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Quesito

Egr.o Padre Angelo,

dopo aver letto per alcuni anni il sito e sentendo maturare in me l'esigenza di appartenere alla Chiesa e a Cristo in uno stato di vita più stretto e vicino, ben ricordando però che ciò che conta non è lo stato di vita ma la carità, sentendo che l'ordine domenicano non avrebbe mai deviato dalla fede anche nei momenti difficili e che avrebbe reso grandi servizi alla chiesa negli ultimi tempi, ho quindi deciso di avvicinarmi ad una fraternità laica domenicana, nella quale spero di verificare l'effettiva vocazione per essere membro utile all'ordine e alla chiesa.

Pertanto ringrazio per l'utile servizio che mi ha fatto il sito, poiché non ho conosciuto direttamente l'ordine di persona in quanto non presente nella mia diocesi, ma l'avvicinamento nasce proprio da amicidomenicani.

Prima di tutto le chiedo di pregare per me perché sono pieno di difetti, peccati ed imperfezioni.

 

In secondo luogo volevo domandarle se il dono dell'eterno Padre all'ordine, a Domenico e ai suoi frati, in merito al non discostarsi dalla verità, è una garanzia che assicura la fede di ogni singolo frate, compresi i laici domenicani, senza nessuna eccezione: cioè nessun frate domenicano devia o può deviare dalla fede della chiesa in materia di fede e di morale; oppure si tratta "solo" di una garanzia concessa all'ordine nel suo insieme e che impegna comunque ogni frate al combattimento privato nella fede e non elimina in nessun modo la possibilità di devianza dalla verità di cristo da parte dei singoli frati, se giunge il volontario peccato mortale contro la fede. Cioè, qual è la retta interpretazione del dono concesso dal Padre all'ordine? Ha senso il pregare affinché i frati domenicani conservino la fede e compiano grandi servizi alla chiesa?

 

La ringrazio per l'attenzione.

Francesco F.


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,

1. ho letto oggi con vivo piacere la tua volontà di servire il Signore e la sua Chiesa dall’interno del nostro Ordine per il quale la Beata Vergine Maria – secondo una rivelazione di Santa Caterina da Siena – ha ottenuto che rimanesse per sempre saldo nella fede.

Come hai ben inteso, questa caratteristica riguarda l’Ordine nel suo insieme, non i singoli, i quali non vengono confermati ipso facto “in veritate”.

D’altra parte la storia sta a dirci che alcuni hanno deviato. Già Dante nella Divina Commedia dice del nostro Ordine “ù ben s’impingua se non si vaneggia”.

Pertanto se non si rimane buoni religiosi, radicati nell’umiltà e nella carità, se non ci si impegna a parlare con Dio o di Dio (loqui cum Deo aut de Deo) come voleva e faceva il Santo Padre Domenico, si va fuori strada.

 

2. La promessa che il nostro Ordine sarebbe durato fino alla fine del mondo e avrebbe reso grandi servizi alla Chiesa soprattutto verso gli ultimi tempi la si trova nella vita di Santa Teresa d’Avila, che si definiva “domenicana per affetto”.

Certamente anche i laici o terziari del nostro Ordine, soprattutto per il fatto che riflettono la spiritualità e la dottrina dell’Ordine godono di questa assistenza, che potrebbe definirsi una certa grazia di stato.

Si tratta indubbiamente di una delle grazie più belle, che sembra un riflesso della grazia che Cristo ha chiesto per la sua Chiesa e per gli apostoli quando nell’ultima cena ha pregato il Padre dicendo: “Consacrali nella verità” (Gv 17,17).

Per questo capisco il fascino che provi per il nostro Ordine soprattutto in questo tempo di relativismo e soggettivismo anche all’interno della Chiesa.

 

3. Mi chiedi se abbia senso pregare perché “i frati domenicani conservino la fede e compiano grandi servizi alla chiesa”.

La risposta è affermativa soprattutto se si tiene presente che nell’Apocalisse si legge: “Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora” (Ap 22,11).

San Tommaso si domanda se sia cosa buona pregare per i santi e dice di sì: “Si deve pregare e per i peccatori, perché si convertano, e per i giusti, perché perseverino e progrediscano nella virtù” (Somma teologica, II-II, 83,7).

E ne porta tre motivi:

“Si deve pregare anche per i giusti, per tre motivi.

Primo, perché le preghiere collettive sono esaudite più facilmente. Ecco perché la Glossa commentando le parole di S. Paolo: "Aiutatemi nelle vostre preghiere" (Rm 15,30), afferma: "Giustamente l'Apostolo chiede ai fratelli più umili di pregare per lui. Poiché i molti, anche se minimi, quando sono uniti insieme diventano grandi: e le preghiere collettive è impossibile che non impetrino", quello, s'intende che è impetrabile.

Secondo, perché siamo molti a ringraziare Dio dei benefici concessi ai giusti, e che ridondano a vantaggio di un gran numero di persone; com'è evidente nel caso cui accenna l'Apostolo scrivendo ai Corinzi (2 Cor 1,11).

Terzo, affinché le grandi anime non s'insuperbiscano, considerando che hanno bisogno delle preghiere delle persone più umili” (Ib.).

Pertanto per gli stessi motivi per i quali san Tommaso ha detto che bisogna pregare per i giusti, è cosa buona e doverosa pregare perché i domenicani crescano “nell’umile conoscenza della verità” (orazione della Messa nella solennità del S. Padre Domenico).

 

Mi auguro che tu possa aver trovato una fraternita che ti sia abbastanza vicina e nella quale possa fare buon profitto nella via di san Domenico.

Ti ricordo in particolare nella preghiera e ti benedico nella carità del Santo Padre Domenico.

Padre Angelo