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Quesito
Buongiorno Padre,
il 2 dicembre 2017 è morta mia moglie. Da allora soffro tanto la sua assenza e non mi do pace. Ho cominciato a leggere tutto quello che trovo sul pc cosa c’è dopo la morte fisica e ho capito che c’è una vita spirituale meravigliosa, saremo non visibili perchè fatti di materia diversa insieme ai nostri cari etc etc.
Poi leggendo salmo 113 dice: Non i morti ti loderanno o Signore, né quelli che scendono sotto terra, ma noi che viviamo benediciamo il Signore.
Dall’Ecclesiaste si legge nel capitolo 9 punto 5 si legge: Infatti quelli che vivono sanno di dover morire, ma i morti non sanno più nulla, non hanno niente da guadagnare ed anche il loro ricordo è messo in oblio. Ed infine il capitolo 7 di Giobbe. Allora, mi domando dov’è la verità? Nella prima o nella seconda di quello che ho scritto? l’anima di mia moglie vive nel mondo ancestrale e poi spirituale? O tutto finisce…………. e la Resurrezione. Gradirei una sua risposta in merito sopratutto per una mia tranquillità spirituale.
Grazie infinite, pace e bene.
Elia
Risposta del sacerdote
Caro Elia,
ti porgo anzitutto le condoglianze per la morte di tua moglie e per questo ti sono vicino come posso, e cioè con la preghiera: per te e per la tua sposa.
1. Venendo al quesito che mi hai posto devo dire che è tutto vero quello che hai scritto.
Ma è necessario fare una distinzione perché la rivelazione sulla vita dell’oltretomba è stata progressiva.
2. In un primo tempo infatti si pensava che dei morti sopravvivesse solo l’ombra.
Ora le ombre sono più o meno tutte uguali.
Per questo si pensava ad una sopravvivenza “umbratile”, e cioè ad una vita simile a quella dell’ombra.
Nel regno dei morti, detto anche Sheol, che letteralmente significa inferi, tutti sono uguali, buoni e cattivi. Non c’è ricompensa per gli uni e condanna per gli altri.
3. Stando così le cose si comprendono meglio alcune espressioni dei Salmi:
“Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?” (Sal 6,6).
La Bibbia di Gerusalemme commenta: “Nello Sheol i morti conducono una vita sminuita e silenziosa, senza mantenere rapporti con Dio”:
4. In questo senso si leggono anche altre espressioni come queste: “Quale guadagno dalla mia morte, dalla mia discesa nella fossa? Potrà ringraziarti la polvere e proclamare la tua fedeltà?” (Sal 30,10).
E anche: “Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?
Si narra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi, la tua giustizia nella terra dell’oblio?” (Sal 88, 11-13).
“Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio, ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre” (Sal 115,12-13).
“Perché non sono gli inferi a renderti grazie, né la morte a lodarti; quelli che scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà” (Is 38,18)
“Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?” (Sal 88,11)
5. Tuttavia la potenza del Dio vivo si esercita anche in questo soggiorno desolato per cui successivamente, come nel primo libro di Samuele, compare un velato accenno alla risurrezione: “Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire” (1 Sam 2,6).
È più esplicito invece il libro della Sapienza, scritto verso la fine dell’Antico Testamento: “Tu infatti hai potere sulla vita e sulla morte, conduci alle porte del regno dei morti e fai risalire” (Sap 16,13);
6. Il Salmo 16 è addirittura pieno di gioiosa speranza e parla apertamente di presenza del Signore edi gioia piena: “Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 16.8-11).
Così anche il salmo 49: “Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi” (Sal 49,16).
7. In particolare nel libro della Sapienza emerge chiara la sopravvivenza dell’anima e la ricompensa dei giusti.
È un testo che molto spesso si legge nella liturgia delle esequie dei defunti: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro” (Sap 3,1-8).
8. Nel secondo libro dei Maccabei è chiara la speranza della risurrezione.
Uno dei sette fratelli, prima di essere ucciso dice al giudice: “«Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna” (2 Mac 7,9).
9. In questo secondo libro dei Maccabei si parla anche dell’uso preso gli ebrei di far celebrare dei sacrifici per i defunti perché fossero sciolti dai loro peccati.
Si legge di Giuda, il grande eroe d’Israele: “Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione.
Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.
Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,43-45).
10. Col Nuovo Testamento, anzi con la risurrezione di Cristo, tutto diventa più chiaro.
I giusti possono entrare con Lui nel Paradiso.
Anzi il Paradiso è vivere con Cristo e regnare insieme con Lui beneficando coloro che sono rimasti sulla terra.
In questo senso santa Teresina del Bambin Gesù ha detto: “Passerò il mio Paradiso a distribuire grazie sulla terra”.
Con l’augurio che anche tua moglie possa fare così e che anche noi un giorno possiamo fare altrettanto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo