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Quesito
Caro Padre Angelo,
da un po’ di tempo sono assillato da un dubbio.
La cosiddetta “vana invocazione” – non ingiuriosa – del nome di Dio e dei santi è considerata un peccato veniale (e viene distinta dalla bestemmia propriamente detta). Ma quando ogni discorso, in ogni momento della giornata, viene costantemente “condito” con vane invocazioni del nome della Madonna, si può ancora parlare di peccato veniale?
La superficialità e la leggerezza con cui si pronuncia questo nome, non saltuariamente, ma ripetutamente e ostinatamente assume sempre i caratteri della venialità, rispetto al peccato, o rasenta anche la gravità della bestemmia?
La ringrazio in anticipo per la risposta.
Stefano
Risposta del sacerdote
Caro Stefano
1. Il secondo comandamento si esprime cosi: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché Dio non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
2. Il catechismo della Chiesa Cattolica afferma che questo comandamento “proibisce l’abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi!” (CCC 2146).
Afferma anche che “le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore” (CCC 2149).
3. Secondo la sacra Scrittura pronunciare il nome di Dio significa renderlo presente, o, per meglio dire, mettersi alla sua presenza e invocarne la sua onnipotenza salvatrice.
Questo va detto anche per il nome di Gesù.
Allora invocarne la presenza senza volgergli neanche un pensiero o un atto di affetto è ingiurioso.
4. Cosa analoga va detta per la Beata Vergine Maria e per i santi.
Pronunciandone il nome ci si mette alla loro presenza, ma non se ne invoca l’intercessione né vi si volge il pensiero e l’affetto.
Giustamente il CCC afferma che si tratta di “una mancanza di rispetto” (CCC 2149) e cioè di un peccato.
5. Talvolta il nome del Signore, di Maria e dei santi viene pronunciato con tale rabbia per cui, anche se non si proferisce verbalmente un’ingiuria o bestemmia, mi mostra malanimo e stizza. E questo può essere un peccato grave.
6. Non si deve dimenticare quanto si legge dopo il divieto di pronunciare invano in nome di Dio: “perché Dio non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
Il linguaggio è antropomorfico, certo, ma esprime bene le conseguenze del vano uso del nome di Dio, della Vergine o dei santi.
7. Va rilevato che in molte persone buone si trovano spesso sulle loro labbra i nomi di Dio, della Vergine e dei santi. Ma possiamo essere certi che per loro si tratta di ravvivarne la presenza, di un’invocazione e di un atto di amore.
Invoco su di te i nomi di Gesù, di Maria e del grande Santo di cui porti il nome.
Nel loro nome ti benedico.
Padre Angelo