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Quesito

Gentilissimo Padre,
sono quella ragazza cattolica e praticante la cui comitiva è fatta di atei “orgogliosi”.
La domanda che più mi lascia senza parole è perché un divorziato non si può comunicare mentre un prete pedofilo può farlo visto che viene solo trasferito di diocesi in diocesi piuttosto che essere scomunicato? Noi cattolici a volte non siamo molto credibili per il nostro “predicare bene e razzolare male” e anche poco preparati e così lo scandalo dei piccoli è dietro l’angolo.
La ringrazio anticipatamente per le risposte che mi darà, la ringrazio per il servizio che offre e la saluto con il motto della mia parrocchia “Cristo Regni”!


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. mi scrivi che “la domanda che più ti lascia senza parole è perché un divorziato non si può comunicare mentre un prete pedofilo può farlo visto che viene solo trasferito di diocesi in diocesi piuttosto che essere scomunicato?”
Premetto subito che non intendo difendere la pedofilia e che azioni di questo genere commesse da un prete lo rendono indegno dell’altare.
Tuttavia è necessario fare una distinzione: il divorziato risposato in quanto tale si mette in una situazione che è contraddittoria alle promesse fatte il giorno delle nozze e sancite da Dio stesso.
Il prete che ha commesso un peccato di pedofilia va escluso dal ministero perché – per quanto pentito – c’è il rischio che commetta di nuovo azioni del genere.
Ma se è pentito, se è confessato, se ha dichiarato il suo proposito fermo di cambiare vita – pur rimanendogli la proibizione di esercitare il ministero – non lo si può escludere dalla Comunione.
La Chiesa non esclude nessuno dalla Comunione se è sinceramente pentito e confessato, neanche se fosse il più grande criminale di questo mondo.

2. Sul fatto che alcuni vescovi abbiano sbagliato nel credere ai buoni propositi dei preti caduti nella pedofilia limitandosi a spostarli da una parrocchia all’altra (non da una diocesi all’altra) ti do ragione. Questo è stato un errore pastorale.
Benedetto XVI, che su questo punto aveva già chiesto “la tolleranza zero” ancora quand’era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, di recente ha accettato (e forse suggerito) la rinuncia al governo della diocesi da parti dei vescovi che si sono limitati a credere alla buona fede dei sacerdoti in questione e alle dichiarazioni degli psicologi che garantivano che tali preti sarebbero stati innocui per l’avvenire.

3. Ma è necessario ricordare che il criterio dirimente per poter accostarsi alla S. Comunione non è il proprio passato, ma lo stato di grazia.
Se il criterio fosse il loro passato, allora forse i tuoi amici “atei orgogliosi”, una volta convertiti (perché anche loro non sono esenti da tante macchie in materia di purezza), non potrebbero mai fare la Comunione.
Ma se si pentiranno e torneranno a Colui che li ha creati saranno trattati molto bene, come il Padre ha trattato il figliol prodigo quando è tornato a casa pentito, sebbene gli avesse scialacquato tutti i beni vivendo da dissoluto e andando con le prostitute.

Ti ringrazio per la franchezza con cui mi hai esposto i tuoi problemi.
Ti ricorderò volentieri al Signore e insieme con te ricorderò anche i tuoi amici “atei orgogliosi”, che il Signore vuole al più presto come suoi amici.
Insieme con te benedico anche tutti loro.
Padre Angelo