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Quesito

Caro Padre Angelo,
le scrivo queste righe in riferimento alla risposta da Lei data alla domanda pubblicata il 5 Luglio.
Non mi trova d’accordo quando afferma: “La preghiera non serve a cambiare i disegni di Dio, perché questi sono immutabili ed eterni. A che cosa serve, dunque? Serve a cambiare noi, per renderci adatti a ricevere quanto Dio ha decretato di darci da tutta l’eternità.”
Io credo che se le cose fossero così, Gesù non avrebbe detto: “Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato…” né tanto meno “ tutto quello che chiederete nel mio nome al Padre mio egli ve lo concederà”.
Sarebbe stato più logico che avesse detto pregate perché possiate accettare la mia volontà su di voi, e non chiedetemi nulla perché nulla può essere cambiato. Se così fosse, dove sarebbe Dio Padre e Amore. Un padre forse non ascolta il proprio figlio? Non dice forse vediamo cosa si può fare?
Nel Vangelo di Luca capitolo 18 il Signore dice: “Avete udito ciò che dice il giudice ingiusto? E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che lo invocano giorno e notte? Tarderà ad aiutarli?”
Di contro se quanto Lei dice fosse vero, mi viene da pensare che l’uomo è spettatore di una vita già scritta in tutti i suoi particolari, ma allora il libero arbitrio dove finisce? Perché se tutto fosse scritto, lo sarebbe anche il peccato in cui ciascuno di noi quotidianamente cade… Ma Dio può per noi avere previsto del male?… questo credo sia antinomico rispetto al Suo Infinito Amore.
Per di più, se le cose fossero così non riuscirei a spiegarmi il perché delle preghiere di guarigione… eppure quante persone sono guarite perché quelle preghiere sono state ascoltate ed esaudite da Dio. Se fosse invece già tutto scritto si potrebbe logicamente dedurre che quelle persone sarebbero state guarite ugualmente e, di conseguenza, quelle preghiere risulterebbero superflue…
Le voglio qui riportare quanto ho letto in un libro: “Quando tu hai un problema, dovresti venire a me, presentarmi il tuo problema, abbandonarlo nelle mie mani perché io lo risolva, e credere che io me ne occuperò come di un problema veramente mio”.
Circa il fatto dell’immutabilità dei progetti di Dio, mi viene in mente quanto la Regina della Pace ha detto a Medjugorje: ossia che attraverso il digiuno e la preghiera è stata cambiata parte di un segreto.
Idem si potrebbe dire sul secondo segreto di Fatima, in cui il futuro dell’umanità era subordinato alla Consacrazione della Russia al Suo Cuore immacolato.
E’ vero che attraverso la preghiera dobbiamo chiedere la Grazia di saper portare la croce, ma se fosse solo questo il suo fine, ci sarebbe preclusa la Speranza che le cose anche su questa Terra possano cambiare.
Mi scuso per l’essermi dilungato.
La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarmi, fraternamente la saluto e l’affido a Maria.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. Gesù, che ci ha insegnato a chiedere molte cose nella preghiera, ci ha insegnato a dire soprattutto: “sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.
Lui stesso, nel Getsemani, dice: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”.
San Giacomo, parlando del “Padre della luce”, dice che presso di Lui “non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,18).
Porre mutamento in Dio significa affermare che Dio non è più l’Essere perfettissimo. Gli mancherebbe qualcosa. Ed è proprio perché gli mancherebbe qualcosa che cambierebbe.
Ma questo è contrario alla natura divina.

2. Con questo non voglio dire affatto che tutto sia già scritto e che noi non dobbiamo far altro che ricalcare un copione.
Dio ci ha creati liberi.
E nel suo governo sapientissimo rispetta nella maniera più assoluta la nostra libertà. Ci chiama ad essere suoi collaboratori.
E, la nostra, non è una libertà illimitata. È come la libertà del muratore che accetta di costruire una casa.
Il muratore ha delle leggi ben precise, all’interno delle quali ha un margine di libertà abbastanza ampio. Può costruire la casa dove vuole, come vuole e col materiale che vuole, ma non contro le leggi della geometria, pena votarsi al crollo della casa e alla vanificazione di tutto il suo lavoro.
Se il muratore poi costruisse per un altro e chiedesse al committente un particolare aiuto per costruirgli la casa, questi certamente glielo assicurerebbe. Ma certamente non gli verrebbe concesso se, anziché costruirgli una casa, intendesse semplicemente sperperare i soldi.
Così Dio, che conosce ab eterno tutte le scelte degli uomini, le dispone secondo un disegno di salvezza.

3. San Tommaso d’Aquino, il massimo teologo della Chiesa Cattolica, conosceva molto bene le tue obiezioni che, prima di essere tue, sono state di molti altri nella storia del pensiero.
E dice che per alcuni “tutto avviene per necessità, anche nelle cose umane” e questo sia “per l’immutabilità dei disegni divini” sia per altre cause.
Per costoro, partendo da tali presupposti, ogni preghiera sarebbe inutile.
Altri invece sostenevano che “le disposizioni della divina provvidenza sono mutevoli, e che la loro mutazione può dipendere dalle preghiere e dalle altre funzioni del culto divino”.
San Tommaso scrive: “Tutti questi errori noi li abbiamo già confutati nella Prima Parte della Somma teologica (cfr q. 22, aa. 2,4; q. 23, a. 8; q. 115, a. 6; q. 116, a. 3).
E riafferma l’utilità della preghiera, negando da una parte che essa sarebbe inutile perché tutto sarebbe già stato scritto e, dall’altra, di considerare mutevoli le disposizioni divine.
E conclude: “Per chiarire dunque la cosa si deve considerare che la divina provvidenza non dispone solo gli effetti da produrre, ma anche le cause e l’ordine con cui tale effetti devono essere prodotti.
Ora tra le altre cause, per certi effetti, ci sono anche le azioni umane.
Quindi è necessario che gli uomini compiano certe cose (come ad es. la preghiera) non per cambiare con i loro atti le disposizioni divine, ma per produrre alcuni determinati effetti secondo l’ordine prestabilito da Dio”.
Questo del resto avviene anche in tanti processi naturali (ad es. se si vuole cuocere la pasta, è necessario metterla nell’acqua bollente).
Perciò “noi preghiamo non allo scopo di mutare le disposizioni divine, ma per impetrare quanto Dio ha disposto che venga compiuto mediante la preghiera dei santi: cioè, come dice S. Gregorio [Dial. I, 8], affinché gli uomini «pregando meritino di ricevere quanto Dio onnipotente fin dall’eternità aveva disposto di donare ad essi»” (Somma teologica, II-II, 83,2).

4. San Tommaso puntualizza ancor più il suo pensiero con le seguenti affermazioni.
“Se noi presentiamo delle preghiere a Dio non è per svelare a lui le nostre necessità e i nostri desideri, ma per chiarire bene a noi stessi che in simili casi bisogna ricorrere all’aiuto di Dio” (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 1).
“La nostra preghiera non è ordinata a cambiare le disposizioni divine, ma a ottenere con le nostre preghiere ciò che Dio ha disposto” (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 2).
“Dio nella sua liberalità ci dà molte cose anche senza che gliele chiediamo. Ma è per il nostro bene che alcune le condiziona alle nostre preghiere: perché cioè impariamo ad aver fiducia in lui, e a riconoscere che egli è la causa dei nostri beni. Da cui le parole del Crisostomo: «Considera quanta felicità ti è concessa, e quanta gloria: parlare con Dio nella preghiera, scambiare colloqui con Cristo, sollecitare ciò che vuoi, chiedere quanto desideri» (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 3).

4. Come vedi, queste affermazioni non sono in contrasto con la necessità di pregare e di domandare.
Né sono in contrasto con alcuni progetti divini subordinati al compimento di determinate condizioni.
Così avvenne per Ninive: il progetto divino era quello della distruzione della città se gli uomini non si fossero ravveduti e non avessero fatto penitenza.
Ma gli uomini fecero penitenza e la città fu salvata.
La stessa cosa si applica agli esempi di rivelazioni private da te citati.

Ti ringrazio per l’attenzione prestata al nostro sito.
Ti prometto una preghiera, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo