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Quesito

Buonasera Padre Angelo.
Nel mio ambiente lavorativo, purtroppo, c’è chi fa turpiloquio (che mi provoca parecchio disgusto). Nonostante io abbia, con le buone maniere, spiegato che siamo figli di Dio Padre e fratelli di Nostro Signore Gesù Cristo, che il nostro linguaggio dev’essere puro e degno del santo Battesimo ricevuto, continuo a sentire quasi ogni giorno tante volgarità. La mia guida spirituale m’ha consigliato di fare il finto sordo a quel modo di parlare e io sono pienamente d’accordo. Pertanto desidero chiederle:
Se agisco pero’ in tal modo, non commetto un peccato di omissione? Omettendo la correzione di quei termini spregevoli?
Allora quando mi accosto al Sacramento della Riconciliazione e non mi accuso del suddetto peccato, non commetto un sacrilegio?
Grazie per la sua gentile chiarezza. Viva Gesù e Viva Maria!
Giampiero


Risposta del sacerdote

Caro Giampiero,

1. il tuo confessore ti ha consigliato bene, seguendo le vie della prudenza. E tu, nel seguirlo, non commetti alcun peccato.
Infatti bisogna tenere presente una distinzione molto importate fra i precetti morali positivi e i precetti morali negativi.
I primi obbligano sempre, ma non in ogni momento.
I secondi invece obbligano sempre e in ogni momento.

2. I precetti morali positivi sono quelli che comandano di fare una determinata cosa, quelli negativi la proibiscono.
Ebbene, il precetto della correzione fraterna è tra i precetti morali positivi. Pertanto non si è sempre tenuti a farla (bisogna esaminare le circostanze, se non sia controproducente..).
Precetti morali negativi invece sono quelli ad esempio che proibiscono di bestemmiare o di commettere atti impuri. Questi precetti obbligano sempre e non vi è mai alcuna dispensa.

Ti ringrazio per la fiducia, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo