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Quesito
Padre,
Ho letto “Esodo”, libro 2°, capitoli 21.1 – 21.27.
Come è possibile che vengano espressi tali concetti e che siano contenuti proprio nella Bibbia che è parola di Dio?
Sinceramente l’Antico Testamento a volte mi sorprende e secondo me spesso porge il fianco alle critiche di coloro che vogliono denigrare la Parola di Dio.
Ciò non mi succede mai con il Nuovo Testamento e penso quindi che mi dedicherò solamente alla sua lettura tralasciando l’Antico.
Che ne pensa Lei?
Un caro saluto.
Ivo
Risposta del sacerdote
Caro Ivo,
1. questo era uno dei motivi che aveva portato il Concilio di Trento a determinare che non vi fossero Bibbie senza note.
Le note hanno il compito di far comprendere la Parola di Dio nel suo genuino significato.
2. Il passo che tu mia hai citato è molto eloquente.
Da una parte sta ad indicare quanto Dio fosse vicino alla vita e ai problemi reali del popolo.
Dall’altra mostra come Dio si sia rivelato attraverso il linguaggio umano. In questo linguaggio vi mettiamo pure la cultura umana.
E si è servito della cultura del tempo che era comune a tutte le popolazioni.
Nessuno a quei tempi si è meravigliato in senso negativo di tali disposizioni. Anzi, il popolo d’Israele se ne vantava davanti a tutti i popoli dicendo che nessuna nazione possedeva una legislazione così saggia come quella che aveva le aveva dato il suo Dio.
3. Noi siamo portati a leggere la sacra Scrittura, soprattutto l’Antico testamento, con i nostri attuali criteri.
Noi oggi viviamo in una stato di diritto, dove la legge tutela i diritti delle persone.
Israele, ai tempi dell’Esodo, era una popolazione nomade dove ognuno era portato a farsi giustizia da se stesso.
I criterio della giustizia allora era quello della legge del taglione: occhio per occhio e dente per dente.
Gesù abolirà definitivamente la legge del taglione soprattutto col discorso della montagna, che è contenuto nei capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo.
4. La Bibbia di Gerusalemme, che è sempre così precisa nelle sue note, a proposito del passo che mi hai citato, ne ha due particolarmente preziose.
La prima al v. 13 dice: “In questa società, in cui la giustizia di Stato non ha ancora sostituito la vendetta privata, l’omicida involontario deve essere protetto contro il vendicatore del sangue; il luogo di asilo è originariamente il santuario. Ma il diritto di asilo non si esercita per l’omicida con premeditazione. Questa disposizione è all’origine delle istituzioni delle città di asilo”.
Al v. 23: “Questa legge del taglione, che si ritrova nel codice di Hammurabi e nelle leggi assire, è di natura sociale, non individuale. Imponendo un castigo uguale al danno causato, essa tende a limitare gli eccessi della vendetta. Il caso più chiaro è l’esecuzione di un omicida. Infatti l’applicazione di questa regola sembra aver perduto molto della sua brutalità primitiva”.
5. In ogni caso i santi Padri (e cioè i grandi dottori dei primi secoli del cristianesimo) non si sono mai scandalizzati di queste normative.
Anzitutto perché erano consapevoli che nelle popolazioni barbare, che allora erano numerose, vi era costumi selvaggi e crudeli, chiamati per l’apposta “barbari”.
In secondo luogo perché dietro ogni parola vi trovavano un significato spirituale utile per la vita del singolo e ella comunità.
Ad es., la legge del taglione non ricorda che tutto va pagato, tutto va espiato? E che la perfetta espiazione l’ha attuata Gesù Cristo, nostro Capo, al nostro posto?
E il diritto di asilo non dice nulla? Per fortuna nostra c’è un diritto di asilo anche per i peccatori più grandi, e questo asilo lo si trova in Colei che è stata definita “Rifugio dei peccatori”.
Ti ringrazio, ti saluto, tu ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo