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Quesito

Carissimo padre Angelo,
grazie per il grandissimo lavoro di apostolato su questo sito.
Sono qui per chiederle chiarimenti circa alcuni dubbi di natura morale sulla condizione omosessuale, che mi riguarda personalmente.
Da quando ho riscoperto la fede, cerco di vivere come raccomanda la chiesa, offrendo la mia particolare condizione per un bene superiore, perchè mi rendo perfettamente conto che la sessualità è un dono di Dio, da esplicare in modo completo solo nel matrimonio cristiano. 
I momenti di tentazione non mancano, ma attraverso la partecipazione ai sacramenti e la preghiera, in modo particolare il santo Rosario e l’Adorazione Eucaristica, mi sento più corazzato nel combattimento contro le voglie di un tempo. 
I miei dubbi morali nascono a riguardo di quella che viene definita la cosiddetta "cultura gay", il suo modo di esprimersi, i suoi totem "intoccabili". 
La Madonna mi ha concesso la grazia di tagliare senza troppi traumi con alcune vecchie amicizie omosessuali, assolutamente caste, ma deleterie per i discorsi che si affrontavano, tuttavia purtroppo non con tutti. Con alcuni miei amici gay, continuo una blanda frequentazione che si limita a cene fuori e a volte ad alcune vacanze di breve entità…in questi momenti mi sento interiormente indebolito. Gli argomenti possono essere certamente tra i più svariati, ma ovviamente la fa da padrone il sesso con tutte le sue più lussuriose implicazioni. A volte ascolto con gran dispiacere certe cosacce, altre volte ahimè partecipo a quei discorsi facendo riferimenti a miei incontri occasionali del passato, ma poi mi sento sporco dentro.
Poi nei discorsi tra noi c’è una facilità ad usare il femminile per chiamarsi, cosa che mi urta non poco, e che talvolta anche io faccio, ma anche in questo caso dopo ne provo un gran dispiacere interiore, ricordando quel "Maschio e femmina li creò" del libro della Genesi. 
Allora caro padre vengo al dunque: commetto peccato mortale parlando di certe cose, ricordando ad esempio mie relazioni del passato? a volte ne parlo con compiacimento a volte con rammarico, ricordando quanto siano state superficiali e deleterie per me…
Si commette peccato mortale frequentando discoteche gay, dove mi è capitato di andare per ballare, ma evidentemente essendo le occasioni di peccato molto prossime, di avere ammiccato con lo sguardo ma comunque di non essere andato oltre ad una conoscenza, due chiacchiere ovviamente superficiali e sciocche, e al massimo una carezza o bacio sulla guancia? tenga conto che sono anche un insegnante di religione e questo per me è ancora di più motivo di tristezza. Le assicuro padre, sarà capitato pochissime volte questa cosa qui della discoteca, ma la rimetto al suo giudizio di confessore esperto. 
Per completare il quadro della situazione le dico anche che in certe occasioni con questi amici mi è capitato di parlare di cose di Dio, del mio cammino di conversione e di come la fede mi abbia aiutato a uscire da una morsa di peccato e di tenebre, ma mi sembra di aver dato le perle ai porci….per usare un’espressione evangelica. Talvolta invece, soprattutto quando si è a tu per tu, alcuni discorsi sulle "cose di lassù", sembra sortiscano quanto meno degli interrogativi sulla vita cristiana.
La mia condizione di omosessuale è una croce ma non me la sono sentita di tagliare completamente con tutti, poichè talvolta ho bisogno di un minimo di "leggerezza" e soprattutto il parlare dei propri pesi in comune con persone che sanno cosa voglia dire mi fa sentire meno solo. Ecco padre..questo è quanto, la ringrazio per la sua grandissima generosità e aspetto con ansia una sua risposta chiarificatrice.
Le chiedo un ricordo nella preghiera.
G. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. mi compiaccio anzitutto per l’intensità della tua vita cristiana.
Senza tanti discorsi è quest’esperienza che fuori di ogni dubbio ti permette di sentire il disordine che c’è nell’omosessualità sia come inclinazione sia come deviazione nei suoi atti.
Come in teologia la cosa più importante non consiste semplicemente nello studio delle cose di Dio, ma nel vivere unitamente a Lui attraverso l’esperienza della grazia e di una vita santa, così avviene qualcosa di analogo anche per te.
A differenza di molti omosessuali che non comprendono affatto il disordine delle loro azioni, tu invece – poiché cerchi di vivere in grazia e in unione col Signore – sei tra coloro cui possono essere applicate queste parole della Sacra Scrittura: “Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro” (Eb 6,4-5).
Ti esorto pertanto a perseverare in questa strada.
È il gusto delle cose di Dio che ti tiene lontano da esperienze che “sono intrinsecamente disordinate e che in nessun modo possono ricevere una qualche approvazione” (Congregazione per la dottrina della fede, Persona humana 8).

