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Quesito
Caro padre Angelo,
volevo offrirle uno spunto meditativo all’interno del più ampio dibattito teologico sul significato delle religioni non-cristiane.
Premetto subito che escludo dal discorso l’ebraismo, il quale per ovvie ragioni rappresenta un unicum per la teologia cristiana.
Sa bene come la tesi esclusivista della teologia delle religioni (Cristianesimo religione assoluta, le altre religioni non apportano salvezza), professata pressoché’ universalmente fino al Concilio Vaticano II, sia stata arricchita e meglio compresa dal Concilio stesso attraverso la dottrina degli "elementi di Chiesa" presenti fuori dalla Chiesa Cattolica. Ciò non esclude assolutamente la centralità di Cristo, sempre ribadita dalla Chiesa (basti pensare alla dichiarazione Dominus Jesus), ma pone l’accento sui fattori di inclusione delle religioni nella fede cristiana.
Reputo che la Tradizione ed il Magistero propendano per la teoria inclusivista e dello "sbocco" nel cristianesimo portata avanti da teologi quali Danielou, mentre, pur non condannandola, di fatto rigetti la teoria "anonimista" che fa capo a Rahner e che col tempo ha portato, in autori celebri (!) quali Knitter e Hick, ad equiparare le religioni sul piano salvifico.
Ora, la teoria anonimista fallisce poiché’, in accordo ai principi teologici rahneriani, si fonda su una analisi trascendentale dell’uomo e perciò su una concezione intellettualistica e pre-determinata del fenomeno religioso. Il suo più grande fallo, proprio in autori che sottolineano così spesso il concetto di storicità, è la totale mancanza di riflessione teologica, biblica e storica, intorno il dinamismo peculiare che porta seco lo Spirito Santo, il quale e’ datore di vita, e motore di quell’unico movimento escatologico che porterà l’intera creazione, in Cristo, al Padre. Questo dinamismo dello Spirito fa sì (e’ un dato di fatto) che storicamente e concretamente sia sempre più difficile vivere in una "innocente" ignoranza di Cristo: il cristiano anonimo e’ sempre più un ideale trascendentale e sempre meno un uomo vivente.
Ora, perché non viene mai posto in relazione tale dinamismo pneumatologico con le profonde ed autoritative parole di Cristo: "sono venuto a portare la spada…separare i capri dalle pecore"? La venuta di Cristo infatti ha iniziato ad operare, ed opera ogni giorno più profondamente, quella divisione irreversibile tra capri e pecore che si consumerà alla fine dei tempi, e che possiamo simbolicamente rappresentare, nel suo processo storico, con l’immagine del fuoco dello Spirito Santo.
Se e’ in opera tale divisione escatologica, e nel contempo il dinamismo dello Spirito pone all’uomo in maniera sempre più radicale la conoscenza dell’unico Salvatore, allora non si potrebbe forse affermare che all’avvicinarsi della Parusia, tanto più ogni atto esterno e contrario a Cristo non solo e’ in se’ maggiormente consapevole ma anche maggiormente peccaminoso?
Mi spiego: se e’ sempre più improbabile ignorare Cristo, l’effettivo atto di ignoranza, mano a mano che opera lo Spirito nel profondo della creazione, non diviene per ciò stesso un atto sempre più consapevole e perciò peccaminoso? E le religioni non vengono sempre più private (dallo Spirito) di quegli elementi di verità per convertirsi sempre più in frutti del peccato e scorie umane imperfette da buttare allorché’ avanza la nuova terra ed il nuovo cielo? Non ha forse sottolineato anche l’ultimo Concilio Ecumenico che le religioni non cristiane permangono comunque sotto il potere del peccato?
In conclusione, reputo si debba introdurre all’interno della teologia delle religioni un più marcato tono escatologico e pneumatologico, in accordo con una riflessione storica che parta non da un ideale di "puro uomo" trascendentale, bensì dal concreto uomo vivente nel peccato della sua natura decaduta.
Cosa ne pensa?
Saluti e benedizioni.
Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
1. quello che ha detto il Concilio Vaticano II era già stato espresso in termini molto chiari da San Tommaso d’Aquino il quale, partendo dal principio che Dio vuole salvi tutti gli uomini, concludeva che a tutti deve offrire la grazia per potersi salvare.
Per entrare in Paradiso infatti è necessario esservi proporzionati. Ed essendo il paradiso la comunione di vita soprannaturale con Dio, Dio deve offrire a tutti la partecipazione alla sua vita divina (la grazia).
Ecco testualmente il pensiero di San Tommaso: ““Dal fatto che tutti gli uomini sono tenuti a credere esplicitamente alcune verità per salvarsi, non c’è inconveniente alcuno che qualcuno viva nelle selve o tra gli animali bruti. Poiché appartiene alla Divina Provvidenza provvedere a ciascuno le cose necessarie per la salvezza, a meno che uno non lo impedisca da parte sua. Perciò, se uno educato secondo la ragione naturale si comporta in maniera da praticare il bene e fuggire il male, si deve tenere per cosa certissima (certissime tenendum est) che Dio gli rivelerà per interna ispirazione le cose che deve credere necessariamente o gli invierà qualche predicatore della fede come fece con S. Pietro e Cornelio (At 10,1 55)” (s. tommaso, De Veritate, 14, 11, ad 1).
2. Per suffragare la tua tesi parti da un presupposto che riassumi in queste parole: “Ora, perche’ non viene mai posto in relazione tale dinamismo pneumatologico con le profonde ed autoritative parole di Cristo: "sono venuto a portare la spada…separare i capri dalle pecore"? La venuta di Cristo infatti ha iniziato ad operare, ed opera ogni giorno piu’ profondamente, quella divisione irreversibile tra capri e pecore che si consumera’ alla fine dei tempi, e che possiamo simbolicamente rappresentare, nel suo processo storico, con l’immagine del fuoco dello Spirito Santo”.
Ora le parole di Cristo che tu hai citato sono dette in altro contesto.
“Sono venuto a portare spada” (Mt 10,34) stanno ad indicare che il Signore vuole guerra al peccato. Questa guerra va attuata nelle singole persone e di riflesso anche nell’ambito esterno e sociale. Non si tratta di separazione tra persone.
Molto più le altre “separare i capri dalle pecore” sono dette in riferimento al giudizio universale: “e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra” (Mt 25,33).
3. Inoltre finché siamo in questo mondo il processo di separazione tra bene e male non è irreversibile, come farebbe intendere la tua riflessione quando dici: “Se e’ in opera tale divisione escatologica”.
Il Vangelo non manda in questa direzione.
E questo tanto nei singoli quando nella collettività.
Gesù ha detto che “per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà” (Mt 24,12).
Nei singoli pertanto vi può essere un regresso.
Così pure all’interno della storia non necessariamente il bene e la fede avanzeranno. Anzi San Paolo dice: “Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione” (2 Ts 2,3).
Né possiamo dire che avanzando nel tempo “tanto più ogni atto esterno e contrario a Cristo non solo è in sé maggiormente consapevole ma anche maggiormente peccaminoso?”.
La maggiore consapevolezza degli uomini che oggi rifiutano Cristo è tutta da dimostrare. Può darsi che lo rifiutino per scarsa formazione cristiana e soprattutto per il cattivo comportamento dei cristiani.
4. Riconosco invece che la teoria del cristiano anonimo può lasciare qualche difficoltà.
In parte è vera, secondo il pensiero di san Tommaso che ho riferito.
In parte non mi sembra puntuale soprattutto quando si vorrebbe dire ad una persona che è un cristiano anonimo, quando questa non vuole essere cristiana né esplicitamente né in maniera anonima. Semplicemente vuole combattere Dio e Gesù Cristo.
Ma non oserei dire che Rahner abbia affermato questo.
Probabilmente si tratta solo di una nostra conclusione a partire dai suoi principi.
Ricambio di cuore i saluti e le benedizioni accompagnandoli con un ricordo nella preghiera.
Padre Angelo