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Quesito

Rev. Padre Angelo,
Con interesse leggo le sue risposte ai quesiti che Le vengono inviati, ma sono alquanto perplesso quando Lei dice che sono sempre peccato mortale le violazioni al sesto e al quinto comandamento. Certo l’ideale sarebbe consumare il sesso all’interno del matrimonio, ma questo non sempre è possibile. Il matrimonio è sempre preceduto da un periodo più o meno lungo di fidanzamento, inoltre occorre avere una casa, una stabilità economica e queste cose non si possono realizzare dall’oggi al domani. E tuttavia il bisogno sessuale sussiste anche al di fuori del matrimonio. L’ uso corretto degli anticoncezionali riduce al minimo quasi allo zero il rischio di malattie o di gravidanze indesiderate e allora perché privarsi della soddisfazione di un bisogno naturale. Per quel che ne so il peccato mortale dovrebbe privare chi lo commette dell’amicizia con Dio, della fede e della carità verso il prossimo. Ebbene le posso con assoluta certezza testimoniare che ho conosciuto alcune prostitute africane che avevano una salda fede in Dio e, al di là della loro discutibile attività, una forte propensione ad aiutare il prossimo e la speranza di potere cambiare vita e anche nei loro frequentatori c’era molto spesso una disponibilità ad aiutare queste donne se avevano bisogno del medico, dell’avvocato o di un escamotage che permettesse loro di avere il permesso di soggiorno.
E allora dov’è il peccato mortale?
Gesù si manifesta alla samaritana che non era una signora molto perbene, assolve l’adultera e la prostituta che versa il profumo su Suoi piedi. Perché dovremmo essere meno caritatevoli di Gesù?  Egli piuttosto è intransigente verso coloro che danno scandalo ai bambini e se pensiamo ai molti casi di ecclesiastici che abusano proprio dei bambini!
Penso piuttosto che le trasgressioni di cui ho parlato costituiscano al massimo peccato veniale da confessare per scrupolo. Se c’è amore, rispetto, comprensione verso l’altro e fede in Dio, non ci può essere peccato mortale, specialmente se consideriamo che chi cade in questa tipologia di peccati quasi sempre ha problemi economici, problemi di salute o semplicemente è una persona fragile.
Con tutto ciò Le manifesto stima fiducia e simpatia.
Antonio


Risposta del sacerdote

Caro Antonio,
1. chi determina se un peccato sia mortale o meno è Dio.
Non siamo noi a stabilire la norma morale, ma Dio.
Ora Dio ha parlato attraverso la Divina Rivelazione e ha detto che i peccati di fornicazione sono peccati che escludono dal regno di Dio e pertanto sono mortali.

2. Ridurre la sessualità a un puro bisogno fisiologico è la stessa cosa che privarla dei suoi significati personalistici, legati all’amore e al dono di sé.
Ed è la stessa cosa che ridurre il partner a un puro mezzo, a oggetto per sfogare i propri bisogni.
Per comprendere questo, a dire il vero, non c’è bisogno di scomodare Dio. Penso che lo comprenda chiunque.
Per un cristiano poi si tratta di qualcosa di ancora più grande perché c’è di mezzo il disegno santificante di Dio sulla sessualità e sull’amore umano.
Ridurre la sessualità a bisogno fisiologico è una profanazione della sessualità.
Questo vale non solo per i cristiani, ma per qualsiasi persona.

3. Come vedi, il problema di fondo, prima ancora di esaminare se si tratti di un peccato grave, è quello di comprendere il disegno santificante di Dio.
Ora questo disegno santificante fa comprendere la preziosità della castità, che nella tua mail esclusa del tutto.
La castità è “energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione” (Familiaris consortio,33).
La preparazione al matrimonio perché sia strada comune di santificazione e di educazione alla fedeltà coniugale si attua con la castità e non con la fornicazione.
Per fornicazione si intende il rapporto sessuale tra persone libere.

4. In merito alla fornicazione che secondo te sarebbe solo peccato veniale e da confessare per puro scrupolo, Dio ha parlato diversamente e ha detto: “Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19,21).
E: “Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! 
Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,3-5)
E ancora: “Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio” (Eb 13,4).
Il cristiano dovrebbe preferire, anche in questa materia, la valutazione di Dio più che la propria.
Questo vale per tutti i continenti, anche per il tuo nel quale sotto questo aspetto c’è ancora molto cammino da fare.
Nel tuo continente ben poche persone giungono a formare una famiglia.

5. È vero che Gesù ha trattato bene anche la donna adultera. Però le anche detto: “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).
È vero che Dio è misericordia e perdono, ma lo è per quelli che sono pentiti dei propri peccati, non per quelli che se ne vantano e continuano a crocifiggere Gesù nel loro cuore (cfr. Eb 6,6).
È anche vero che certi peccati di uomini di Chiesa sono più gravi.
Ciò non toglie che impurità e fornicazione siano un peccato grave che esclude dal regno di Dio.

6. Tu affermi che l’uso corretto degli anticoncezionali riduce al minimo, quasi allo zero, il rischio di malattie.
Tuttavia la castità è ancora più sicura e giova al bene morale delle persone.
Inoltre è pur vero che le pillole di vario tipo non fanno bene a nessuno.
Gli effetti collaterali dei farmaci si sopportano perché c’è da trarre un beneficio superiore per la salute.
Qui invece non c’è nessun beneficio superiore, ma solo conseguenze deleterie che prima o poi si pagano sulla propria pelle, e talvolta in maniera molto cara.

7. In merito all’esercizio libero della sessualità, che secondo te sarebbe “un peccato veniale da confessare per scrupolo”, ecco invece l’insegnamento della Chiesa che interpreta con la garanzia che le viene dall’alto l’insegnamento di Dio: “L’atto sessuale deve aver posto esclusivamente nel matrimonio; 
al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave 
ed esclude dalla Comunione sacramentale” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2390).
Non è il mio pensiero, che conterebbe ben poco. Ma è il pensiero della Chiesa, anzi, la dottrina della Chiesa.

Anch’io ti manifesto stima, fiducia e simpatia, nonostante il carattere un po’ asciutto della mia risposta.
In segno di questo ti assicuro un ricordo particolare nella preghiera.
Ti benedico e ti auguro un felice proseguimento delle feste pasquali.
Padre Angelo