2. Quanto la Chiesa propone agli omosessuali non consiste innanzitutto nel reprimere certe tendenze, ma nel farne altre.
È solo questa esperienza di ordine soprannaturale che solidifica interiormente e nello stesso tempo fornisce la “corazza” che difende dagli urti di un ambiente effeminato e corrotto.

3. Quando la Chiesa dice che l’inclinazione omosessuale non è un peccato ma un disordine  e che in quanto tale è uno stimolo ad andare fuori strada, non fa altro che confermare quanto tu scrivi quando parli di “alcune vecchie amicizie omosessuali, assolutamente caste, ma deleterie per i discorsi che si affrontavano”.
E che ti senti “interiormente indebolito” quando tuttora nella frequentazione pur casta di alcuni amici gay noti “la facilità ad usare il femminile per chiamarsi”.

4. Vengo adesso alle tue domande più concrete.
Mi chiedi se commetti peccato mortale parlando di certe cose, ricordando ad esempio tue relazioni del passato.
Ebbene, se questo parlare è di scandalo per chi ti ascolta, sì, è peccato grave.

5. Mi chiedi ancora se “si commette peccato mortale frequentando discoteche gay”, dove ti “è capitato di andare per ballare, ma evidentemente essendo le occasioni di peccato molto prossime”.
Ebbene anche qui la risposta è affermativa. Anche se vi entri con “buone” intenzioni, tuttavia c’è l’occasione prossima del peccato e per quello che vedi e che senti non puoi che sentirti interiormente inquinato e indebolito.

6. Inoltre, indipendentemente dall’essere insegnante di religione, è di contro testimonianza per chi ti vede entrare in quei locali.
In altre parole è di scandalo per quelli che dicono: sai che il tale frequenta locali gay?
Mi hai detto che ti è capitato pochissime volte.
Ma anche se non hai compiuto atti specifici di omosessualità, l’essere entrato in quei locali ti ha portato in un mondo diametralmente opposto a quello della santità, ti ha inquinato interiormente e può essere stato motivo di scandalo anche quelli stessi che si trovavano lì dentro e che ti conoscevano come cattolico.
Secondo me fai bene a purificarti nel profondo, confessandoti anche di questo.

5. Infine mi dici che “in certe occasioni con questi amici mi è capitato di parlare di cose di Dio, del mio cammino di conversione e di come la fede mi abbia aiutato a uscire da una morsa di peccato e di tenebre, ma mi sembra di aver dato le perle ai porci….per usare un’espressione evangelica. Talvolta invece, soprattutto quando si è a tu per tu, alcuni discorsi sulle "cose di lassù", sembra sortiscano quanto meno degli interrogativi sulla vita cristiana”.
Come vedi, devi fare discernimento anche tra gli amici.
Con alcuni, certi discorsi non sono neanche da iniziare perché non li comprendono e c’è il rischio che con il loro interloquire – senza saperlo – profanino le cose sante. Allora tu stesso sei il primo a starci male perché hai netta la sensazione di aver dato delle perle a persone che le mettono sotto i piedi.
Con altri invece si può costruire qualcosa di bello e forse anche di santo. E vi possono essere buone amicizie.

6. Per questo anch’io ti dico di non tagliare con tutti, e non solo per una motivazione psicologica.
Puoi diventare santo anche nella tua condizione e puoi aiutare altri a diventarlo.
Certamente la strada che hai intrapreso è buona, promettente e, mi auguro, anche “ricca di buoni frutti”.

Ti auguro di proseguire così.
Ti ricordo volentieri al Signore e ti benedico.
Padre Angelo