novena: molte vittorie di questo genere furono ottenute a forza di preghiere. Papà e mamma non conoscevano gioie più pure di queste: e continuavano ad applicare i loro suffragi anche per quelli che, morti impenitenti, avevano deluso le loro speranze” (S. G. Piat, Storia di una famiglia, p. 159).

8. Continuando nella lettura evangelica della guarigione del sordomuto, si legge che Gesù, dopo aver alzato lo sguardo verso il cielo, emise un sospiro. Letteralmente bisognerebbe tradurre: emise dei gemiti.
Questi gemiti, secondo San Tommaso, fanno riferimento alla penitenza fatta per i peccati propri e per i peccati altrui (cfr. Catena aurea, Vangelo di Marco).
Pertanto, oltre la predicazione e la preghiera, è altrettanto indispensabile la penitenza.
Ecco dunque le altre due cose che devi fare per completare l’opera di evangelizzazione nei confronti di questo tuo carissimo amico.

9. Giovanni XXXIII nell’enciclica Sacerdotii nostri primordia dedicata al santo Curato d’Ars ricorda che questo santo “entrando in parrocchia disse più volte: “Mio Dio, accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”. Ottenne dal cielo quella conversione. Ma più tardi confessava: “Se avessi previsto, quando venni ad Ars, le sofferenze che mi aspettavano, sul colpo sarei morto di apprensione”.
Sull’esempio degli apostoli di tutti i tempi, egli vedeva nella croce il grande mezzo soprannaturale per cooperare alla salvezza delle anime che gli erano affidate.
Senza lamentarsi soffriva per esse le calunnie, le incomprensioni, le contraddizioni; per esse accettò il vero martirio fisico e morale d’una presenza quasi ininterrotta al confessionale, ogni giorno, per trent’anni; per esse lottò come atleta del Signore contro le potenze infernali; per esse mortificò il suo corpo.
Ed è ben nota la risposta data a un confratello che si lamentava per la poca efficacia del suo ministero: “Voi avete pregato, avete pianto, gemuto e sospirato. Ma avete voi digiunato, avete vegliato, vi siete coricato per terra, vi siete data la disciplina? Finché non sarete giunto a questo, non crediate d’aver fatto tutto”” (SNP 43).

10. Ugualmente l’Eterno Padre, parlando con Santa Caterina da Siena del nostro Santo Padre Domenico e dei suoi frati, disse: “In su che mensa (San Domenico) fa mangiare e’ figli suoi col lume della scienzia?
Alla mensa della croce in sulla quale croce è posta la mensa del santo desiderio, dove si mangia anime per onore di me.
Egli non vuole ch’e’ figli suoi attendano ad altro se non a stare in su questa mensa con lume della scienzia, a cercare solo la gloria e lode del nome mio e la salute dell’anime” (Trattato dell’obbedienza, 158).

11. Un solo sacrificio per la conversione dei nostri amici può essere più efficace di una grande predica.
Un solo sacrificio, unito a quello di Cristo, porta con sé la potenza della morte e della risurrezione del Signore.
Questa potenza è stata manifestata attraverso il duplice terremoto che ha accompagnato gli eventi centrali della nostra redenzione, la morte e la risurrezione del Signore.

12. Non ci meravigliamo allora che Pio XII abbia potuto dire: “Mistero certamente tremendo, né mai sufficientemente meditato: che cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni, a questo scopo intraprese dalle membra del mistico Corpo di Gesù̀ Cristo, e dalla cooperazione dei Pastori e dei fedeli, specialmente dei padri e delle madri di famiglia, in collaborazione col divin Salvatore” (Mistici corporis).

13. In termini ancora più concreti la Madonna ha chiesto nella prima apparizione ai tre pastorelli di Fatima: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi in atto di riparazione per i peccati con cui egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori”?”.
I tre bambini risposero: “Sì, vogliamo”.

Ecco dunque qual è la strada: la predicazione persuasiva (quella che finora hai fatto e stai facendo), la preghiera e il sacrificio.
È la strada che per primo ha percorso il nostro Redentore.
Perché anche tu la possa percorrere prontamente e generosamente in tutte le sue fasi ti ricordo volentieri nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo