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Quesito
Gentilissimo Padre,
sono una ragazza cattolica e praticante ma la mia comitiva è fatta di atei “orgogliosi” per cui lo scontro sulla religione cattolica è sempre in agguato e dalle nostre discussioni vengono fuori domande a cui non so rispondere umanamente ma solo dottrinalmente. I quesiti che mi hanno messo in crisi e per cui le chiedo aiuto sono i seguenti: ma siamo sicuri che se Gesù tornasse sulla terra oggi direbbe davvero ad un giovane divorziato di rinunciare all’amore per un’altra persona per tutta la sua vita?
Se il nostro Dio è il Dio dell’amore perché giudica e condanna escludendo queste persone? Sembra piuttosto il Dio della rinuncia e della sofferenza!
E cosa direbbe a tutte quelle persone che soffrono per la loro identità sessuale e vorrebbero essere altro?
La ringrazio anticipatamente per le risposte che mi darà, la ringrazio per il servizio che offre e la saluto con il motto della mia parrocchia “Cristo Regni”!
Risposta del sacerdote
Carissima,
rispondo volentieri a tutte le domande che ti pongono i tuoi amici atei “orgogliosi” e talvolta anche “saputelli” perché vorrebbero consigliare a Gesù Cristo di cambiare il progetto della creazione.
1. Questi amici atei ti chiedono: “ma siamo sicuri che se Gesù tornasse sulla terra oggi direbbe davvero ad un giovane divorziato di rinunciare all’amore per un’altra persona per tutta la sua vita?”.
Ti ho accennato nelle prime battute della mia risposta al progetto della creazione. Perchè è proprio di questo che si tratta.
Dio (e Gesù Cristo è Dio fatto carne) ha voluto il matrimonio non solo come realtà che permette alle persone umane di perfezionarsi nel reciproco dono e nella generazione dei figli ma anche e soprattutto per introdurli in un altro matrimonio, in un’altra sponsalità e potrei dire anche in un’altra genitura di cui quella dell’uomo e della donna è un solo un segno.
Non si può parlare in termini cristiani del matrimonio senza sapere che Dio ne è il principio e il fine.
Che ne sia il principio è a tutti chiaro.
Che ne sia il fine non lo è altrettanto. Ma il punto centrale sta proprio qui.
Dio non ha messo l’uomo in questo mondo per passatempo, perché non sapeva cosa fare.
Ma ha voluto che altri esseri partecipassero della sua vita divina, diventassero addirittura per grazia quello che il Verbo o il Figlio Unigenito è per natura.
Ci ha messi nella vita presente perché facessimo nostra la sua vita divina, la assimilassimo, la volessimo. Non ci introduce nella comunione con Sé se non lo vogliamo.
La vita futura sarà il prosieguo di quello che abbiamo iniziato di qua.
2. Dio vuole rendere l’uomo partecipe del suo amore, che è un amore che si dona in totalità, che non si riserva nulla al punto da voler diventare proprietà nostra.
L’amore tra lo sposo e la sposa è un amore di questo tipo: i due si amano l’un l’altro in totalità e in maniera esclusiva. Proprio per questo il loro amore non conosce limiti: è un amore eterno.
Non è così che gli sposi concepiscono il loro amore almeno nel giorno delle loro nozze?
Se le cose stanno in questo modo, come potrebbe Gesù Cristo, se ritornasse sulla terra, cambiare il disegno della creazione?
3. Anzi è venuto proprio per ricordare questa realtà agli uomini che hanno annebbiato la loro mente e indurito il loro cuore.
Ancor più insistentemente gliela ricorda attraverso il Magistero della Chiesa attraverso il quale Lui continua a parlare e a illuminare gli uomini.
E non solo insegna, ma aiuta abbondantemente e dà una forza ai coniugi attraverso la grazia perché siano in grado di amare come Lui ama e di essere fedeli nella buona e nella cattiva sorte così come hanno pattuito nel giorno delle loro nozze.
Mi meraviglierei molto se Cristo, tornando sulla terra, insegnasse a non essere fedeli ai patti, a piantare moglie e figli (oppure marito e figli), ad essere causa di sofferenze continue per persone umiliate e abbandonate per correre dietro alle tentazioni, alle passioni e ai capricci.
4. Mi chiedi ancora: “E cosa direbbe a tutte quelle persone che soffrono per la loro identità sessuale e vorrebbero essere altro?”.
Qui bisogna essere sinceri: la pratica omosessuale – a detta delle persone coinvolte – è causa di frustrazione, di avvilimento, di sofferenza.
Si parla di omosessuali gay (cioè giulivi), ma sono gay e cioè giulivi sono in apparenza. Molti di loro sono in cura psicanalitica a motivo della loro sofferenza interiore e non ne vengono mai fuori.
Di fatto la Chiesa vietando la pratica omosessuale intende tutelare un minimo di felicità in queste persone.
Per la precisione di vocabolario: sono i transessuali che vorrebbero diventare altro. Gli omosessuali sono contenti della loro appartenenza sessuale.
Comunque, anche i transessuali con l’andare del tempo provano un vero avvilimento per il cambiamento di sesso (e come potrebbe non esserlo?) sicché vengono a trovarsi in una situazione peggiore della precedente.
Il saluto che mi hai fatto “Cristo regni” lo rivolgo anche a te e ai tuoi amici che benedico cordialmente insieme con te.
A lui vi affido con la preghiera perché sia sempre il punto di partenza e il punto di arrivo dei vostri affetti.
Padre Angelo