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Quesito
Salve Padre Angelo Bellon,
Potrei farLe una domanda su un aspetto della fede che non ho capito?
Quando si dice di seguire Gesù o si legge un versetto dove qualcuno ha lasciato tutto per seguire Gesù, si intende letteralmente di lasciare tutto e seguire Gesù?
Oppure lo si può comunque seguire facendo onestamente il proprio lavoro e preoccupandosi della propria famiglia? Non è in questo caso un riadattamento comodo di quel che dovremmo fare?
Spero in una sua gentile spiegazione, grazie mille e buona Domenica.
Romano
Risposta del sacerdote
Caro Romano,
1. è necessario distinguere una via generale e una via speciale.
La via generale è quella proposta da Gesù Cristo quando ha detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).
2. San Basilio, grande padre della chiesa orientale, commenta: “Egli presenta a coloro che vogliono seguirlo la propria vita come modello di un’ottima condotta, alludendo non a una sequela corporale, perché questo sarebbe stato impossibile a tutti, dato che ora il suo corpo si trova in cielo, ma una doverosa imitazione della sua condotta secondo le proprie possibilità” (Constitutiones monasticae, 4).
3. Quando il Signore chiede di rinnegare se stessi non chiede altro che amare. Amare in maniera vera significa anche rinnegare i propri gusti e i propri comodi per far contenta la persona che si ama.
Portare la croce ogni giorno non è altro che il compimento fedele del nostro dovere.
4. E poiché non è sempre facile vivere così, Gesù ha premesso: “Se qualcuno vuol venire dietro a me”. Come a dire che si deve essere pronti a rinnegare se stessi e a portare la propria croce per amore di Gesù Cristo. Egli lo merita sempre, mentre forse non lo meritano le persone alle quali vogliamo bene.
Sicché, compiere il nostro dovere e fare tutto per amore di Gesù Cristo comunica la forza di compierlo sempre e nonostante tutto.
5. Questo poi ha un risvolto molto bello perché Gesù ha promesso: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà” (Gv 14,23).
Al nostro amore per il Signore, viene sempre corrisposto l’amore del Signore, il quale, come ricorda San Tommaso, non è mai ozioso, ma è accompagnato da doni e da grazie di ogni genere.
C’è sempre dunque una grande convenienza per noi nell’amare il Signore.
6. Accanto a questa via per la quale il Signore chiama tutti, ce n’è un’altra che rivolge come consiglio ad alcuni in particolare.
È la strada che Gesù ha rivolto a quel giovane che gli aveva chiesto che cosa dovesse fare per ereditare la vita eterna, pur osservando già i comandamenti. Ecco che cosa si legge nel Vangelo: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»” (Mc 10,21).
7. In questo caso non si tratta della via comune di tutti i cristiani, ma di quella di coloro che vogliono vivere seguendo lo stesso stile di vita assunto da Cristo venendo in questo mondo e cioè con cuore povero, casto, e obbediente.
Per chi lo segue per questa via più stretta il Signore ha promesso: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (Mc 10,29-30).
Seguire la prima strada non significa ridimensionare la vita cristiana. Anche la vita coniugale porta alla santità, sebbene comporti qualche tribolazione. Per questo San Paolo ha detto: “Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele” (1 Cor 7,28).
Con l’augurio di seguire il Signore nella maniera più bella secondo la strada per la quale ti chiama, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo