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Carissimo Padre,
La ringraziamo per tutto il lavoro veramente domenicano che sta svolgendo sul sito amici domenicani in favore della promozione della Verità. Complimenti! Cristo la ricompensi. Si potrebbero passare giornate intere a leggere tutte le interessantissime domande e le ancor più interessanti risposte.
Leggendo e rileggendo dunque, ho notato come moltissime persone sono rimaste incuriosite e spesso ammirate dal domenicanesimo. Io per primo. A questo punto la mia domanda è questa…
Non crede che i domenicani attualmente possano fare molto di più per la Chiesa e per il Vangelo?? Pensiamo che di tutte queste persone che rimangono positivamente impressionate dal carisma domenicano, molte sarebbero disponibili ad entrarvi sia come terziari che come frati o addirittura monache a patto però che ciò che è proposto da S. Domenico sia vissuto realmente. Siamo 2 ragazzi che pensano seriamente di farsi domenicani, anzi ci sentiamo ad un passo dal farne richiesta e spesso desidereremmo una presenza più attiva dei frati. Ad esempio i testimoni di geova vanno in giro casa per casa a raccontare sciocchezze mentre invece noi che abbiamo la Verità la facciamo arrivare fino all’ambone e alle prime gradinate dell’altare, stop. Vediamo talvolta fare omelie dai domenicani in maniera spesso troppo difficile, con termini troppo "teologici" perché la gente possa capire la Parola.
Sappiamo di moltissimi che vengono e cominciano il cammino per consacrarsi ma poi, entrando in convento rinunciano, e così alla fine sono davvero poche le vocazioni. Perché in ognuno di loro ci deve essere sì, il germe della vocazione, ma ci devono essere anche "gli operai" che aiutano a non far morire questo germe. Con la scusa che sono pochi ormai si limitano ad avere delle parrocchie, e basta, mentre invece i primi frati erano sempre in giro in mezzo alla gente… Ci chiediamo: sono preti o frati?
Lei cosa ne pensa? Stiamo esagerando??
Amiamo S. Domenico e il suo carisma e vorremmo e, se Dio vuole, viverlo anche noi come suoi figli!
Un abbraccio in Cristo
Dio la benedica
Risposta del sacerdote
Carissimi,
1. avevo iniziato a darvi subito la risposta. Ma poi ho dovuto interrompere. Le email ricevute si sono succedute (si tratta di decine ogni giorno) e la vostra è rimasta lì. Ma il pensiero vi ricorreva spesso.
Adesso eccomi a voi.
Mi compiaccio innanzitutto per il fatto che il Signore vi stia chiamando a lavorare nella sua vigna attraverso gli strumenti forniti dall’Ordine domenicano.
2. Desidero dirvi che è vera la vostra osservazione: sono moltissimi quelli che il Signore chiama al nostro Ordine, almeno come frati o terziari. Attraverso la rubrica che seguo attesto che è così e la gran parte delle richieste di interesse per l’Ordine rimane corrispondenza personale. Alcuni sono entrati nell’ordine o stanno per entrarvi proprio grazie a questa rubrica.
L’Ordine di San Domenico affascina. E non può non essere così. Sono troppo grandi i tesori che Dio gli ha affidato. Penso alla solidità della dottrina (San Tommaso, santa Caterina…), allo stile di vita e alla spiritualità che ha formato una miriade di santi, alla predicazione fatta in mille maniere (dal Beato Angelico al padre Lataste che tra breve sarà beatificato).
Forse è proprio per i tesori di grazia profusi dal Cielo che il Signore ha detto a Santa Teresa d’Avila che questo Ordine rimarrà fino alla fine del mondo e che all’approssimarsi degli ultimi tempi renderà molti sevizi alla Chiesa.
È giusta la vostra osservazione: l’Ordine nostro potrebbe fare molto di più. La Chiesa e le anime l’aspettano.
3. Concordo con voi anche nel rilevare che spesso la predicazione di alcuni domenicani è astratta, dotta, ma fredda e incomprensibile a molti.
Mentre la predicazione domenicana, così come è presentata da san Tommaso, deve esser accompagnata dalla “grazia della parola”.
E possiede questa grazia quando nutre l’intelligenza, così che gli interlocutori trovano risposte alle loro domande e solidità nella loro fede, quando scalda i cuori e quando li muove a mettere subito in pratica quanto si è ascoltato.
Un ricordo personale: qualche anno fa stavo facendo gli esercizi spirituali con altri domenicani ed era un domenicano quello che li predicava. Un padre missionario, che era lì per qualche tempo di ritorno dalla missione, mi disse in disparte: “finalmente una predicazione domenicana: che nutre e che scalda. Invece spesso sento solo delle lezioni…”.
Quell’osservazione era giusta ed esprimeva la mancanza di un qualcosa d’altro che è necessario perché si tratti di vera predicazione.
4. Mi dite che siete ad un passo dal far domanda di entrare nell’Ordine. Ne sono contentissimo.
Ma lasciate che vi dica ancora questo. Corrispondendo alla chiamata che il Signore vi sta facendo, non lasciatevi deprimere da quello che vedete o sentite.
Voi cercherete di essere domenicani secondo quello che il Signore vi sta dicendo in questo momento: predicazione che nutre, che scalda e che muove i cuori.
Quando don Bosco sentiva la vocazione al sacerdozio, vedendo il comportamento di molti preti del suo tempo, diceva in cuor suo: io sarò prete, ma non vorrò essere come questi. Vorrò stare in mezzo alla gente, in mezzo ai ragazzi.
5. Oggi viviamo in una situazione in cui non si può contare molto sull’ambiente che circonda. Questo vale per i laici e, spesso, purtroppo anche per i chierici.
È necessario essere dunque corazzati interiormente e tendere decisamente alla santità perché proprio questa tensione è la molla di tutto.
È la molla che spinge a pregare, a non contare il tempo che si sta col Signore, la molla che spinge a studiare e a prepararsi, la molla che spinge a intraprendere i mezzi ascetici indispensabili per preparare i cuori dei nostri uditori all’ascolto, la molla che custodisce integri nella fede e nella vita e ci rende testimoni credibili.
Come vedete, ho messo un’espressione in corsivo: intraprendere i mezzi ascetici indispensabili per preparare i cuori dei nostri uditori all’ascolto.
Quest’espressione è di capitale importanza e ci ricorda che non siamo semplicemente dei propagandisti, magari come i testimomi di geova, ma degli apostoli, chiamati ad un’impresa di ordine soprannaturale e che pertanto attinge efficacia soprattutto nei mezzi di ordine soprannaturale.
Come non ricordare a questo proposito quello che l’Eterno Padre disse a santa Caterina sull’Ordine domenicano: ”Sai in su che mensa San Domenico fa mangiare i figli suoi col lume della scienzia? Li fa mangiare in su la mensa della croce, dove si mangiano anime per amore di me”.
6. Mi dite che molti si avvicinano e poi si ritirano.
Questo è un dato di fatto. È vero.
Tuttavia bisognerebbe fare alcune precisazioni.
Alcuni si ritirano perché vedono che non sono adatti per un certa forma di vita e che la loro idea di vocazione era solo fuoco di paglia.
Altri forse si ritirano perché pensano di trovare nella comunità o nel rapporto con i confratelli quello che solo Cristo può dare. E questo è confermato dal fatto che costoro che si ritirano dall’Ordine non pensano di continuare a servire il Signore nel sacerdozio diocesano o in altre famiglie religiose. Semplicemente desistono e tornano alla vita laicale. Se la loro è autentica vocazione e l’Ordine li avesse delusi perché non continuano a servirlo e consacrarsi in altro modo?
7. Chi è chiamato e vuole corrispondere va avanti, nonostante tutto.
Non tarda a capire quanto siano puntuali le parole che si leggono nel libro del Siracide: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, prepàrati alla tentazione” (Sir 2,1).
E capisce anche che il Signore, primo vero e insostituibile Maestro, lo forma facendolo passare anche attraverso il disincanto, forse anche la delusione, ma che gli dà tutto quello che è necessario per essere quello che è chiamato ad essere, e cioè santo.
Talvolta forse alcuni non trovano nei formatori la solidità ascetica che li potrebbe aiutare a superare le tentazioni o i disincanti.
8. Il ministero parrocchiale cui fate riferimento ha motivazioni storiche che ormai sono superate. Soprattutto nell’‘‘800 i religiosi cercavano parrocchie perché sapevano di poter resistere alle soppressioni che i vari governi avevano attuato diverse volte nel corso del secolo XIX.
Oggi questo pericolo non c’è e per questo vi è la tendenza a restituirle alle diocesi.
Molte province dell’Ordine non hanno parrocchie oppure il loro numero è molto ridotto.
9. Andate avanti dunque con coraggio.
Nessuno vi impedirà di essere veri domenicani.
Nessuno vi impedirà di pregare, nessuno vi impedirà di tendere alla santità, nessuno vi impedirà di studiare.
Nessuno vi impedirà di essere veri apostoli che prima vivono e poi dicono.
Nessuno vi impedirà di essere creativi nella predicazione sotto qualunque forma.
I Santi che hanno impetrato da Dio la vostra vocazione vi assisteranno e vi ispireranno a seguire i loro passi nel far rifiorire la Chiesa e le vostre comunità.
Vi assicuro la mia preghiera, soprattutto nella celebrazione della S. Messa. Vi abbraccio fraternamente e vi benedico.
Padre Angelo