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Quesito
Caro padre Angelo,
seguo sempre con molto piacere ogni sua risposta e la ringrazio di vero cuore per il tempo che dedica a tutti noi. Ho 32 anni.
Vorrei porle una domanda. Spesso ho sentito dire da sacerdoti che ognuno ha nella sua vita, una vocazione ben precisa. Io sinceramente non so per cosa sn fatta, o meglio non so quale sia la mia vocazione. In realtà ho sempre frequentato più o meno attivamente la chiesa. Ma non ho mai sentito la chiamata ad una vita consacrata. D’altro canto sn stata fidanzata…. Ma è cm se avessi sempre visto il matrimonio cm qualcosa distante per me.. .. Cm se in realtà non avessi mai immaginato un futuro insieme ad un uomo. Non dico che non mi piacerebbe avere dei figli, un marito…. Ma la vedo cm una realtà quasi estranea per me. Pertanto Vorrei chiederle: secondo la chiesa è sbagliato vivere la vita da single? Senza quindi prendere marito e senza consacrarsi a Dio ( in quest’ultimo caso intendo dire come suora). Forse lei mi dirà che in realtà l’uomo ( inteso sia cm maschio che cm femmina) non è fatto per stare da solo, per questo Dio dopo aver creato l’uomo, creo’ la donna. Ok. Ma se cmq uno/a non trova la persona giusta o non vede la vita matrimoniale come strada tracciata per la propria vita, allora che fa? L’unica alternativa e’ scegliere una vita consacrata? Io penso una cosa e può darsi che mi sbaglio: penso che ognuno di noi sia stato fatto per l’amore. Non si può vivere senza amare e senza sentirsi amati; ma credo che l’amore possa assumere diverse forme. Io se non mi sposo, spero di camminare sempre sulle vie del Signore….. E per come Lui vorrà. Ma perché è così difficile a volte capire quale sia la nostra strada, cosa vuole Gesù da noi? Come si fa ad avere la certezza di stare facendo secondo la Sua volontà? Senza sbagliare? La ringrazio tanto per la sua risposta.
Saluti dalla Sicilia.
Giovanna
Risposta del sacerdote
Cara Giovanna,
1. non necessariamente tutti nella Chiesa devono essere sposati o consacrati.
La Chiesa da sempre ha conosciuto uomini e donne che non si sono sposati e nello stesso tempo non hanno ricevuto la vocazione alla vita consacrata.
2. Penso al prozio Saverio di Papa Giovanni.
Non era sposato, ma era capo della famiglia.
A suo modo aveva anche lui una famiglia da governare, senza avere una moglie e dei figli biologici. Ma tutta la famiglia riconosceva in lui il suo capo.
Viveva donandosi per tutti, come fosse un consacrato per il bene dei suoi cari.
3. Nella Chiesa hanno un posto dunque anche le persone non sposate e non consacrate.
Anch’esse ricevono in qualche modo una famiglia da governare o una famiglia alla quale provvedere materialmente o spiritualmente.
Sicché ognuno realizza se stesso facendosi dono al prossimo, ad immagine di Dio che si si fa dono a tutti.
4. Anche le persone che hanno atteso invano un’anima gemella che le passasse davanti con la quale instaurare un vita di comunione sono chiamate dunque a farsi dono, a non vivere per se stesse.
Anche queste a loro modo hanno una maternità e una paternità da realizzare, hanno dei figli da generare e ai quali provvedere.
5. Penso a Marthe Robin (1902-1981), francese, che vive una vita di sofferenza, nel buio, incapace a muovere anche le dita. Non era né Suora né sposata.
Si nutriva solo dell’Eucaristia ricevuta una volta la settimana, costretta sempre a letto.
Diceva: “non parlate di me, il mio compito è quello di pregare e di offrire”.
Tutti noi abbiamo il compito di pregare e di offrire.
Marthe Robin l’ha vissuto a tempo pieno.
6. Tutti altri, celibi o sposati o consacrati, sono chiamati a fare la stessa cosa trasformando il loro lavoro e la loro vita in offerta a Dio per la vita del mondo.
San Paolo ci ricorda che “nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore” Rm 14,7-8).
Innestati in Cristo, in ogni stato o situazione della vita, siamo chiamati vivere per portare molto frutto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo