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Quesito
Gentile Padre,
le sottopongo questo quesito al quale io non riesco a rispondere da un punto di vista cattolico. Ipotizziamo il caso di una persona con una fede più elevata della media: preghiere serali, messa alla domenica, confessione ogni settimana, frequentazioni di gruppi cattolici, laurea in materia religiosa, ecc, ecc che incontra un divorziato che magari moralmente ha torto marcio…,ma che ha un sacco di qualità: simpatia, grande personalità, capacità di essere appassionato ed entusiasta e che in fondo non è ateo del tutto, avendo avuto tutti i sacramenti e avendo frequentato scuola cattolica, insomma una persona che ha torto marcio, ma che fa pena, perché non è cattivo del tutto. Ipotizziamo i due si innamorino e il divorziato sia disposto a crescere i figli cattolicamente, nonostante il matrimonio civile. Ecco la domanda che mi pongo è questa: che si tolgano i sacramenti al divorziato simpatico, ma in torto, lo posso capire, ma alla parte innocente, perché dovrebbero essere tolti? La colpa risiede nell’aver scelto un uomo moralmente indegno, o nel aver contratto matrimonio civile? Infatti, perchè chi contrae matrimonio civile, può divorziare e successivamente sposarsi in Chiesa, anche se nei fatti e nella sostanza ha magari distrutto una famiglia che era tale anche se di fronte allo stato. Chi si sposa in Chiesa può anche aver avuto prima figli naturali, quindi famiglie di fatto, che però non urtano il sacramento del matrimonio. Ultimo punto, il divorzio è orrendo, perchè si spezza un vincolo sacro, ma se tale vincolo è davvero un Mistero con la M maiuscola, perchè si consente che tanti giovani si sposino in Chiesa, avendo ricevuto il battesimo, ma non avendo una fede di fatto, perché la Chiesa è carina e per far contenti i genitori? E si tortura invece una persona credente e terribilmente sola, impedendole di avvicinarsi all’eucarestia? E non è poi la stessa cosa per chi subisce un divorzio ed è credente e rimane senza volerlo tagliato fuori dalla Chiesa? Ultimo punto e qui spezzo una lancia a favore del divorziato…perchè possono essere perdonati tutti i peccati in confessionale: aborto, omicidio, furto, prostituzione, spaccio, ecc, ecc, ma non di essersi sbagliati una volta nel caso del matrimonio. Le parla una persona che crede nell’indissolubilità del matrimonio, ma anche nel perdono infinito di Dio e che si chiede fino a che punto ci sia redenzione, soprattutto nel caso non si possa ricevere più il corpo di Cristo, dato che il battesimo non credo sia condizione sufficiente per la salvezza.
Grazie
Maria
Risposta del sacerdote
Cara Maria,
hai fatto tante considerazioni, veramente tante, ma non sei andata al nocciolo della questione.
Perché se vai al nocciolo, tutto diventa chiaro.
Ecco allora questo nocciolo.
1. Coloro che si sposano promettono di essere fedeli nella buona e nella cattiva sorte e di amarsi e di rispettarsi per tutta la vita.
Gesù Cristo ha detto: “All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne.
L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei;
se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio»” (Mc 10,6-12).
2. Finché non c’è una sentenza del tribunale ecclesiastico che dichiari nullo il matrimonio fatto, i due, anche se separati e divorziati, davanti a Dio sono una carne sola.
E Gesù ha detto in termini molto chiari: l’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto.
3. Chi è divorziato è dunque una persona attualmente sposata, anche se non coabita col coniuge. E chi ha relazioni sessuali con un divorziato, commette adulterio.
4. Sposare un divorziato significa mettersi in una situazione di adulterio permanente.
5. Mi chiedi come mai tanti altri peccati vengono assolti e questo no.
Anche questo può esser assolto, ma se si rinuncia a vivere in una situazione di peccato.
Al contrario neanche gli altri peccati possono essere assolti se non c’è pentimento e cambiamento di vita.
Infatti se viene a confessarsi uno spacciatore di droga dovrò chiedergli di smettere di fare lo spacciatore. E se non vuole smettere, non posso dargli l’assoluzione. E anche se gliela dessi, l’assoluzione non lo raggiungerebbe, perché non ha le disposizioni per riceverla.
6. Per poter fare la Santa Comunione è necessario, come dice San Paolo, esaminare se stessi: “Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.
Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,27-29).
Finché uno decide di stare insieme con una persona che appartiene ad un’altra, vive in uno stato di peccato, di adulterio permanente. E questo è in palese contraddizione con l’insegnamento del Signore.
7. Vi può essere il caso che il divorziato sia la parte innocente, che ha subito il divorzio da parte di un coniuge disgraziato.
Tuttavia anche in questo caso vale quello che ha promesso nel giorno delle nozze: di essere fedele nella buona e nella cattiva sorte.
In questo modo sperimenta e rende visibile il mistero grande nascosto nella realtà del matrimonio, e cioè l’amore sempre fedele di Dio per l’uomo e di Cristo per la Chiesa, anche se uomo e chiesa possono essere infedeli a Dio e a Cristo.
E perseverando in questo stato, sebbene doloroso e difficile, scopre un’altra sponsalità, quella vera e che nessuno gli può togliere: l’intimità con Dio, l’intimità con Gesù Cristo. È quella sponsalità che nel giorno delle nozze si era impegnato a rendere visibile col proprio comportamento.
Si accorgerà ben presto quanto sia santificante questa sponsalità e nello stesso tempo darà testimonianza di vita cristiana ai propri figli, i quali non saranno messi nel disagio di vivere con una persona che non è loro padre o loro madre.
8. Tu hai sempre riportato il discorso all’impossibilità di poter fare la Comunione da parte del coniuge che ha sposato un divorziato.
Il problema però non è semplicemente questo.
Non può fare la Comunione perché non può essere assolto.
E non può essere assolto perché ha la volontà di permanere in uno stato di adulterio.
Prima della Comunione c’è la confessione. E non può accostarsi alla confessione se non col proposito di conformare la propria vita agli insegnamenti del Signore.
Spero di essere stato esauriente.
Ti ringrazio per la domanda, che è pure l’interrogativo che si pongono molte altre persone.
Ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo