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Quesito
Buon giorno padre,
è da tanto tempo che penso di scriverle ma non sempre trovo le parole ed il momento giusto. Sono ormai in la con gli anni, 78 anni, e spesso mi ritrovo a rivivere la mia vita passata nel tentativo di eliminare le ombre o meglio fare un po’ di luce su quelle cose che… mi pesano. Da chierichetto a studente nelle scuole medie dei salesiani ho avuto una buona educazione anche religiosa, poi da studente delle superiori e navigante mi sono allontanato fisicamente dalla chiesa, ma mai dai principi del buon cristiano, ho sempre rispettato il mio prossimo anche senza andare più a messa la domenica o trovare il tempo per pregare. Mi sono poi sposato, ho avuto due figli e ritengo di essere stato un buon marito ed un buon padre, mi sono molto adoperato per il benessere materiale della mia famiglia e quando mio figlio a 24 anni si è ammalato di una rara malattia sono tornato in chiesa a pregare per la salvezza di mio figlio. Non sono valse a nulla le mie preghiere ed ho accettato cristianamente la volontà di Dio. Con la morte di mio figlio qualcosa si è rotta mi sentivo come un filo con un nuovo nodo per continuare. I vari avvenimenti che la vita ci offre mi ha portato ad una separazione prima e divorzio dopo, ho molto tentato di ricucire lo strappo con mia moglie, invano. Così a 72 anni, con la moglie che non ha voluto sentire ragioni ho voluto fatto una scelta, vivere da solo o trovarmi una compagna, ho optato per la seconda soluzione. La mia scelta è caduta su una extraeuropea con la quale mi trovo molto bene il tutto basato sul rispetto reciproco. Da extra europea per poter avere un permesso di soggiorno l’unica via trovata è stata quella del matrimonio, non ho avuto scelta. Non sono certo di aver pensato e deliberatamente scelto di commettere un peccato molto grave, comunque, logicamente mi è stata negata l’assoluzione in confessione, ottengo sempre una benedizione e mi è stato consigliato di parlarne meglio con il mio parroco. Ho affrontato con lui questa problematica e quella di mia moglie (che mi segue tutte le domeniche e giorni di precetto a messa) che pur da ortodossa aveva espresso il desiderio di comunicarsi. Il discorso, affrontato due volte, si è chiuso con poche parole “non abbiamo disposizioni a proposito dal nostro vescovo”. Essendo per me un problema non indifferente ho cercato varie volte su internet e sentire altre voci a proposito ed ho trovato che in qualche diocesi esiste un cammino, da fare con il parroco, che porta ad una assoluzione del peccato. Mi creda, mi pesa molto sentirmi quasi messo ai margini della chiesa, non riesco a capacitarmi che, in seno alla chiesa, si possano avere diversi gradi di perdono dipendenti da diversi punti di vista. Si perdonano omicidi, aborti e non si trova al giorno d’oggi che il divorzio è diventato spesso un’ancora di salvezza specie quando due coniugi non riescono più vivere assieme, una via unica per risolvere il problema.
Non le chiedo una soluzione su due piedi forse potrebbero bastare delle parole più appropriate e non solo dipendenti dal volere di un vescovo.
La saluto cordialmente.
M.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il parroco ti ha detto che non ha disposizioni da parte del vescovo in merito a casi simili al tuo.
Abbiamo però la parola del Signore, che è molto più forte e autorevole di quella del vescovo: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc 10,10-11).
2. Il parroco doveva ricordarti queste parole del Signore e anche le altre: “Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10,6-9).
Il parroco doveva dirti anche che non può andare contro questa precisa e chiara parola del Signore. E che anche lui un giorno, quando si presenterà davanti al tribunale di Cristo, dovrà rendere conto della sua amministrazione.
3. In alcuni casi la Chiesa riconosce che è possibile e forse anche doveroso separarsi e addirittura magari ottenere il divorzio civile, nella consapevolezza però che il matrimonio rimane intatto davanti a Dio.
Si legge infatti nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “La separazione degli sposi con la permanenza del vincolo matrimoniale può essere legittima in certi casi contemplati dal Diritto canonico.
Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2383).
4. Ma altra cosa è il divorzio inteso come ripudio del proprio coniuge e rottura del matrimonio celebrato davanti a Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte. Il divorzio offende l’Alleanza della salvezza, di cui il matrimonio sacramentale è segno.
Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente” (CCC 2384).
5. Intendendo separarti dalla moglie, come tu stesso riconosci, ti sei trovato di fronte alle due possibilità che mi hai presentato.
Tu hai optato per la seconda e con questo ti sei messo di fatto in una situazione di adulterio permanente.
Tu stesso hai riconosciuto che il sacerdote non poteva darti l’assoluzione. Ti avrebbe ingannato e avrebbe compiuto lui stesso un peccato mortale e un sacrilegio.
6. Mi dici che in alcune diocesi si sta iniziando un cammino pastorale per divorziati risposati.
È vero, è doveroso anche questo perché alcune situazioni, pur irregolari, richiedono ai due risposati di continuare a stare insieme a motivo dei figli nati dalla nuova unione oppure da eccezionali situazioni dell’uno o dell’altro, o anche dell’età avanzata.
In questo caso, se le persone sono pentite degli errori compiuti, o per meglio dire, dei peccati commessi, e se hanno il proposito di rimanere in perfetta continenza possono ricevere l’assoluzione e fare la Santa Comunione, evitando di farla là dove sono conosciuti per non creare scandalo e confusione.
7. Qui si apre la soluzione per il tuo caso.
È quanto prevede la dottrina della Chiesa insegnata nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Vi si legge infatti: “Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione.
La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio.
Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio.
Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali.
La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza” (CCC 1650).
8. Dici infine che la Chiesa dà l’assoluzione a chi abortisce, a chi uccide, eccetera eccetera, ma non la dà ai divorziati risposati.
Ebbene, la Chiesa dà la soluzione a chi abortisce e a chi uccide se si pente del peccato commesso e propone di non commetterlo più.
La stessa cosa vale anche per i divorziati risposati. Se non propongono di evitare il peccato, di fatto non intendono riconciliarsi con Dio.
In tal caso la stessa Santa Comunione non sarebbe comunione, ma piuttosto una bugia.
Con l’augurio che tu possa seguire almeno la pista che ho indicato nel numero 7, ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo